Confermato il carico sulle spalle dell’uomo 1.200 euro mensili, a cui aggiungere l’80 per cento delle spese straordinarie. Rilevante è la valutazione della sproporzione patrimoniale fra uomo e donna. Ma decisiva è la considerazione che porta a collegare le esigenze della minore a quella che è la posizione socio-economia della famiglia.
Appena 4 anni di vita, eppure un costo’ passateci il termine complessivo elevatissimo, da un punto di vista strettamente economico. A rendersene conto è un padre, che, a seguito della definizione dei rapporti conflittuali con la moglie, è obbligato a versare ben 1.200 euro mensili per il solo mantenimento , senza dimenticare il pagamento dell’80 per cento delle spese straordinarie . Cifra poco ortodossa? In linea teorica sì, ma, su un piano pratico, i conti vanno fatti alla luce del tenore di vita dei genitori . Cassazione, ordinanza n. 21273, sesta sezione civile, depositata oggi Pecunia . Entrambi i genitori affidatari della bambina, nessun dubbio per i giudici. Ma è sul fronte economico che le posizioni dell’uomo e della donna sono assai diverse Per i giudici, sia di primo che di secondo grado, difatti, il papà deve corrispondere alla madre di sua figlia una somma mensile di 1.200 euro, a titolo di contributo al mantenimento, oltre al pagamento dell’80 per cento delle spese straordinarie . Come si motiva questa decisione? Col ricorso all’esame della sproporzione del reddito tra i genitori . Più precisamente, viene tenuta in debita considerazione la professione dell’uomo che opera come chirurgo estetico , con logici riferimenti ai suoi redditi fiscali e alle sue ulteriori disponibilità patrimoniali , come, ad esempio, beni immobili e partecipazioni societarie . E proprio la posizione sociale ed economica del genitore non può essere trascurata per valutare, secondo i giudici, le esigenze della figlia Status . Ebbene, questa ottica, ossia il collegare le aspettative’ della figlia al contesto della famiglia, viene condivisa anche dai giudici della Cassazione, i quali, difatti, rigettano tutte le obiezioni mosse dall’uomo. Confermata, quindi, la decisione messa nero su bianco’ in secondo grado, relativamente a mantenimento e spese straordinarie . Nessun dubbio, chiariscono i giudici, sull’ obbligo di entrambi i genitori, che svolgono attività lavorativa produttiva di reddito, di contribuire al soddisfacimento dei bisogni dei figli minori, in proporzione alle proprie disponibilità economiche , ma proprio ragionando su quei bisogni non si può pensare che essi non risentano del livello economico-sociale in cui si colloca la figura del genitore , e, allargando la prospettiva, in cui si colloca l’intera famiglia. Così, alla luce delle condizioni economiche dei genitori e della maggiore disponibilità patrimoniale dell’uomo, a quest’ultimo è legittimo attribuire un peso maggiore. E nessuna discussione è possibile sull’ ammontare del mantenimento , connesso, chiariscono, in conclusione, i giudici, a una valutazione presuntiva delle esigenze medie di vita di un minore , correlate, però, a quello che è il complessivo tenore di vita dei genitori .
Corte di Cassazione, sez. VI Civile 1, ordinanza 23 aprile 18 settembre 2013, n. 21273 Presidente Di Palma Relatore Acierno Fatto e diritto Rilevato che è stata depositata la seguente relazione ex art. 380 bis cod. proc. civ., nel procedimento civile iscritto al RCA. 8813 del 2012 La Corte d'Appello di Ancona - Sezione Minori -, in parziale riforma del decreto emesso dal Tribunale per i minorenni delle Marche, ha disposto la corresponsione, da parte di P.A. in favore di P.E., a titolo di contributo al mantenimento della figlia minore P.A., della somma mensile di E 1200, oltre al pagamento dell'80% delle spese straordinarie per la bambina. Avverso tale pronuncia ha proposto ricorso in cassazione P.A., affidandosi ai seguenti motivi nel primo ha denunciato la violazione e la falsa applicazione dell'art. 155 c.c., comma 4, come modificato dall'art. 1, comma 1, l. 54 del 2006, in combinato disposto con l'articolo 4, comma 2, della legge n. 54 del 2006, in relazione alla determinazione dell'assegno periodico da parte del giudice, il quale ai fini della sua quantificazione si sarebbe basato solo sulla presunta sproporzione del reddito tra i genitori affidatari, senza valutare gli altri criteri indicati nel predetto articolo, in particolare le attuali esigenze del figlio, il tenore di vita precedentemente goduto e le risorse economiche di entrambi i genitori nel secondo ha censurato il vizio di motivazione con riferimento alla parte in cui la Corte territoriale, pur riconoscendo di dover tenere conto delle esigenze della minore nella determinazione dell'assegno, ha interamente basato la sua decisione sulla asserita sproporzione tra i redditi nel terzo ha lamentato il vizio di motivazione in relazione all'aumento dell'assegno fondato esclusivamente sull'esistenza di una notevole capacità economica e patrimoniale di P.A., desunta da elementi diversi dal reddito formalmente dichiarato, che il giudice avrebbe disatteso senza procedere ad indagini fiscali, accogliendo quindi acriticamente le contestazioni mosse da P.E. in assenza di nuove indagini tributarie nel quarto ha censurato l'omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione per avere determinato l'assegno perequativo di E 1200, senza una valutazione effettiva delle esigenze della minore, qualificando il contributo come onnicomprensivo, nonostante la separata previsione di partecipazione nella misura dell'80% alle spese straordinarie destinate a soddisfare in concreto proprio quelle esigenze educative, sportive e di svago, ricondotte nell'ambito dell'ordinario mantenimento, con conseguente duplicazione del contributo nel quinto ha dedotto il vizio di motivazione, avendo il giudice confermato l'onere di contribuzione del ricorrente alle spese straordinarie per il mantenimento della minore nella misura dell'80%, omettendo di fornire sul punto alcuna giustificazione, sebbene fosse stato proposto reclamo incidentale anche in ordine alla ripartizione delle spese straordinarie, chiedendone una limitazione al 50 % nel sesto ha contestato la violazione e/o la falsa applicazione dell'art. 155 c.c., comma 6, per avere la Corte disatteso e privato di valore la documentazione fiscale prodotta da P.A., senza procedere alle indagini tributarie del caso, dando prevalenza alle valutazioni di una asserita e generalizzata ricchezza dei chirurghi plastici, nonché alla presunzione di redditività delle società del ricorrente Resiste P.E. con controricorso, chiedendo il rigetto delle pretese del ricorrente. Il primo cd il secondo motivo da trattarsi congiuntamente in quanto relativi ai criteri di determinazione dell'assegno di mantenimento della minore, sono manifestamente infondati, in quanto la Corte territoriale ha giudicato in modo del tutto coerente con l'orientamento di questa Corte, secondo il quale sussiste l'obbligo di entrambi i genitori, che svolgono attività lavorativa produttiva di reddito, di contribuire al soddisfacimento dei bisogni dei figli minori, in proporzione alle proprie disponibilità economiche, ai sensi degli art. 147 e 148 c.c., in diretta applicazione dell'art. 30 Cost, e pure dell'art. 155 c.c. Il giudice può disporre, ove necessario, la corresponsione di un assegno periodico, al fine di realizzare tale principio di proporzionalità, e, nel determinare l'importo dell'assegno per il minore, deve considerare le attuali esigenze del figlio , che si concretizzano in bisogni, abitudini, legittime aspirazioni della minore, e in genere nelle sue prospettive di vita, le quali non potranno non risentire del livello economico-sociale in cui si colloca la figura del genitore Cass. n. 23630 del 2009, n. 23411 del 2009, e 7644 del 1995, n. 10119 del 2006 . Nella specie, dal contesto motivazionale della pronuncia impugnata, emerge con chiarezza un sicuro riferimento a tali esigenze, ancorché necessariamente correlate alle condizioni economiche dei genitori. Il giudice di secondo grado infatti ha valutato concretamente le necessità e i bisogni di una bambina di quattro anni, rilevando allo stesso tempo che sussiste una notevole disparità tra le condizioni patrimoniali dei genitori, la quale giustifica, dando realizzazione al principio di proporzionalità sopra ricordato, una maggiore contribuzione del sig. P. al mantenimento della minore. Il terzo e il sesto motivo possono essere trattati congiuntamente e risultano in parte inammissibili, poiché tendono unicamente, attraverso l’evocazione di un vizio motivazionale, a sollecitare una rivalutazione, finalizzata ad una diversa quantificazione della consistenza del patrimonio dal P., degli elementi fattuali, che spetta esclusivamente al giudice del merito e su cui questa Corte non può interferire ex multis Cass. 22909 del 2012, Cass. 7179 del 2010 , e in parte infondati, atteso che la Corte d'Appello, con congrua e adeguata motivazione, non ha disatteso, considerandoli inattendibili, i redditi formalmente dichiarati dal ricorrente, ma, visti i redditi fiscali, ha esteso l'esame della capacità economica del genitore anche alle sue ulteriori disponibilità patrimoniali beni immobili, partecipazioni societarie, amministratore di società , avuto riguardo a tutte le potenzialità derivanti dalla titolarità del patrimonio in termini di redditività, di capacità di spesa, di garanzie di elevato benessere e di fondate aspettative per il futuro, nel rispetto dei principi più volte enunciati da questa Corte Cass. 9915 del 2007 . Infondata si presenta altresì la doglianza del ricorrente in ordine alla mancata disposizione delle indagini tributarie, posto che l'esercizio di tale potere appartiene alla sfera discrezionale del giudice, il quale, in deroga alle regole generali sull'onore della prova, può avvalersi della polizia tributaria d'ufficio o su istanza di parte Cass. n. 2098 del 2011 , e non risulta, allo stato degli atti né il P. ne fa menzione nel ricorso, che ci sia stata una richiesta di parte in tal senso. Il quarto motivo si palesa in parte inammissibile, atteso che la Corte d'Appello, come sottolineato nella disamina del primo motivo, ha tenuto nella dovuta considerazione le esigenze della bambina, giudicando in conformità all'indirizzo espresso da questa Corte, in base al quale il dovere di mantenere, istruire ed educare la prole, secondo il precetto contenuto nell'art. 147 c.c., impone ai genitori di far fronte ad una molteplicità di esigenze dei figli, certamente non riconducibili al solo obbligo alimentare, ma inevitabilmente estese all’aspetto abitativo, scolastico, sportivo, sanitario, sociale, all'assistenza morale e materiale, alla opportuna predisposizione, fin quando l'età dei figli stessi lo richieda, di una stabile organizzazione domestica, idonea a rispondere a tutte le necessità di cura e di educazione Cass. 27 maggio 2009, n. 23630 8 novembre 1997, n. 11025 Cass. 19 marzo 2002, n. 3974 Cass. 22 marzo 2005, n. 6197 , e in pance infondato, in quanto non tutte le esigenze sportive, educative ad esempio acquisto di libri, di materiale da cancelleria e di svago rientrano tra le spese straordinarie Cass. 23630 del 2009 , non sussistendo pertanto alcuna contraddittorietà o duplicazione di contributi nell'asserire l'onnicomprensività dell'assegno di mantenimento, con chiaro riferimento a tutti i bisogni ordinari, e nel disporre contemporaneamente la partecipazione del P. nella misura dell'80% alle spese straordinarie. Il quinto motivo di ricorso è manifestamente infondato, risultando la statuizione relativa al contributo alle spese straordinarie esaurientemente e logicamente desumibile dalla complessiva motivazione relativa all'ammontare dell'assegno. Ove si condividano i predetti rilievi, il ricorso deve essere respinto . Il Collegio aderisce alla relazione rilevando in ordine alla memoria depositata ex art. 378 cod. proc. civ. dal ricorrente che la richiesta audizione è inammissibile in sede di giudizio di legittimità che l'art. 155 cod. civ. si applica indifferentemente ai figli legittimi e naturali che il criterio di proporzionalità nella determinazione del contributo al mantenimento della minore è stato rispettato, mediante l'esauriente indicazione da un lato delle esigenze della minore e dall’altro delle buone condizioni economiche del ricorrente pag. 4 sentenza impugnata che non è necessaria l'analitica riproduzione di tutti i criteri di determinazione del contributo al mantenimento del minore, essendo sufficiente la selezione, adeguatamente motivata dagli indici ritenuti rilevanti rispetto al caso di specie, che, infine, l'ammontare complessivo di tale contributo E 1200 mensili oltre all’ottanta per cento delle spese straordinarie non appare inconsueto anche alla luce di una valutazione presuntiva delle esigenze medie di vita di un minore correlate al complessivo tenore di vita dei genitori così come desumibile dal provvedimento impugnato al rigetto del ricorso segue l'applicazione del principio della soccombenza P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso. Condanna l ricorrente al pagamento delle spese del presente procedimento che liquida in E 3200 per compensi E 200 per esborsi oltre accessori di legge.