Il d.P.C.M. del Ministero per l’innovazione tecnologica che fissa le regole della piattaforma per il referendum online risulta privo delle adeguate tutele per i cittadini.
La piattaforma per il referendum online rischia di ledere la privacy dei cittadini. Il Garante Privacy, infatti, ha inviato al Ministero per l'innovazione tecnologica un parere negativo sullo schema di dpcm che stabilisce le regole della piattaforma per la raccolta delle firme per i referendum e i progetti di legge. Secondo l'Autorità, sono troppi i profili critici emersi dall'esame del provvedimento. Il testo, infatti, risulta privo di adeguate tutele per i cittadini. Il trattamento dei dati dei sottoscrittori, secondo la Costituzione e la legge sul referendum, compete ad alcuni soggetti, come promotori e partiti politici, ai quali l'ordinamento conferisce funzioni delicate, come la raccolta dei dati personali. Il dPCM, invece, prevede l'intervento di ulteriori soggetti, come il gestore della piattaforma, cioè una persona giuridica individuata dalla Presidenza del Consiglio, e la Presidenza del Consiglio stessa. Al gestore viene affidato lo sviluppo tecnologico dell'infrastruttura, i cui profili tecnici saranno contenuti nel manuale operativo che, però, non sarà sottoposto all'esame del Garante. Tale circostanza, secondo l'Autorità, è incompatibile con la legge e non offre le giuste garanzie di protezione dei dati personali. Al fine di scongiurare il rischio che si verifichi uno scorretto trattamento dei dati, il Garante Privacy ha quindi indicato una serie di condizioni e osservazioni dettagliate alle quali il Ministero per l'innovazione tecnologica dovrà attenersi.