Ma gli avvocati cosa ne pensano degli “abogados”?

Una scelta sbagliata. Un verdetto annunciato. Un vulnus che richiede l’intervento del governo. Un’occasione da cogliere al volo. Sono tutte risposte alla medesima domanda come valutano la decisione degli eurogiudici gli avvocati di casa nostra? Differenti e variegate le opinioni dei legali all’indomani della sentenza di Lussemburgo che apre le porte del nostro Paese all’esercizio della professione degli “abogados”.

In un mercato unico, costituisce esercizio delle libertà fondamentali garantite dai Trattati la possibilità, per i cittadini dell’Unione, di scegliere lo Stato membro nel quale acquistare il loro titolo e quello in cui esercitare la loro professione questa la motivazione alla base della sentenza della Corte di Giustizia UE di ieri che “legalizza”, a tutti gli effetti, nel nostro Paese gli «abogados». Da subito, la pronuncia ha scatenato molteplici e diverse reazioni da parte della categoria. OUA la nostra Giustizia ha un problema in più. Sentenza sbagliata, un danno per l’Italia, Europa in controtendenza rispetto alle esigenze e alle peculiarità delle singole nazioni questa la primissima reazione del presidente OUA, Nicola Marino. L’Organismo Unitario dell’Avvocatura esprime tutto il suo rammarico sulla decisione della Corte UE, che ha travisato il concetto di liberalizzazioni, permettendo, piuttosto, di evitare l’esame di stato emigrando all’estero. Una scelta che rende lecite le “scorciatoie” per chi vuole aggirare le regole del nostro Paese, a discapito di tutti i giovani laureati meritevoli che invece le rispettano. Non bastavano i 230 mila avvocati nei nostri tribunali, a questi adesso si aggiungeranno i “colleghi spagnoli”. «Da oggi il nostro Paese ha un problema in più e la nostra Giustizia pure», conclude, con amaro sarcasmo, il presidente dell’OUA. Verdetto annunciato secondo l’ANF. Ester Perifano, segretario dell’Associazione nazionale forense, parla invece di «verdetto annunciato», spostando il problema sul mancato funzionamento dell’esame di abilitazione italiano. «Invece di lanciare strali contro i giovani che vanno in Spagna sarebbe opportuno chiedersi perché lo fanno». Per l’AIGA va letta come un’occasione. A giudizio di Nicoletta Giorgi, presidente dell’Associazione nazionale giovani avvocati, la decisione della Corte UE deve spronare a «uniformare le regole per evitare le offerte di titoli al “miglior prezzo”». L’UNCC parla di vulnus. Al giudizio espresso del presidente dell’OUA si associa Renzo Menoni, presidente dell’Unione Camere Civili, per il quale la sentenza è un vulnus che rende vano ogni tentativo di qualificare la professione e apre ancora di più le porte al business speculativo che ruota intorno all’abilitazione di avvocato in Paesi come la Spagna e la Romania. I penalisti chiedono l’intervento del Governo. Il presidente dei penalisti, Valerio Spigarelli, invita il Governo italiano a intervenire nel merito e a farsi sentire con le istituzioni europee che hanno perso di vista la realtà e le particolarità del nostro sistema, soprattutto rispetto ai numeri.