Giustizia civile italiana malata grave: e la prognosi sembra destinata a restare riservata

Maglia nera per l’Italia tra i paesi dell’Unione Europea per numero di casi pendenti e durata dei procedimenti civili. A far peggio solo Malta. È quanto emerge dal rapporto del Cepej - Commissione Europea per l’efficienza della giustizia nel Consiglio d’Europa - sull’andamento della giustizia civile mettendo a confronto i dati del 2012 con l’andamento del 2010, la durata dei procedimenti civili e commerciali, per il primo grado, è stata di 590 giorni a fronte dei 493 del 2010. Più che giustificata la preoccupazione di Viviane Reding, vicepresidente della Commissione UE, secondo la quale una macchina giudiziaria inceppata influisce sulla mancanza di propensione agli investimenti.

Un quadro a tinte fosche sistema giudiziario italiano al penultimo posto. Macchina della giustizia sempre più inceppata nella nostra Penisola nel 2012, sono serviti in media 600 giorni per risolvere controversie civili e commerciali. Una performance assolutamente deludente non consola che l’Italia sia penultima e che Malta, con un tempo di attesa superiore ai 700 giorni, riesca a far peggio. Un peggioramento progressivo. Lo scenario che emerge dalla seconda edizione del quadro di valutazione europeo della giustizia, diffuso ieri da Bruxelles, testimonia come la definizione del contenzioso civile e commerciale sia peggiorata ulteriormente nell’ultimo biennio, soprattutto se confrontata con paesi come Francia e Germania. I casi pendenti sono 5,5 per ogni 100 abitanti. E, se è vero che in Ungheria la situazione è ancor più critica, tuttavia lì sembrano esserci prospettive di miglioramento. L’Italia, invece, fatica a risalire la china, con i suoi quasi 9 milioni di processi in corso, di cui oltre 5 milioni 250 mila in ambito civile. Un barlume in fondo al tunnel. Qualche segnale confortante si avverte solo sul fronte della capacità dei tribunali di risolvere contenziosi in prima istanza il Belpaese si colloca al secondo posto fra i migliori, passando dal 120% dei casi definiti nel 2010 al 130% nel 2012. Tuttavia, la situazione rimane preoccupante considerando il carico di lavoro che rimane da smaltire e l’arretrato ingente. Un conto salato, nonostante la concorrenza spietata. E nonostante i ritardi e le inefficienze, il costo che gli Italiani devono sostenere per accedere al sistema giudiziario è vertiginoso +6% rispetto al 2010, con un aumento sostanzioso del contributo unificato. Eppure gli avvocati in attività sono tanti, anche troppi 379 ogni 100 mila abitanti, contro una media europea di 106. Giustizia tardiva, giustizia negata. Non usa mezzi termini la vicepresidente della Commissione Ue e commissaria per la Giustizia, Viviane Reding, presentando il rapporto «Giustizia tardiva equivale a giustizia negata». L'indipendenza e il corretto funzionamento dei sistemi giudiziari nazionali sono essenziali per ottenere la fiducia dei cittadini e degli investitori. La commissaria ha sottolineato anche che la necessità di riformare la giustizia è uno dei punti su cui la Commissione ha insistito nelle sue «Raccomandazioni specifiche per paese» inviate agli Stati membri nel quadro del semestre europeo , previsto dalle nuove regole di governance economica dell'Eurozona. L'Italia è fra i dieci Stati che hanno ricevuto questa specifica raccomandazione, «volta ad aiutare i paesi ad avere una giustizia affidabile e a tornare ad attrarre gli investitori». Mani in pasta. Sulla questione è intervenuto anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti «È ora di passare dalle parole ai fatti, vediamo di approntare le soluzioni. Le ricette sono state tutte ampiamente discusse e sono largamente condivise, bisogna che qualcuno metta le mani in pasta e inforni la torta perché se continuiamo a discutere di ricette da sola la torta non si fa».