Durante questo periodo elettorale bisognerebbe almeno sfogliare il rapporto numero 23 della Ragioneria Generale dello Stato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario” pubblicato il 25 luglio 2022.
Propongo due temi quello demografico e il rapporto PIL – spesa pensionistica. Demografico. «Le previsioni Istat 2020 sul futuro demografico in Italia delineano, già nel medio termine, un potenziale scenario di crisi. Difatti, sulla base del complesso degli scenari prodotti dall’Istat, la dinamica della popolazione risulta in calo rispetto al dato del 2022 lungo tutto l’orizzonte di previsione, all’interno dell’intervallo di confidenza del 90%. Nello scenario mediano, la popolazione residente si riduce da 59,0 milioni al 1 gennaio 2022 a 57,8 milioni nel 2030, a 54,0 milioni nel 2050 fino a 47,6 milioni di soggetti nel 2070. Complessivamente, i parametri demografici dello scenario nazionale base, aggiornati con la nuova previsione della popolazione Istat, risultano così specificati i il tasso di fecondità è leggermente crescente dall’1,24 del 2020 all’1,55 del 2070 nel 2065, anno finale delle proiezioni precedenti, il TFT assume un valore di 1,54 contro l’1,59 del precedente round , con una progressione pressoché lineare, ii la speranza di vita al 2070 raggiunge 86,5 anni per gli uomini e 89,5 anni per le donne circa un anno meno delle proiezioni a base 2018 , con un incremento, rispettivamente, di 6,7 e 5 anni rispetto al 2020 e iii il flusso migratorio netto si attesta su un livello medio annuo di 128 mila unità fino al 2065, periodo comune alle due proiezioni, il flusso medio si riduce notevolmente passando da 161 mila unità a 130 mila, con una contrazione del 19% con un profilo leggermente decrescente» rapporto numero 23 della Ragioneria Generale dello Stato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”, 25 luglio 2022 . Rapporto PIL – spesa pensionistica. «Nel 2023, la spesa per pensioni cresce significativamente portandosi al 16,2% del PIL. Le previsioni scontano, inter alia, gli effetti della significativa maggiore indicizzazione delle prestazioni imputabili al notevole incremento, rispetto a quanto precedentemente stimato dalla NADEF 2021, del tasso di inflazione registrato nella parte finale del 2021 e previsto per l’anno 2022. Negli anni successivi, il rapporto tende a stabilizzarsi fino al 2030, anche in presenza di ipotesi di crescita del PIL meno favorevoli grazie all’esaurirsi degli effetti del nuovo canale di accesso al pensionamento anticipato introdotto in via generalizzata e temporanea per i soggetti che maturano i relativi requisiti nel quadriennio 2019-2022 Quota 100 e Quota 102 e grazie all’ipotizzato parziale recupero dei livelli occupazionali precedenti sia all’adozione del provvedimento che ha introdotto Quota 100 sia allo scoppio della crisi sanitaria. Inoltre, si assiste alla prosecuzione graduale del processo di innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento e alla contestuale applicazione, pro rata, del sistema di calcolo contributivo. Di seguito, il rapporto spesa/PIL aumenta velocemente fino a raggiungere il picco relativo del 16,8% nel 2044. Nella parte centrale del periodo di previsione, si assiste all’incremento del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati indotto dalla transizione demografica, il quale è solo in parte compensato dall’innalzamento dei requisiti minimi di accesso al pensionamento. Tale incremento sopravanza l’effetto di contenimento degli importi pensionistici esercitato dalla graduale applicazione del sistema di calcolo contributivo sull’intera vita lavorativa. Nella seconda parte dell’orizzonte di previsione, il rapporto tra spesa pensionistica e PIL inizia una rapida discesa. La spesa si attesta al livello del 16,1% del PIL nel 2050 e al 13,7% nel 2070. La rapida riduzione del rapporto fra spesa pensionistica e PIL è determinata dall’applicazione generalizzata del calcolo contributivo che si accompagna alla stabilizzazione, e successiva inversione di tendenza, del rapporto fra numero di pensioni e numero di occupati. Tale andamento si spiega, da un lato, con la progressiva uscita delle generazioni del baby boom e, dall’altro, con l’entrata a pieno regime del sistema contributivo e con l’operare dei meccanismi di stabilizzazione previsti dal sistema pensionistico italiano, espressamente disegnati per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema insieme all’adeguatezza delle prestazioni i quali prevedono l’adeguamento automatico dei requisiti minimi di pensionamento e dei coefficienti di trasformazione in funzione della speranza di vita» rapporto numero 23 della Ragioneria Generale dello Stato “Le tendenze di medio-lungo periodo del sistema pensionistico e socio-sanitario”, 25 luglio 2022 .