L’Organismo Unitario dell’Avvocatura consegna alle forze politiche in campo per le prossime elezioni un decalogo di domande e proposte per risolvere i problemi aperti del sistema giustizia.
L’OUA presenta le linee guida per l’Agenda Giustizia per l’Italia. Si tratta di un decalogo di domande e proposte che l’Organismo unitario dell’avvocatura sta consegnando ai rappresentanti politici candidati alle prossime elezioni. Dopo i colloqui con il Pd e la Lista Scelta Civica per Monti, infatti, il segretario dell’Oua, Paolo Maldari, ha incontrato Luigi Li Gotti della Lista la Rivoluzione Civile – Ingroia. Consegnandogli, appunto, il documento che contiene le dieci domande e gli spunti di riflessione sui problemi aperti del sistema giustizia, dalle carceri, alla lentezza dei processi, alla revisione della geografia giudiziaria, e su come risolverli. Carceri italiane situazione disastrosa. Nel dettaglio, il documento parte dalla situazione delle carceri italiane, «che è disastrosa e ha determinato frequenti richiami e condanne del nostro paese da parte dell’Unione europea e degli altri organismi internazionali». Secondo l’Oua, la soluzione del problema «non può prescindere da un nuovo e più articolato intervento sulla normazione della custodia cautelare, dalla modifica dell’articolo 54 dell’ordinamento penitenziario, che preveda una maggiore detrazione di giorni di pena rispetto a quella attualmente prevista, dalla valorizzazione della funzione rieducativa della pena e del reinserimento del reo nella società, attraverso adeguate incentivazioni del lavoro per i carcerati, oltre che dall’individuazione di forme alternative alla carcerazione, in linea con quanto avviene negli altri paesi occidentali». Processi troppo lunghi. Il secondo punto del documento è dedicato alla lentezza dei processi e alla mancanza di «interventi strutturali». «In compenso», si legge nel documento, «si insiste nel tentativo di riformare in tempi irrealisticamente brevi e a costo zero il processo. L’impercettibile riduzione dei processi pendenti e l’aumento dei tempi di definizione, dimostrano che la ricetta è sbagliata». Il fallimento della mediazione obbligatoria. L’Oua si concentra poi sulla mediazione obbligatoria, e in particolare sul suo «fallimento, sia in termini statistici che giuridici». «L’avvocatura», recita il documento, «lungi da una difesa ad oltranza della soluzione processuale, ha da tempo veicolato fra le forze politiche forme di soluzioni alternative, che vedano la presenza obbligatoria del professionista avvocato a tutela della legittimità del procedimento e della tutela dei cittadini. Soluzioni che, sebbene tradotte in disegni di legge, non hanno trovato la giusta attenzione nelle forze politiche». Famiglia e minori da tutelare. Il quarto punto critico è la tutela della famiglia e dei minori, dove si «rende necessaria una riforma, più volte disattesa, volta ad individuare un organo dotato di specifica giurisdizione per tutte le controversie attinenti alla famiglia ed ai minori». Secondo l’Oua, in pratica, «i minori, anche a causa di una non più accettabile distribuzione spesso conflittuale di competenze fra diversi organi giudiziari, restano non sufficientemente tutelati nelle relazioni e nei contrasti familiari». Tagli alle risorse della giustizia. Altro nodo da sciogliere, le risorse destinate alla giustizia, dato che, «a fronte di continue riduzioni delle dotazioni organiche di magistrati e personale di cancelleria, del ritardo nel passaggio al processo telematico, le risorse che il sistema giustizia, sotto forma di contributi unificati, imposte di registro e confisca di beni, drena verso l’Erario dello Stato sono in continuo aumento». «Per converso», si afferma nel documento, «la spending review all’italiana, anche nel settore giustizia, è stata utilizzata quasi esclusivamente per tagliare risorse in modo orizzontale, anziché analizzarne le modalità di impiego e verificare eventuali sprechi per reindirizzare le risorse risparmiate verso altri settori dell’amministrazione più in sofferenza». Critiche alla revisione della geografia giudiziaria. Quanto alla revisione e razionalizzazione della geografia giudiziaria, invece, l’Oua critica gli interventi realizzati dagli ultimi governi «senza un adeguato confronto con i territori, con gli enti locali e con gli operatori del diritto». «I risibili risparmi di spesa annunciati, fra i 50-70 milioni di euro annui, quando il sistema andrà a regime», si legge nel documento, «rispetto ai costi connessi all’inefficienza delle strutture edilizie ospitanti, oltre a quelli che le popolazioni locali dovranno sopportare per l’accesso alla giustizia e lo svolgimento dei giudizi rendono inaccettabile questo risultato, considerato, altresì, che numerosi territori, interessati da delinquenza e criminalità organizzate, resteranno privi di presidi di legalità». Troppi gli avvocati. Secondo l’Oua è necessario poi intervenire sull’eccessivo numero di avvocati, «molti dei quali non raggiungono neppure i minimi reddituali attualmente previsti per l'obbligo di iscrizione alla cassa di previdenza». Mentre «il continuo aumento della pressione fiscale ha colpito, in modo particolare, i professionisti che pure producono una ricchezza superiore al 10% del Pil nazionale». Dubbi sulla nuova riforma forense. Infine, l’ultimo punto è dedicato alla recente approvazione della riforma forense, dove, secondo l’Oua, «non mancano né voci discordi né evidenti carenze nella nuova normativa riguardanti, soprattutto, il mancato esplicito riconoscimento della funzione costituzionale dell’avvocato, l’accesso, la tutela dei giovani, la scarsa democraticità del sistema, la formazione professionale, la disciplina delle specializzazioni, soltanto per citare alcuni esempi». Su questi punti cardine, poi, si snodano le dieci domande che l’Oua pone alle forze politiche impegnate in campagna elettorale, che devono quindi impegnarsi a risolvere le problematiche aperte.