Abogados in aumento: Italia sempre più spagnola e polemica sempre più caliente

Sconcertanti i dati diffusi dal Cnf circa il 92% degli avvocati iscritti all’albo di quelli stabiliti è di nazionalità italiana ma l’83% ha conseguito il titolo in Spagna e il 4% in Romania. Che sia una pratica per dribblare il duro esame di abilitazione nazionale è, ormai, fuori discussione. Ma altrettanto chiaro è che, così facendo, si finisce per falsare la corretta concorrenza tra avvocati nei Paesi UE e danneggiare quei giovani praticanti che mirano a ottenere il titolo senza scorciatoie. E della questione è stata investita anche la Corte di Giustizia delle Comunità Europee.

Sempre più avvocati made in Spain”. I dati diffusi dall’Ufficio Studi del Cnf sono tanto chiari quanto preoccupanti Abogados o Avocat di nome ma con nazionalità italiana ciò vale per circa un terzo degli avvocati stabiliti. Tra questi l’83% ha conseguito il titolo in Spagna e il 4% in Romania in cifre, su 3759 avvocati stabiliti, 3452 sono di nazionalità italiana. Tra le città che vantano il maggior numero di iscritti nell’elenco speciale Roma 1058 , Milano 314 , Latina 129 e Foggia 126 . Aggirare l’ostacolo L’obiettivo è alla luce del sole ottenere il titolo aggirando l’ostacolo! Come? Basta una laurea in giurisprudenza in Italia, l’ottenimento del titolo di Abogado in Spagna e, tornando in Italia, l’iscrizione automatica all’elenco speciale degli avvocati stabiliti. Ma, così facendo, l’elusione della disciplina interna è palese e la Direttiva comunitaria c.d. di stabilimento” Direttiva 98/5/Ce, recepita in Italia con il d. lgs. n. 96/2001 diventa, paradossalmente, un’arma a doppio taglio da strumento per promuovere la libera circolazione degli avvocati europei a mezzo utilizzato da tanti aspiranti avvocati italiani per sottrarsi all’esame necessario per il titolo abilitativo all’esercizio della professione forense. Falsata la concorrenza tra avvocati comunitari. È evidente – spiega Andrea Mascherin, consigliere segretario del Cnf – che queste pratiche falsano la corretta concorrenza tra avvocati nei paesi UE, ma soprattutto mettono a rischio i diritti dei cittadini che si affidano a questi professionisti per la loro tutela , svantaggiando i giovani praticanti che seguono, con fatica e sacrifici, l’ iter istituzionale Richiesto l’intervento comunitario. Contro il fenomeno, il Cnf, ormai da anni, combatte una battaglia senza esclusione di colpi che lo ha portato a investire della questione la Corte di Giustizia delle Comunità europee cause Torresi C-58/13 e C-59/13 , affinché si stabilisca in modo definitivo se tali pratiche costituiscano abuso del diritto secondo il dettato del Trattato UE. Già nel 2011 era stato presentato un esposto all’autorità Antitrust per ottenere l’interruzione di quelle promozioni via internet che millantano risultati immediati con messaggi ingannevoli del tipo avvocato senza esame!” e ad alti costi.