Cosa succede se il mio certificato di firma digitale contiene un codice fiscale scritto in minuscolo?
Semplice, potrei non essere più in grado di depositare atti telematici nel PCT. È quello che da alcuni giorni sta capitando a diversi avvocati e professionisti a seguito di una qualche recente modifica apportata ai sistemi del Ministero della Giustizia. Mi ero occupato di questa problematica già nell'oramai lontano luglio 2014, quando scoprii, mio malgrado, che i depositi telematici effettuati da avvocati in possesso di regolare certificato di firma digitale, valido per lo scopo utilizzato a tutti gli effetti di legge, rilasciato da Certificatori riconosciuti dalla DigItPa Agenzia per l'Italia digitale , si vedevano rifiutare i propri depositi per errori imprevisti generati dal sistema ministeriale. Controllo sul codice fiscale del depositante. Scrissi, all'epoca, alla DG-SIA chiedendo chiarimenti e scoprii, nella mail di risposta, che effettivamente esisteva un controllo sul codice fiscale del depositante in cui si teneva conto della forma maiuscola o minuscola delle lettere che lo compongono, per l'appunto “case sensitive”. Infatti, il codice fiscale del mittente il deposito telematico veniva confrontato con quello presente nel ReGIndE Registro Generale degli Indirizzi Elettronici che normalmente è nella forma MAIUSCOLA e quindi, essendo tenuta in considerazione la forma delle lettere, il controllo faceva miseramente fallire il deposito telematico. Allora chiesi al DGITPA, ora AGID ex CNIPA , se per caso vi fossero norme legate al rilascio dei certificati digitali che prevedessero esplicitamente che il codice fiscale inserito nel certificato di firma digitale dalle Certification Autority dovesse, per forza di cose, essere nella forma maiuscola e se le stesse CA potevano essere ritenute responsabili di qualche loro errore. Ebbi immediata conferma del fatto che «abbiamo verificato che nella normativa generale non ci sono obblighi ne indicazioni in tal senso. Per quello che ci risulta tale controllo è stato introdotto solo da alcune amministrazioni in modo autonomo. Avevamo proprio in corso questo accertamento con il Ministero della Giustizia per poterle rispondere». Forse anche a seguito di quella segnalazione, il controllo “case sensitive” sul CF del mittente, era stato eliminato. «Errore imprevisto » Ora, a distanza di anni, è improvvisamente ricomparso, o almeno sembra, visto che senza altra motivazione i depositi falliscono. Abbiamo fatto prove con diversi redattori e diversi avvocati e a tutti viene data evidenza di un «Errore imprevisto nel deposito, sono necessarie verifiche da parte dell'ufficio ricevente». Come è facile immaginare, questa situazione sta generando enormi problemi a tutti coloro che, magari a loro insaputa, hanno un codice fiscale in minuscolo e a cui resta solo un'unica soluzione pratica, dotarsi di un'altra smart card. Mentre scrivo queste poche righe, ascolto un brano di Ivan Graziani che recita “Signore è stata una svista” e spero che chi di dovere possa rapidamente eliminare tale inutile e dannoso controllo.