I TAR chiudono la serranda: dito puntato contro il Governo

La chiusura delle sezioni distaccate dei TAR, introdotta nel pacchetto di riforme contenuto nel decreto sulla Pubblica Amministrazione, ha provocato le reazioni fortemente negative di avvocati e magistrati amministrativi, che mettono in dubbio l’efficienza del provvedimento in termini di contenimento dei costi e razionalizzazione del sistema. Dubbi anche sulla costituzionalità del decreto.

TAR verso la chiusura. Il decreto di riforma della Pubblica Amministrazione, introdotto nei giorni scorsi dal Governo Renzi, ha previsto la chiusura delle sezioni distaccate dei Tribunali Amministrativi Regionali a partire dal 1° ottobre prossimo. Otto le sedi coinvolte dal taglio Catania, Lecce, Reggio Calabria, Salerno, Latina, Pescara, Parma e Brescia. Le reazioni. Questo provvedimento non ha lasciato indifferenti e, negli ultimi giorni, sono arrivate le prime reazioni. La prima è arrivata nel corso del convegno “Giustizia amministrativa ostacolo o servizio?”, organizzato a Milano dalla Società lombarda degli avvocati amministrativisti, in cui l’avvocato Fiorenzo Bertuzzi ha utilizzato l’esempio della sede di Brescia per dimostrare che la decisione dell’Esecutivo non avrà alcun vantaggio «la sede di Brescia ha ridotto ad un terzo l’arretrato del 2007 e ha la sede di proprietà acquistata per 11 milioni di euro. Trasferirsi a Milano vorrebbe dire affittare nuovi spazi, traslochi, possibile sfitto della sede attuale o vendita sotto costo. Dov’è la convenienza economica?». Anche l’Unione Nazionale Avvocati Amministrativisti UNA ha deciso di passare al contrattacco l’intento non è quello di scioperare, il che sarebbe controproducente, ma di coinvolgere dei professionisti della comunicazione che possano convincere la maggioranza a modificare il testo, durante il passaggio in Parlamento per la conversione del decreto, ed il Governo a non porre la fiducia. Sulla stessa linea di pensiero è l’Associazione Nazionale Magistrati Amministrativi ANMA , che ha elaborato un dossier per provare l’enorme riduzione degli arretrati nelle varie sedi, puntando invece l’indice contro le sezioni distaccate dei tribunali ordinari, che vantano numeri di gran lunga peggiori. Costituzionalità dubbia. Infine, sotto accusa è la stessa forma del provvedimento. L’ANMA ha, infatti, ricordato che la Corte Costituzionale ha dichiarato, nella sentenza numero 22/2012, l’illegittimità della decretazione d’urgenza con riferimento a materie varie. Gli stessi dubbi di costituzionalità sono stati espressi anche dal Consiglio Nazionale Forense, che, oltre alla forma, ha attaccato anche il merito del decreto, che «realizzerebbe l’ennesimo intervento svincolato da un disegno complessivo di razionale riforma».