Per molti anni, ha scritto Giorgio Di Giorgio, professore di economia monetaria e direttore del Centro Arcelli per gli Studi Monetari e Finanziari della Luiss, abbiamo vissuto in un mondo caratterizzato da un’inflazione particolarmente bassa nell’area dell’Euro, e quindi anche nel nostro Paese, in presenza di tassi di interesse a breve termine addirittura negativi.
Quindi non c’era alcun costo per i consumatori e i risparmiatori nel detenere i propri risparmi anche in forma liquida, ma ora il mondo sta cambiando con un’inflazione alta intorno al 4,5 – 5%. Mentre impazza “la dottrina Oliveti” di cui ho già parlato nel mio Cassa Forense e il Comitato investimenti del 13.04.2022, dobbiamo fare i conti con l’inflazione. La corsa dei prezzi, com’è noto, gonfia la spesa per stipendi, pensioni e forniture della PA. Effetti dell'inflazione. In un sistema economico caratterizzato da un'elevata inflazione regna un clima di incertezza e di sfiducia nel futuro. Oltre a ciò l'inflazione provoca degli effetti ben precisi Sulla distribuzione del reddito Sui crediti Sui risparmi Sulla produzione Sui rapporti internazionali Sul debito pubblico.2 Effetti dell'inflazione sulla distribuzione del reddito. Un primo effetto dell'inflazione si ha sulla distribuzione del reddito. A risentire maggiormente delle conseguenze negative dell'inflazione sono coloro che percepiscono dei redditi fissi come i lavoratori dipendenti e i pensionati. Mentre i prezzi dei beni aumentano continuamente, i salari nominali vengono aumentati solamente periodicamente in occasione dei rinnovi contrattuali la conseguenza è che si ha una riduzione dei salari reali. Invece, coloro che percepiscono dei redditi variabili, come i professionisti, gli artigiani e i commercianti, andranno a variare i compensi richiesti per le loro prestazioni o i prezzi dei beni ceduti in modo da adeguarli al mutato potere di acquisto della moneta. Per evitare tali situazioni, In Italia, a partire dal 1945, fu introdotto un meccanismo di adeguamento automatico dei salari all'inflazione, meccanismo che prendeva il nome di scala mobile e che negli anni '80 è stato profondamente rivisto per essere poi abolito nel 1992. Effetti dell'inflazione sui crediti. L'inflazione favorisce i debitori a discapito dei creditori. Nel momento in cui viene contratto un prestito, la moneta ha un certo potere di acquisto. Se, nel periodo di durata del prestito, il potere di acquisto della moneta si riduce a causa dell'inflazione, il debitore restituirà una somma di denaro, da un punto di vista nominale, uguale a quella ricevuta al momento in cui il debito è sorto, ma con un potere di acquisto inferiore a causa dell'inflazione. Esempio il signor Bianchi concede al signor Rossi un prestito di 1.000 euro per un anno. Se nel corso dell'anno l'inflazione è pari al 25%, il signor Rossi restituirà alla scadenza sempre 1.000 euro, ma che avranno un potere d'acquisto inferiore di 1/4 rispetto alla moneta ricevuta in prestito. Se, ad esempio, Bianchi, al momento di concedere il prestito, con 1.000 euro avrebbe potuto comprare un computer di un certo modello x, alla scadenza del prestito, avrà bisogno di 1.250 euro per comprare lo stesso computer. In periodi di elevata inflazione, i creditori possono tutelarsi mediante l'indicizzazione dei prestiti in altre parole, la somma da restituire alla scadenza deve tenere conto della perdita del potere di acquisto della moneta. Esempio il signor Bianchi presta 1.000 euro per un anno al signor Rossi e le parti prevedono l'indicizzazione del prestito. Nel corso dell'anno l'inflazione è stata pari al 10%. Rossi alla scadenza dovrà restituire 1.100 euro 1.000 + 10% x 1.000 . Effetti dell'inflazione sui risparmi. L'inflazione provoca una riduzione dell'offerta di risparmi le famiglie, prevedendo degli aumenti dei prezzi futuri, preferiscono acquistare oggi anche beni dei quali avranno bisogno in seguito. In questo modo esse ridurranno la liquidità in loro possesso e soggetta a perdita di valore. Infatti, l'inflazione danneggia i risparmiatori sia coloro che non hanno investito i loro risparmi e li tengono in forma liquida, come i titolari di libretti a risparmio che coloro che hanno effettuato investimenti sui quali percepiscono dei redditi fissi, come coloro che hanno acquistato titoli di Stato o obbligazioni. Questi soggetti vedono ridursi il potere di acquisto dei loro risparmi. Esempio se un titolare di un libretto di risparmio percepisce un interesse annuo del 2%, mentre il tasso di inflazione è del 5%, egli avrà una perdita del potere di acquisto pari al 3% 5% - 2% . La stessa cosa accade se il titolare di un'obbligazione percepisce un interesse dell'8%, mentre l'inflazione è pari al 10% la sua perdita sarà del 2% 10% - 8% . Nei periodi nei quali l'inflazione è piuttosto alta e prolungata, si avranno effetti negativi sulla formazione del risparmio, scoraggiandolo, e ciò può frenare gli investimenti con riflessi negativi sullo sviluppo economico del paese. Spesso, in questi periodi, si assiste alla decadenza di alcuni importanti settori dell'economia nazionale. L'inflazione può, per le ragioni dette sopra, favorire coloro che decidono di investire in titoli a reddito variabile oppure in beni-rifugio come case, terreni, oro, diamanti, ecc , che non perdono valore nel corso del tempo. Esempio si supponga che l'inflazione annua sia pari al 10%. Mario Rossi, con i propri risparmi, acquista un appartamento del valore di 100.000 euro. Dopo un anno il valore nominale dell'appartamento sarà di 110.000 euro e il suo valore reale rimarrà invariato. Le banche dovranno, nel tempo, aumentare i tassi di interesse sui depositi per compensare la perdita del potere di acquisto della moneta, altrimenti le famiglie preferiranno destinare il proprio reddito ai consumi immediati anziché tenerne una parte sotto forma di risparmi. Effetti dell'inflazione sulla produzione. L'inflazione può avere, invece, effetti positivi sulle imprese, per lo meno nel breve periodo. Se l'imprenditore acquista, in un periodo in cui non c'è inflazione o essa è bassa, i fattori produttivi ad un certo prezzo e successivamente, una volta concluso il ciclo produttivo vende ad un prezzo maggiore rispetto al solito, a causa dell'inflazione, egli realizza quella che viene definita rendita di inflazione, cioè un guadagno di tipo speculativo. La stessa cosa accade con i commercianti che detengono merce in magazzino acquistata quando non c'era l'inflazione e rivenduta a prezzi maggiorati per adeguarli ad essa. Esempio l'impresa Alfa Srl acquista materie prime e lavoro, in un periodo nel quale non c'è inflazione, ai prezzi consueti. Una volta ottenuta la produzione l'inflazione si attesta al 10%. L'impresa non vende il prodotto al solito prezzo, ma ad un prezzo maggiorato del 10%. Questo 10% in più costituisce la rendita di inflazione. Ad avvantaggiare gli imprenditori vi è anche il fatto che essi, in molti casi, acquistano materie prime con capitali presi a prestito e, come tutti i debitori, sono favoriti nei periodi di inflazione. Tuttavia, questi vantaggi sono solamente momentanei. A lungo andare l'inflazione si riflette negativamente sugli investimenti industriali perché i risparmi vengono scoraggiati i tassi di interesse crescono per cui prendere dei capitali a prestito per finanziare la propria attività diventa sempre più costoso diventa difficile fare calcoli economici corretti e, di conseguenza, effettuare attente previsioni e programmazioni aziendali. Effetti dell'inflazione sui rapporti internazionali. L'inflazione rende i prodotti nazionali meno competitivi sui mercati esteri, dato che provoca un aumento dei loro prezzi. Di conseguenza le esportazioni sono danneggiate, mentre le importazioni diventano più convenienti. Effetti dell'inflazione sul debito pubblico. L'inflazione ha effetti negativi anche sul debito pubblico. Aumentando i prezzi, lo Stato è costretto a spendere di più per erogare i servizi pubblici cresce, quindi, la spesa pubblica. Come abbiamo avuto modo di vedere, l'aumento della spesa pubblica può essere una delle cause dell'inflazione qualora ciò generi un aumento della domanda a cui non corrisponde un aumento dell'offerta. Se ciò si dovesse verificare si innesca un circuito a spirale aumento dell'inflazione = aumento della spesa pubblica = aumento dell'inflazione molto difficile da controllare dirittoeconomia.net . Per le Casse di previdenza poi manda all’aria i bilanci tecnici dove è proiettata un’inflazione al tasso del 2% costante. Secondo le previsioni prudenti del DEF l’inflazione farà crescere quest’anno la spesa per “prestazioni sociali” del 6%, dieci volte di più rispetto all’anno scorso. In crescita saranno anche i prezzi per le forniture delle Pubbliche Amministrazioni nella cui categoria rientrano anche le Casse di previdenza dei professionisti. Gli effetti dell’inflazione sul patrimonio delle Casse di previdenza dei professionisti sarà una perdita del potere d’acquisto di circa il 5% all’anno. Di conseguenza, l’inflazione quest’anno si mangerà più del rendimento del patrimonio e quindi non c’è da stare allegri se non sperare di ritornare lentamente a vedere l’inflazione riscendere verso gli obiettivi della BCE e quindi intorno al 2%. Con ciò si dimostra ancora una volta che le pensioni dei professionisti italiani non possono dipendere dal rendimento del patrimonio accumulato con la conseguenza che tutta la politica previdenziale del lavoro professionale andrebbe rivista.