Grande reazione e scandalo a livello planetario ha causato la pubblicazione della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti di cui all’epigrafe che, dichiarando errate la decisione dell’anno 1973 Roe v. Wade, nonché la decisione del 1992 Planned Parenthood v. Casey, ha negato il principio della esistenza del diritto della donna all’aborto tutelato dalla Costituzione americana.
Non esiste – afferma la Corte - alcun articolo che lo preveda, né tale principio può desumersi implicitamente da altri articoli o da altri diritti tutelati dalla Costituzione americana e, per tale motivo, ha invitato i singoli Stati che compongono la federazione degli Stati Uniti di America, qualora non lo avessero già fatto, a legiferare in merito, individuando democraticamente e secondo la sensibilità, le convinzioni, tradizioni e cultura dei cittadini rappresentati , le condizioni ed i limiti per riconoscere il diritto della donna all’aborto. Tanto per intenderci, la Corte Suprema costituisce l’autorità giudiziaria di grado più elevato della Federazione degli Stati Uniti D’America in cui confluiscono le cause in terzo grado di giudizio di impugnazione delle sentenze degli organi giudiziari di tutti gli Stati che la compongono. I Giudici che hanno partecipato alla decisione, o meglio che hanno condiviso il parere giuridico redatto dal Giudice Samuel ALITO , sono stati Clarence Thomas, Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barret. Il Presidente della Corte Suprema Roberts ha concordato anche lui con il giudizio ALITO ma ha presentato una personale motivazione. Tra i Giudici che pure hanno partecipato alla decisione ma che non la hanno condivisa, avendo anzi emesso un parere decisamente contrario troviamo Breyer , Sotomayor e Kagan che nelle circa 60 pagine del loro parere “c.d. opinion“ in sostanza si sono opposti a riconoscere una competenza statale piuttosto che costituzionale in materia di aborto. Affermare , come ha fatto la Corte Suprema degli Stati Uniti D’America nella sentenza dello scorso 24 giugno, con una “opinion” di 79 pagine, che non esiste nella Costituzione americana alcuna norma che esplicitamente o implicitamente riconosca il diritto della donna all’aborto, in concreto comporta che ogni Stato della Confederazione deve legiferare in proprio su questo tema niente di diverso da quello che succede, per esempio in Italia, in cui non è previsto il diritto all’aborto nella costituzione italiana, essendo previsto a determinate condizioni nella legge 194 del 1975. Per comprendere l’importanza sostanziale e fondamentale della questione se il diritto all’aborto può essere considerato riconosciuto , anche solo in via solo implicita, dalla Costituzione americana, basti pensare che in caso di risposta affermativa, tutte le leggi approvate democraticamente dai parlamenti di ognuno dei 50 Stati formanti la Federazione degli Stati Uniti d’America diventerebbero a rischio di incostituzionalità se comportanti limitazioni al diritto di aborto maggiori rispetto a quanto previsto nella decisione Roe l’aborto come libera scelta è consentito fino a 24/28 settimane di gestazione del feto . Ad esempio la legge del Mississippi , di cui è stata chiesta la declaratoria di incostituzionalità da Jackson Women’s Health Organization avanti la Corte Suprema e per cui è il presente commento, prevede il limite massimo di gestazione del feto per poter operare l’aborto in 15 settimane. Gli Stati della Federazione spesso hanno sospeso la vigenza delle leggi da loro democraticamente approvate in materia di aborto, e certamente meno permissive rispetto alla decisione Roe, proprio per il rischio di vederle dichiarate incostituzionali su ricorso degli abortisti questo almeno fino al 24 giugno! Vi sono differenze tra l’ordinamento giuridico americano c.d. di Common Law e quello italiano c.d. di Civil Law , per cui - se nel secondo il primato spetta alla legge - nel primo vale la regola dello “stare decisis“ , cioè il primato del precedente giudiziario che ha regolato casi analoghi realizzato dalle decisioni della Corte Suprema è proprio questa caratteristica che connota la Corte Suprema americana e cioè la capacità di emettere sentenze che costituiscono un precedente vincolante. Il sistema di Common Law - ed è il caso di quello statunitense - si basa su fonti di formazione giurisprudenziale e le sentenze della Corte Suprema costituiscono il precedente vincolante e cioè un muro invalicabile e nessuna corte di grado inferiore può emettere decisioni in dissenso . La Corte Suprema poi - ed in questo ha una funzione simile alla nostra Corte Costituzionale - ha competenze e decide sulla conformità alla Costituzione di alcune leggi federali. Ebbene nel 1973 la decisione Roe vsWade aveva riconosciuto il diritto costituzionale delle donne all’aborto, anche in assenza di problemi di salute per la gestante e\o per il feto, e per ogni altra circostanza non riconducibile alla libera scelta della donna, fino a quando il feto non fosse stato capace di vivere autonomamente fuori dal grembo materno e, per il caso fosse sussistito un pericolo di vita della donna senza alcun limite temporale . Tanto per capirci e per fare un esempio pratico, in Italia il limite in generale per abortire è di tre mesi e cioè poco meno di 13 settimane , negli stati Uniti in base alla decisione Roe v. Wade il limite venne individuato molto in avanti tra le 24/28 settimane e cioè tra i 5 + 1\2 mesi e i 6 + 1\2 mesi circa . Pare che gli aborti praticati negli States dalla decisione Roe del 1973 ad oggi abbiano superato il 63 milioni un numero pari all’incirca alla popolazione di uno Stato come l’Italia che non supera i 60.000.000 di abitanti . La sentenza Roe v. Wade del 1973 riconosceva l’esistenza nella Costituzione americana del diritto della donna ad abortire non perché vi fosse una norma esplicita in tal senso, che lo prevedesse in via diretta e nominativa - non esisteva allora e non esiste ancor oggi alcuna norma in merito - ma lo faceva derivare indirettamente ed in via interpretativa dal diritto alla riservatezza . Occorre tener presente che mancando nella Costituzione americana una specifica norma che preveda e riconosca il diritto all’aborto, la sentenza Roe lo ha fatto derivare dalla applicazione del 1°, 4°,5°,9° e 14 ° emendamento, quale diritto appartenente al più ampio diritto alla privacy. Alla sentenza Roe v. Wade, nel 1992 a distanza di 19 anni ha fatto seguito la sentenza della Corte Suprema Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania v. Casey che aveva riaffermato il diritto all'aborto e proibito le leggi che impongono un onere indebito sull'accesso all'aborto. Nella decisione Casey , che pur ha confermato l’esistenza di un diritto costituzionale all’aborto, la Corte Suprema ha abbandonato la impostazione Roe che si fondava sul principio troppo debole della riservatezza, ed ha giustificato il riconoscimento del diritto all’aborto richiamando il principio del Giusto Processo del 14° emendamento che tutela il diritto alla libertà e lo ha descritto come “la libertà di fare scelte intime e personali che sono centrali per la dignità e l’autonomia della persona”. La sentenza della Corte Suprema che commentiamo c.d .“Dobbs vs Jackson” del 24 giugno ha ritenuto profondamente sbagliate entrambe le decisioni che costituivano i precedenti di riferimento in tema di riconoscimento del diritto della donna all’aborto e cioè la Roe vs Wade del 1973 e Planned Parenthood of Southeastern Pennsylvania v. Casey del 1992 per le seguenti ragioni. Secondo la Corte Suprema nella decisione del giugno scorso la questione cruciale è se la Costituzione degli Stati Uniti conferisce il diritto di ottenere l’aborto . Nella decisione della Corte suprema c.d. Casey del 1992 i giudici hanno omesso di valutare tale fondamentale questione affermando che la stessa era già stata affrontata dalla sentenza Roe del 1973 , con il riconoscimento dell’esistenze del diritto costituzionale all’aborto e, conseguentemente, in base al principio dello “stare decisis“ , tale diritto costituzionale non poteva più essere messo in discussione. Questa interpretazione del principio dello “stare decisis“ come precedente giudiziario che debba essere necessariamente applicato, anche in caso di sua palese erroneità, non può essere accettato e nell’esperienza della Corte Suprema degli Stati Uniti molti sono i casi in cui i precedenti deliberati errati sono stati successivamente annullati con deliberati opposti. Le motivazioni che hanno indotto la Corte Suprema degli Stati uniti D’America con la sentenza Dobbs contro Jecksons del 24.6.2022 ad annullare le sentenze Roe e Casey che riconoscevano l’esistenza del diritto costituzionale all’aborto, possono così sintetizzarsi Non esiste nella costituzione americana alcuna norma che riconosca direttamente o indirettamente il diritto di aborto La storia americana e le tradizioni del popolo americano non riconoscono l’aborto come un diritto radicato nella loro cultura vi sono grandi contrasti nelle popolazioni dei vari Stati della Federazione alcune a favore dell’aborto, altre favorevoli se con limiti rigorosi, altre totalmente contrarie. Il feto più che denominarsi essere in itinere come denominato nella sentenza Roe , meglio si indica con la denominazione “ persona umana non ancora nata ” come specificato nella memoria difensiva di State Health Officer of the Mississippi Department of Health. Il termine “libertà” riconosciuto dal 14° emendamento, da cui indirettamente far derivare il diritto all’aborto, potrebbe dare indicazioni generiche e fuorvianti qualora la Corte lo intendesse quale riconoscimento di aspettative di una parte della popolazione senza tener conto e senza valutare le ricadute negative sulla residua ed incolpevole parte della popolazione. Proprio per tale motivo la Corte Suprema è stata sempre riluttante a riconoscere diritti che non sono menzionati dalla Costituzione. Non a caso prima della decisione Roe nessun Tribunale statale o federale aveva mai riconosciuto il diritto all’aborto. La decisione Roe ha ignorato la storia degli Stati Uniti in materia di aborto e la decisione Casey ha rifiutato di considerare l’ analisi storica errata di Roe. Il diritto ad ottenere l’aborto non può considerarsi parte di un diritto più ampio e radicato “alla libertà ”, inteso quale diritto al “proprio concetto di esistenza” , perché se si generalizzasse tale criterio potrebbero essere autorizzati come diritti fondamentali quello all’uso delle droghe, alla prostituzione e simili. L’aborto presenta una profonda questione morale e la costituzione americana non proibisce ai cittadini di ognuno degli Stati di regolamentare o proibire l’aborto per tale motivo vanno annullate tutte le precedenti decisioni della Corte Suprema che dichiarandosi a favore dell’aborto quale diritto costituzionale, si sono indebitamente arrogate questo potere. Le sentenze Roe e Casey sono annullate e dalla sentenza Dobbs e cioè dal 24.6.2022 l’autorità di disciplinare la materia dell’aborto in ognuno dei 50 Stati della Federazione USA. viene restituita al popolo americano e ai suoi rappresentanti eletti.