Senza equità attuariale non ci può essere equità intergenerazionale e solidità del patto su cui si basa il sistema di finanziamento a ripartizione che regola la previdenza obbligatoria degli Stati moderni.
Le assicurazioni sociali, ancorché presentino forti analogie con le assicurazioni di tipo privato, hanno alcune particolarità che le caratterizzano. Prima di tutto la fonte del rapporto assicurativo che non risiede nella volontà dei soggetti ma in precise e inderogabili disposizioni, per tutte l’articolo 38 della nostra Carta Costituzionale. Si tratta in questo caso di assicurazioni obbligatorie alle quali i privati non possono in alcun modo sottrarsi. Il fine del rapporto assicurativo non è di tipo privato ma pubblico. Per i lavoratori subordinati vige il principio dell’automaticità delle prestazioni di cui all’articolo 2116 c.c. nel senso che se il datore di lavoro non versa i contributi, il lavoratore ha pur sempre diritto alla prestazione. Per la mancanza di corrispettività tra contributi assicurativi e prestazioni previdenziali si distingue dall’assicurazione privata dove il mancato pagamento del premio va a legittimare la sospensione della prestazione da parte dell’assicuratore. C’è poi l’intervento contributivo dello Stato. Per i professionisti operano le Casse private che pur svolgendo una funzione pubblica, per legge non possono usufruire di alcun intervento contributivo da parte dello Stato. Alla previdenza dei professionisti, come per tutti gli altri autonomi, non si applica pero’ il principio di automaticità delle prestazioni di cui all’articolo 2116 c.c. Cassazione 16.11.1995, numero 11869 01.07.2002, numero 9525 15.05.2003, numero 7602 24.03.2005, numero 6340 . Per la previdenza dei professionisti assume allora un valore strategico, a prescindere dai metodi usati per costruire la pensione, il principio di corrispettività in base al quale la pensione deve restituire i contributi versati una volta assicurata la solidarietà per le pensioni minime che dovranno però essere adeguatamente finanziate. Nel rispetto del principio di corrispettività tra contribuzione e prestazione ogni metodo di costruzione della pensione è legittimo. I metodi sono due, quello retributivo e quello contributivo. Tra questi due criteri, retributivo e contributivo, a quello di tipo contributivo viene associata una maggiore trasparenza nella scelta dei parametri che incidono nella misura della prestazione e, per questo, tale criterio gode di una maggiore semplicità di applicazione ai fini della ricerca del massimo livello di equità tra contribuzione versata e prestazione percepita dott. Giovanna Biancofiore, attuarla in Cassa Forense . Se non c’è equità attuariale, e quindi corrispondenza tra quanto versato e quanto si va a ricevere con la pensione, non ci potrà mai essere equità intergenerazionale e quindi solidità di quel patto intergenerazionale che sta alla base del sistema di finanziamento a ripartizione che regola la previdenza obbligatoria di tutti gli Stati moderni del mondo, escluso il Cile che ha scelto il principio di finanziamento della capitalizzazione anche per la previdenza obbligatoria. L’equità attuariale può essere raggiunta anche con il sistema di calcolo retributivo ma in modo più complesso e faticoso ricorrendo a una serie di ipotesi e aggiustamenti periodici dei parametri utilizzati. La previdenza dei professionisti, vale la pena di ripeterlo, deve traguardare l’equità attuariale e il principio di corrispettività. Solo raggiungendo questi obiettivi sarà garantita la stabilità economico finanziaria di lungo periodo e quindi le legittime aspettative pensionistiche di tutte le generazioni in movimento. L’anticipazione del Ministro Fornero di voler estendere a tutti i lavoratori, parlamentari e professionisti compresi, il sistema di calcolo contributivo con il pro rata temporis è una giusta risposta alle attuali disarmonie previdenziali. C’è un termine che il Premier Mario Monti ha usato più di una volta nella presentazione del programma di Governo è la spending review. Due parole inglesi che riportano l’anomalia italiana degli eccessivi costi della Pubblica amministrazione. La spending review era stata il cavallo di battaglia del Ministro Padoa Schioppa, che l’affidò alla Commissione tecnica per la spesa pubblica operante al Ministero dell’Economia e delle Finanze fra l’aprile 2007 e il maggio 2008. La riforma della spesa, spending review, è diretta a migliorare l’efficienza e l’efficacia della spesa secondo l’antico adagio «minore spesa a parità di risultati e maggiori risultati a parità di spesa» attraverso la sistematica analisi e valutazione delle strutture organizzative, delle procedure di decisione e di attuazione, dei singoli atti all’interno dei programmi, dei risultati. In questa ottica noi abbiamo già denunciato il fatto che 20 Casse professionali autonome per garantire la previdenza a circa 2 milioni di professionisti sono un numero eccessivo che all’interno di ogni Cassa previdenziale privata possono ridursi all’essenziale le strutture decisionali e operative che l’insieme di queste riforme porteranno ad un ingente risparmio di spesa che significa non dover deviare la previdenza obbligatoria dalle finalità sue proprie e cioè dall’erogare pensioni cosi evitando l’aumento della contribuzione che oggi è inferiore allo standard di efficienza.