In tema di prevenzione del rischio sismico, il deposito in sanatoria degli elaborati progettuali non estingue la contravvenzione antisismica, che punisce l'omesso deposito preventivo di detti elaborati in quanto l'effetto estintivo è limitato dall'articolo 45 d.P.R. 6 giugno 2001, numero 380 alle sole contravvenzioni urbanistiche.
Lo ha ribadito la III sezione Penale della Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza numero 28747/18, depositata il 21 giugno. La necessità dell’autorizzazione sismica. Secondo il consolidato orientamento della giurisprudenza di legittimità, in materia di reati antisismici, integra la contravvenzione di cui all'articolo 95 d.P.R. numero 380/2001, qualsiasi intervento edilizio, con la sola eccezione di quelli di semplice manutenzione ordinaria, effettuato in zona sismica, comportante o meno l'esecuzione di opere in conglomerato cementizio armato, che non sia preceduto dalla previa denuncia al competente ufficio con presentazione di un progetto redatto da tecnico abilitato, o per il quale non sia stato rilasciato il titolo abilitativo, i cui lavori non siano stati svolti sotto la direzione di professionista abilitato. Ad esempio, integra il reato previsto dall'articolo 95 d.P.R. numero 380/2001, l'installazione, in zona sismica, di pannelli autostradali a messaggi variabili in assenza della prescritta autorizzazione, atteso che la fattispecie incriminatrice non è limitata agli edifici, ma si estende ad ogni opera in grado di esporre a pericolo la pubblica incolumità, tenuto conto delle dimensioni, delle modalità di collocazione, della morfologia del sito, della pendenza del terreno e delle strutture di sostegno e sottolinea che l'articolo 83 d.P.R. cit., fa riferimento indistintamente a «tutte le costruzioni da realizzarsi in zone dichiarate sismiche» la cui sicurezza possa comunque interessare la pubblica incolumità, sicché la violazione dell'articolo 95 non può essere limitata ai soli edifici. Parimenti, anche le opere edilizie con strutture in legno, allorché realizzate in una zona dichiarata sismica, sono sottoposte alla disciplina di cui alla l. numero 64/1974, in quanto l'utilizzo di elementi strutturali di minore solidità rende ancora più necessari i controlli e le cautele prescritte dalla citata legge in materia di costruzioni in zona sismica. La natura delle contravvenzioni antisismiche. In tema di prevenzione del rischio sismico, il reato previsto dall'articolo 95 T.U. edilizia si perfeziona con l'inizio di esecuzione delle opere che arrecano offesa al bene giuridico protetto, essendo irrilevante il giudizio di compatibilità dei manufatti realizzati con le cautele antisismiche imposte dalla legge. Peraltro, le contravvenzioni antisismiche hanno natura di reati permanenti la persistenza dell’offesa al bene giuridico tutelato deve essere mantenuta concettualmente distinta dall’apertura formale di un procedimento amministrativo, e comunque dalla possibilità di un controllo postumo, attivate dall’adempimento tardivo del contravventore. Ciò in quanto la protrazione della condotta penalmente rilevante sussiste anche se l’amministrazione competente non ha aperto un procedimento formale, o non ha attivato alcun controllo. Sanatoria e contravvenzioni antisismiche. Con la sentenza in commento, la Suprema Corte ha confermato che il rilascio in sanatoria delle concessioni edilizie articolo 13 e 22 l. 28 febbraio 1985 numero 47 , determina articolo 22 comma 3 l'estinzione dei soli «reati contravvenzionali previsti dalle norme urbanistiche vigenti», e quindi si riferisce esclusivamente alle contravvenzioni concernenti la materia che disciplina l'assetto del territorio sotto il profilo edilizio, ossia alle violazioni della stessa legge, in cui articolo 13 sono contemplate le ipotesi tipiche suscettibili di sanatoria opere eseguite in assenza di concessione o in totale difformità o con variazioni essenziali, ecc. . Ne deriva che la causa estintiva non è applicabile ad altri reati che hanno una oggettività giuridica diversa rispetto a quella della mera tutela urbanistica del territorio, come quelli relativi a violazioni di disposizioni dettate dalla l. numero 64/1974, in materia di costruzioni in zona sismica, o dalla l. numero 1086/1971, in materia di opere in conglomerato cementizio, ovvero dall'articolo 1-sexies d.l. numero 312/1985, introdotto dalla l. di conversione numero 431/1985, in materia di tutela delle zone di particolare interesse ambientale.
Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza 11 maggio – 21 giugno 2018, numero 28747 Presidente Di Nicola – Relatore Ramacci Ritenuto in fatto 1. Il Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, con ordinanza del 30/10/2017 ha respinto l’appello presentato nell’interesse di P.R. avverso il provvedimento in data 21/7/2017 del Giudice per le indagini preliminari, reiettivo della richiesta di dissequestro di un immobile già sottoposto a vincolo cautelare reale per difformità dal permesso di costruire e mancanza della prescritta autorizzazione sismica. Avverso tale pronuncia il predetto propone ricorso per cassazione tramite il proprio difensore di fiducia, deducendo i motivi di seguito enunciati nei limiti strettamente necessari per la motivazione, ai sensi dell’articolo 173 disp. att. cod. proc. penumero 2. Con un unico motivo di ricorso lamenta che il Tribunale avrebbe erroneamente ritenuto privi di efficacia il permesso di costruire a sanatoria ai sensi dell’articolo 34, comma 2 d.P.R. 380/01 e dell’autorizzazione sismica in sanatoria , rilevando come il primo titolo abilitativo riguarderebbe esclusivamente la non conforme distanza dai confini e dai fabbricati vicini e che entrambi i titoli in sanatoria conseguiti costituirebbero fatti nuovi rilevanti ai fini della revoca del sequestro. Rileva inoltre il vizio di motivazione in ordine alla dedotta insussistenza delle esigenze cautelari. Insiste, pertanto, per l’accoglimento del ricorso. Considerato in diritto 1. Il ricorso è inammissibile. 2. Occorre preliminarmente rilevare che, per quanto è dato desumere dal tenore del ricorso e dell’ordinanza impugnata, unici atti ai quali questa Corte ha accesso, in mancanza di indicazioni sul contenuto della provvisoria incolpazione, l’immobile cui si riferiscono i titoli abilitativi richiamati dovrebbe essere stato sottoposto a sequestro perché difforme dal permesso di costruire numero 28/2015 e realizzato in violazione della disciplina antisismica. Inoltre, secondo quanto specificato in ricorso, per gli interventi abusivamente realizzati sarebbe stato rilasciato un permesso di costruire a sanatoria ai sensi dell’articolo 34, comma 2 d.P.R. 380/01 ed un ulteriore titolo, definito autorizzazione sismica in sanatoria numero 233/2017 . Nell’ordinanza impugnata, invece, si fa rifermento alla procedura di fiscalizzazione di cui al menzionato articolo 34 d.P.R. 380/01, con conseguente versamento, da parte dell’interessato, della somma stabilita dall’amministrazione. 3. Ciò posto, il Tribunale ha escluso ogni effetto sanante alla procedura di fiscalizzazione, rilevando come l’intervento edilizio debba essere unitariamente considerato e ricordando anche che l’unica sanatoria possibile è quella di cui all’articolo 36 d.P.R. 380/01. L’assunto è corretto. 4. La sanatoria disciplinata dagli articoli 36 e 45 d.P.R. numero 380/01 e, in precedenza, dagli articolo 13 e 22 legge numero 47 del 1985 è destinata, in via generale, al recupero degli interventi abusivi previo accertamento della conformità degli stessi agli strumenti urbanistici generali e di attuazione, nonché alla verifica della sussistenza di altri requisiti di legge, specificamente individuati. In base al menzionato articolo 36, la sanatoria può essere ottenuta quando l’opera eseguita in assenza del permesso sia conforme agli strumenti urbanistici generali e di attuazione approvati o non in contrasto con quelli adottati, tanto al momento della realizzazione dell’opera, quanto al momento della presentazione della domanda, che può avvenire fino alla scadenza dei termini di cui agli articoli 31, comma 3, 33, comma 1, 34, comma 1, e, comunque, fino all’irrogazione delle sanzioni amministrative. Sulla richiesta di sanatoria il dirigente o il responsabile del competente ufficio comunale deve pronunciarsi - con adeguata motivazione - entro sessanta giorni, trascorsi inutilmente i quali la domanda si intende respinta. istanza è subordinata, inoltre, al pagamento di una somma a titolo di oblazione, secondo le modalità descritte nello stesso articolo. In base a quanto espressamente disposto dall’articolo 45, il rilascio della sanatoria estingue i reati contravvenzionali previsti dalle norme urbanistiche vigenti , con esclusione, quindi, di altri reati eventualmente concorrenti. Inoltre, il rilascio del provvedimento di sanatoria consegue ad un’attività vincolata della P.A., consistente nell’applicazione alla fattispecie concreta di previsioni legislative ed urbanistiche a formulazione compiuta e non elastica, che non lasciano all’Amministrazione medesima spazi per valutazioni di ordine discrezionale. Va altresì ricordato che questa Corte ha pure escluso l’ammissibilità di una sanatoria parziale , dovendo l’atto abilitativo postumo contemplare gli interventi eseguiti nella loro integrità cfr Sez. III numero 19587, 18 maggio 2011 numero 45241, 5 dicembre 2007, non massimata Sez. 3, numero 291 del 26/11/2003 dep.2004 , P.M. in proc. Fammiano, Rv. 226871 . Diversamente, l’articolo 34 d.P.R. 380/01 si riferisce agli interventi ed alle opere realizzati in parziale difformità dal permesso di costruire, che sono rimossi o demoliti a cura e spese dei responsabili dell’abuso entro il termine congruo fissato dalla relativa ordinanza del dirigente o del responsabile dell’ufficio e, decorso tale termine, sono rimossi o demoliti a cura del comune e a spese dei medesimi responsabili dell’abuso. Quando la demolizione non può avvenire senza pregiudizio della parte eseguita in conformità, il dirigente o il responsabile dell’ufficio applica una sanzione pari al doppio del costo di produzione, stabilito in base alla legge 27 luglio 1978, numero 392, della parte dell’opera realizzata in difformità dal permesso di costruire, se ad uso residenziale, e pari al doppio del valore venale, determinato a cura della agenzia del territorio, per le opere adibite ad usi diversi da quello residenziale. Le disposizioni dell’articolo si applicano anche agli interventi edilizi di cui all’articolo 23, comma 1, eseguiti in parziale difformità dalla segnalazione certificata di inizio attività. Come è stato già chiaramente affermato da questa Corte, il provvedimento adottato dall’autorità amministrativa a norma dell’articolo 34, comma 2 citato trova applicazione solo per le difformità parziali e, in ogni caso, non equivale ad una sanatoria, atteso che non integra una regolarizzazione dell’illecito ed, in particolare, non autorizza il completamento delle opere, considerato che le stesse vengono tollerate, nello stato in cui si trovano, solo in funzione della conservazione di quelle realizzate legittimamente così, Sez. 3, numero 19538 del 22/4/2010, Alborino, Rv. 247187. Conf. Sez. 3, numero 24661 del 15/4/2009, Ostuni, Rv. 244021 Sez. 3, numero 13978 del 25/2/2004, Tessitore, Rv. 228451 . 5. Tali principi sono pienamente condivisi dal Collegio dovendosi pertanto ribadire che la disciplina prevista dall’articolo 34, comma secondo, del d.P.R. 6 giugno 2001, numero 380, cosiddetta procedura di fiscalizzazione dell’illecito edilizio, trova applicazione, in via esclusiva, per gli interventi eseguiti in parziale difformità dal permesso di costruire, e non equivale ad una sanatoria dell’abuso edilizio, in quanto non integra una regolarizzazione dell’illecito e non autorizza il completamento delle opere realizzate. 6. Va inoltre osservato che, parimenti, va esclusa ogni efficacia estintiva delle violazioni della disciplina antisismica quale conseguenza del rilascio di autorizzazioni postume a sanatoria. Sul punto la giurisprudenza di questa Corte è uniforme v., ex pl., Sez. 3, numero 11271 del 17/2/2010 Braccolino, Rv. 246462 Sez. 3, numero 19256 del 13/4/2005, Cupelli, Rv. 231850 Sez. 3, numero 1658 del 1/12/1997 dep.1998 , Agnesse, Rv. 209571 e le esclusioni individuate dalla condivisibile lettura della disciplina in esame hanno superato anche il vaglio della Corte Costituzionale Corte Cost. sent. 149 del 30 aprile 1999 . 7. Per ciò che riguarda, infine, il dedotto vizio di motivazione, la relativa censura è inammissibile, in quanto l’articolo 325 cod. proc. penumero consente il ricorso per cassazione avverso le ordinanze emesse a norma dell’articolo 322-bis cod. proc. penumero solamente per violazione di legge. Sul punto si sono espresse anche le Sezioni Unite di questa Corte le quali, richiamando la giurisprudenza costante, hanno ricordato che .il difetto di motivazione integra gli estremi della violazione di legge solo quando l’apparato argomentativo che dovrebbe giustificare il provvedimento o manchi del tutto o risulti privo dei requisiti minimi di coerenza, di completezza e di ragionevolezza, in guisa da apparire assolutamente inidoneo a rendere comprensibile l’itinerario logico seguito dall’organo investito del procedimento Sez. U, numero 25932 del 29/5/2008, Ivanov, Rv. 239692. Conf. Sez. 5, numero 43068 del 13/10/2009, Bosi, Rv. 245093. V. anche Sez. 2, numero 18951 del 14/3/2017, Napoli e altro, Rv. 269656 Sez. 6, numero 6589 del 10/1/2013, Gabriele, Rv. 254893 . 8. Il ricorso, conseguentemente, deve essere dichiarato inammissibile e alla declaratoria di inammissibilità consegue l’onere delle spese del procedimento, nonché quello del versamento, in favore della Cassa delle ammende, della somma, equitativamente fissata, di Euro 2.000,00. P.Q.M. Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese del procedimento e della somma di Euro 2.000,00 in favore della Cassa delle ammende.