La Camera dei Deputati ha approvato, a larghissima maggioranza, la nuova fattispecie, che verrà inserita nel codice penale, di depistaggio ed inquinamento processuale. Pena del carcere fino a 4 anni, con ulteriori aggravanti in caso di pubblici ufficiali o processi di particolari gravità, per chiunque manometterà le prove per impedire l’accertamento della verità.
Primo voto. 351 sì, 50 no, 26 astenuti alla Camera dei Deputati per il reato di depistaggio e inquinamento processuale, nuova fattispecie del codice penale. La palla passa ora al Senato per l’approvazione definitiva. Cosa prevede la nuova fattispecie? La nuova norma prevede le manette, con condanna alla reclusione fino a 4 anni, in caso di manomissione delle prove a fine di depistaggio. Nello specifico, rientra nella disciplina chiunque, allo scopo di ostacolare o impedire indagini o processi, modifichi il corpo del reato o la scena del crimine, distrugga, occulti, alteri le prove o, infine, crei delle false piste. Se la pena base sarà di 4 anni, saranno previste delle aggravanti in diversi casi. Un primo aumento, da un terzo alla metà, della pena verrà inflitto al colpevole che ricopre la carica di pubblico ufficiale. Inoltre, la durata della reclusione sarà compresa tra i 6 ed i 12 anni se il reato è stato realizzato nell’ambito di processi per stragi e terrorismo, mafia ed associazioni segrete, traffico di armi e materiale nucleare, chimico o biologico, o infine altri gravi delitti, tra cui la tratta di persone ed il sequestro a scopo estorsivo. Con una condanna superiore ai 3 anni, scatterà anche l’ulteriore sanzione dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici. In più, i termini di prescrizione per il depistaggio aggravato verranno raddoppiati. Sarà possibile, però, anche uno sconto di pena, da metà fino a due terzi, a favore di coloro che si adopereranno per ripristinare lo stato della scena del reato e delle prove o evitare conseguenze ulteriori, anche aiutando i magistrati ad individuare i colpevoli del depistaggio. Le reazioni politiche. Esultano i parlamentari sostenitori del disegno di legge, che raggiungono un primo traguardo, compreso il deputato del PD Paolo Bolognesi, il quale è anche presidente dell’Associazione familiari delle vittime della strage compiuta alla stazione di Bologna il 2 agosto 1980. Tuttavia, non tutti sono dello stesso pensiero da registrare le posizioni di NCD e Forza Italia. Il primo, che è anche un partito di governo, ha votato contro la proposta. A questo, si sono aggiunti anche i deputati di Forza Italia, la cui posizione è stata espressa dal capogruppo Renato Brunetta «si è spaccata la maggioranza su un provvedimento liberticida, un abominio per il nostro stato di diritto». E aggiunge «ha vinto ancora il partito delle procure, che fornisce ai magistrati, ai pubblici ministeri, uno strumento spaventoso per condizionare l’accertamento della verità. Il reato di depistaggio e l’iniziativa legislativa per colpire il depistaggio si traducono in un potere assoluto del pubblico ministero di stabilire quale sia la linea corretta dell’indagine».