Il calciatore infortunato deve provare il nesso causale tra la caduta e le condizioni del campo da gioco

«L’articolo 2051 c.c., nell’affermare la responsabilità del custode della res per i danni da questa cagionati, individua semplicemente un criterio di imputazione che prescinde da qualunque connotato di colpa operando su un piano oggettivo dell’accertamento del rapporto causale tra la cosa e l’evento dannoso, ma cionondimeno non esonera il danneggiato dalla prova del predetto nesso di causalità».

La Corte d'Appello di Palermo riformava integralmente la sentenza di prime cure con la quale C.C. era stato condannato a risarcire i danni subiti da un calciatore in conseguenza di un infortunio che si era verificato nel suo campo da gioco. I giudici di secondo grado, infatti, ritenevano che lo sportivo non fosse riuscito a provare il nesso causale tra la caduta e le condizioni del campo. Il calciatore ricorre in Cassazione, denunciando, tra i vari motivi, violazione o falsa applicazione dell'articolo 2697 c.c., in relazione all'articolo 360, numero 3 c.p.c. Secondo il ricorrente, infatti, la Corte d'Appello avrebbe omesso di considerare che si tratti di responsabilità da cosa in custodia e che, di conseguenza, la responsabilità del custode «sarebbe automatica ed esclusa solo dalla prova del caso fortuito». La doglianza è infondata. Secondo un orientamento di legittimità ormai consolidato, «l'articolo 2051 c.c., nell'affermare la responsabilità del custode della res per i danni da questa cagionati, individua semplicemente un criterio di imputazione che prescinde da qualunque connotato di colpa operando su un piano oggettivo dell'accertamento del rapporto causale tra la cosa e l'evento dannoso, ma cionondimeno non esonera il danneggiato dalla prova del predetto nesso di causalità» Cass. numero 2477/2018 . I giudici di secondo grado, infatti, hanno ritenuto di non poter condividere la decisione del Tribunale, secondo cui il nesso causale tra lo stato dei luoghi e l'infortunio era incontroverso e per certi versi “in re ipsa”, perché non erano state provate le modalità del fatto e, in particolare, il nesso causale tra le condizioni del campo da gioco e la caduta dello sportivo. Per questi motivi, la Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso.

Presidente Graziosi – Relatore Fiecconi Rilevato che 1. Con atto notificato il 21/2/2020, C.M. propone ricorso per cassazione, affidato a due motivi, avverso la sentenza numero 2106/2019 della Corte d'Appello di Palermo, depositata il 28/10/2019. Co.Co. , intimato, non ha svolto difese in questa sede. 2. Per quanto ancora rileva, la Corte d'Appello di Palermo, in accoglimento dell'appello spiegato da Co.Co. ha riformato integralmente la sentenza di prime cure con la quale l'appellante era stato condannato ex articolo 2051 c.c. a risarcire i danni subiti da C.M. in conseguenza di un infortunio calcistico verificatosi presso il campo di gioco dell'appellante. In particolare, la Corte territoriale ha ritenuto che l'attore, qui ricorrente, non avesse provato le modalità del fatto e, in particolare, il nesso causale tra la caduta e le condizioni del campo. Considerato che 1. Con il primo motivo si denuncia Nullità della sentenza ex articolo 360 c.p.c. comma 1, nnumero 4 e 5 in relazione all'articolo 132 c.p.c. e all'articolo 118 disp. att. c.p.c. . La motivazione del provvedimento impugnato sarebbe meramente apparente in quanto inidonea a far comprendere le ragioni del convincimento della Corte territoriale che si sarebbe limitata ad affermare di non condividere le ragioni addotte dal giudice di primo grado a fondamento dell'accoglimento della domanda attorea. 1.1. Il motivo è inammissibile. 1.2. La Corte d'Appello ha ritenuto di non poter condividere il convincimento espresso dal Tribunale - secondo il quale il nesso causale tra lo stato dei luoghi e l'infortunio era incontroverso e per certi versi in re ipsa - in quanto restavano non provate le modalità del fatto, in particolare il nesso causale tra la caduta dell'attore e le condizioni del campo. Inoltre, ha rilevato che l'attuale ricorrente aveva formulato richieste istruttorie solo nella comparsa di risposta in appello, in via subordinata, ove la Corte dovesse ammettere i mezzi istruttori richiesti da controparte vieppiù, in primo grado, l'attore non aveva reiterato le istanze istruttorie all'udienza di precisazione delle conclusioni, sì come rilevato con ordinanza del 15-20 gennaio 2016 di rigetto delle richieste avanzate da entrambe le parti in quanto tardive. 1.3. Con tutta evidenza, pertanto, la motivazione resa dalla sentenza impugnata, quandanche succinta, si sottrae al vizio denunciato di omessa o apparente motivazione poiché, invero, rende percepibili le ragioni di fatto e di diritto del rigetto della domanda, nella sostanza risultata sfornita di prova. 2. Con il secondo motivo si denuncia Violazione o falsa applicazione dell'articolo 2697 c.c., in relazione all'articolo 360 c.p.c., numero 3, omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio in relazione all'articolo 360 c.p.c., numero 5 . La Corte territoriale avrebbe omesso di considerare che, nel caso di specie, si tratterebbe di responsabilità da cosa in custodia e, di conseguenza, la responsabilità del custode sarebbe automatica e esclusa solo dalla prova del caso fortuito. 2.1. Il motivo è inammissibile. 2.2. Preliminarmente occorre evidenziare che il motivo non è scrutinabile ex articolo 360 c.p.c., comma 1, numero 5, poiché la custodia del campo di calcio, quale potere sulla res esercitato dal convenuto, non risulta un fatto decisivo omesso, ma una componente della fattispecie legale osservata dal giudice ai fini della valutazione della sussistenza o meno responsabilità del convenuto ex articolo 2051 c.p.c 2.3. Per quanto riguarda, invece, il motivo là dove dedotto come violazione di legge ex articolo 360 c.p.c., comma 1, numero 3, esso risulta parimenti inammissibile in virtù dell'orientamento consolidato di questa Corte per cui, l'articolo 2051 c.c., nell'affermare la responsabilità del custode della res per i danni da questa cagionati, individua semplicemente un criterio di imputazione che prescinde da qualunque connotato di colpa operando sul piano oggettivo dell'accertamento del rapporto causale tra la cosa e l'evento dannoso, ma cionondimeno non esonera il danneggiato dalla prova del predetto nesso di causalità cfr. Cass., Sez. 3 -, Ordinanza numero 2477 dell'1/2/2018 Sez. 6 - 3, Ordinanza numero 12027 del 16/5/2017 Sez. 3, Sentenza numero 8229 del 7/4/2010 . 3. Conclusivamente il ricorso va dichiarato inammissibile, con ogni conseguenza in relazione al Contributo Unificato, se dovuto. Nulla per le spese stante l'assenza dell'intimato nel giudizio. P.Q.M. La Corte dichiara inammissibile il ricorso nulla per le spese. Ai sensi del D.P.R. 30 maggio 2002, numero 115, articolo 13, comma 1-quater, dà atto della sussistenza dei presupposti per il versamento, da parte del ricorrente, dell'ulteriore importo a titolo di contributo unificato pari a quello dovuto per il ricorso, a norma dello stesso articolo 13, comma 1-bis, se dovuto.