Sicurezza e linguaggio dell’odio rendono più urgente una formazione comune cybernetica degli avvocati

Si è svolto ieri a Roma, sotto gli auspici della Presidenza italiana del G7, organizzato dal CNF il convegno internazionale Sicurezza e linguaggio dell’odio” al quale hanno partecipato oltre al nutrito e qualificato parterre di relatori anche l’on. Boldrini Presidente della Camera, il Ministro della Giustizia Orlando e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Boschi.

L’iniziativa, muovendo da due importanti e delicati temi quali la sicurezza e il linguaggio dell’odio di cui la recentissima legge sul Cyberbullismo è un esempio di reazione si è posta l’obiettivo di concorrere a rafforzare una strategia internazionale che, tra rispetto dei diritti Costituzionali ed esigenze di tutela del diritto di espressione, del diritto all’anonimato e alla privacy, consenta di contrastare le minacce alla dignità personale e alla sicurezza, derivanti dalle false informazioni e dall’incitamento all’odio, alla discriminazione razziale, religiosa e di genere, ponendo al centro il tema dell’educazione alla legalità, come elemento fondante della cittadinanza responsabile per affrontare i nuovi diritti digitali. Diritti digitali che attengo alla persona umana e quindi personalissimi strettamente collegati in quella piazza virtuale che è il web a importanti interessi economici e quindi patrimoniali che entrano in tensione. L’impegno congiunto delle Avvocature. 7 i Paesi che hanno preso parte ai lavori Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia e USA le cui esperienze sono state messe a confronto per individuare strumenti e metodologie innovative per la formazione di competenze legate ai valori della convivenza civile proprio nell’era delle tecnologie digitali di comunicazione e i cui rappresentanti delle Avvocature hanno sottoscritto un impegno ad approfondire il tema dell’uso responsabile di Internet tramite educazione e la protezione degli interessi attraverso l’effettività della tutela con avvocati formati specificamente al fine di garantire un presidio di legalità anche per i nuovi diritti digitali la deindicizzazione e la portabilità del dato . Le sessioni di studio. 3 le sessioni di studio con importanti relatori sviluppate nella giornata. La prima sui Diritti costituzionali, diritti umani e libertà di espressione con particolare riferimento al ruolo della professione forense. La seconda sulla comunicazione digitale e politiche pubbliche con particolare riferimento al diritto alla privacy e al diritto alla sicurezza e, infine, la terza sull’educazione alla legalità per la costruzione di una cittadinanza responsabile. Bilanciamento tra valori. La piazza virtuale di internet pone al centro del dibattito la necessità di bilanciare più valori quale la privacy, la reputazione l’uguaglianza e la non discriminazione ma anche la libertà di impresa e la proprietà intellettuale e la sicurezza anche rispetto al terrorismo internazionale. Una piazza virtuale caratterizzata sempre più spesso da un ricorso a quello che è stato definito linguaggio dell’odio” facilitato anche dalla maggiore disinvoltura con le quali le persone esprimono” i propri pensieri dietro uno schermo che abbiamo sempre con noi quale, ad esempio, uno smartphone collegato alla rete. Ma anche una piazza virtuale sulla quale ci affacciamo con strumenti relativamente nuovi come tempistica come i social network Facebook e Whatsapp per fare soltanto due esempi Ciardi . Spazi pubblici di proprietà privata. Ecco allora che quella piazza virtuale è una piazza pubblica, ma di proprietà privata affidata a soggetti economici che peraltro si trovano localizzati” in paesi diversi dal nostro. Da qui la necessità ribadita da rappresentanti dell’autorità giudiziaria di avere a disposizione strumenti più agili di cooperazione internazionale rispetto alla classica rogatoria e che coinvolgono anche gli internet service provider in questo senso uno strumento utile è rappresentato dall’art. 32 della Convenzione di Budapest che prevede una cooperazione diretta tra polizia e ISP Albamonte . Conservazione dei dati, terrorismo e privacy. Collaborazione in un’attività di indagine ma anche, ed esempio per ottenere la rimozione di un contenuto web illegittimo che ovviamente presuppone l’esistenza di dati personali conservati dagli ISP e omogeneità di trattamento sanzionatorio che ancora manca per i reati di manifestazione di odio si pensi soltanto alla differente regime della diffamazione tra l’Italia e gli Usa come ha ricordato Albamonte . Conservazione dei dati che pone subito in tensione il tema dell’indagine con la privacy un tema avvertito anche oltre Oceano dove dopo un periodo di maggiore apertura verso i nuovi strumenti anche la Corte Suprema sta mettendo in evidenza come debbano esistere limiti a tutela del diritto alla privacy come contenuto del IV emendamento Bignami . Il monito del Garante per la privacy. Ecco allora che il monito del Garante della privacy Soro – in un momento dove la spinta sicuritaria appare poco incline alla privacy - è stato molto preciso e i importante nonostante le esigenze investigative ci deve essere un limite alla conservazione e al trattamento dei dati personali come ribadito anche recentemente dalla Corte di Giustizia. Il messaggio può essere forse sintetizzato con l’immagine secondo la quale non è possibile un’indagine con dati personali a strascico, ma deve essere mirata. Responsabilizzazione dei grandi protagonisti. Infine, tutti sono d’accordo nel ritenere che il percorso la creazione di una cittadinanza cybernetica non possa non passare attraverso la responsabilizzazione dei grandi protagonisti del web che sembrano svolgere talvolta funzioni pubbliche” Petkoff . Responsabilizzazione che però non deve comprimere mai il ruolo dell’autorità giudiziaria e delle autorità di protezione dei dati come presidio di legalità Soro . Ma ciò senza dimenticare che la privacy protegge anche la democrazia perché chiunque di noi deve essere in grado di potersi esprimere, confrontare senza che le tracce digitali” della vita on line possano essere usati contro di lui Bignami favorendo anche la creazione di corpi sociali digitali necessari alla democrazia Orlando ma – e qui il punto forse più delicato – ciò sarà possibile senza conoscere le modalità di funzionamento degli algoritmi che governano il web?