Venerdì 14 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Premier e del Ministro della Salute, un decreto-legge, che interviene sulla normativa in materia di droghe, in seguito alla sentenza della Consulta, la quale ha abrogato la vecchia normativa contenuta nella legge Fini-Giovanardi. Si tratta solo di un intervento in ambito amministrativo, mentre viene rimandata la discussione sulle sanzioni penali. Inoltre, viene prevista la possibilità, per il Servizio Sanitario Nazionale, di utilizzare farmaci meno costosi, ma con la stessa efficacia terapeutica.
L’intervento. Il Consiglio dei Ministri di venerdì 14 marzo ha approvato un decreto-legge, proposto dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi e dal Ministro della Salute Beatrice Lorenzin, relativo, da una parte, alla disciplina degli stupefacenti e, dall’altra, all’impiego di medicinali meno onerosi da parte del Servizio Sanitario Nazionale. Il vuoto normativo. L’obiettivo era di rimettere mano alla normativa antidroga, in seguito alla decisione della Corte Costituzionale, che ha bocciato parte della legge Fini-Giovanardi, determinando l’effetto di escludere dal novero delle sostanze sottoposte alla vigilanza del Ministero della Salute quelle sottoposte a controllo, in attuazione di convenzioni internazionali, ed anche le nuove sostanze psicoattive per un totale di circa 500 . Il decreto colma, quindi, con urgenza il vuoto normativo creatosi, «per garantire la tutela della salute dei pazienti e la certezza delle regole per tutti gli operatori sanitari coinvolti, garantendo, inoltre, la continuità e la funzionalità dell’assetto autorizzativo, distributivo e di dispensazione di medicinali consolidato sulla base della disciplina dichiarata illegittima, in un quadro di certezza giuridica rinnovato». Una decisione a metà. Si tratta di un’innovazione a metà, però, in quanto il Governo è intervenuto soltanto per il ripristino delle tabelle riguardanti la disciplina amministrativa, mentre, per la parte penale, saranno necessarie delle ulteriori discussioni sia tra i Ministri sia in Parlamento. Discussioni che, però, rischiano di prolungarsi e di rimanere senza risultato, in quanto nel Consiglio dei Ministri sarebbero emerse delle posizioni fortemente divergenti, tra chi avrebbe intenzione di includere nuovamente la cannabis tra le droghe pesanti proprio come nella legge Fini-Giovanardi e chi, invece, vorrebbe tenerla distinta come era previsto nella legge Iervolino-Vassalli, tornata in vigore dopo la sentenza della Consulta . Sanzioni per il momento invariate. Per il momento, quindi, rimangono invariate le sanzioni penali da 2 a 6 anni di reclusione per le droghe leggere, da 8 a 20 anni per quelle pesanti, da 1 a 5 anni per i reati di lieve entità, senza distinzione tra sostanze come stabilito dal recente decreto “svuota-carceri” . Un occhio al portafoglio. Per quanto riguarda, invece, l’impiego di medicinali meno onerosi, il Governo ha voluto semplificare le procedure per l’utilizzazione, da parte del Servizio Sanitario Nazionale, di farmaci meno costosi rispetto ad altri, che hanno la stessa efficacia terapeutica. Il compito di autorizzare spetterà all’Aifa Agenzia italiana del farmaco , la quale si dovrà occupare anche dei test di sicurezza sui farmaci da utilizzare “off label”, cioè quei prodotti utilizzati per malattie differenti da quelle per cui hanno avuto l'autorizzazione alla commercializzazione in Italia. L’intenzione è stata quella di proteggere sia la salute dei pazienti, sia le tasche dei contribuenti, recentemente messe in pericolo, in seguito allo scandalo Novartis-Roche.