Google contro l'extraterritorialità del no-index planetario. Un falso problema per Canada e Francia

La questione propugnata da Google sull'inammissibilità del no-index planetario perché foriero di possibili infrazioni del diritto di altri Paesi a causa dell'extraterritorialità limitazione della “jurisdiction” dell'ingiunzione cautelare è un falso problema.

La Suprema Corte del Canada obietta che si tratta di tesi puramente teorica. Nei fatti, se l'applicazione del delisting producesse contrasto o violazione di diritti “indigeni” di un dato Paese, Google potrebbe subito rimediare chiedendo alla Corte canadese una modifica ad hoc per quello Stato. Pertanto non esiste il problema di ledere leggi non contemplate dallo Stato del giudice pronunziante. È appunto un falso problema ampiamente superabile ove la portata extraterritoriale dell'ingiunzione cautelare sia necessaria per rendere efficace il rimedio e garantire così il principio di effettività della tutela. Questa identica ratio si pone a fondamento dell'ammissibilità dell'ordine di no-index planetario sia per il Canada sia per la Francia. Questi Paesi ammettono l'extraterritorialità della deindicizzazione planetaria in quanto necessaria ad assicurare un rimedio efficace e non aggirabile. Il caso. La sentenza della Corte Suprema del Canada 27 giugno 2017 Google Inc. v. Equustek Solutions Inc. punta i riflettori sulla questione degli ordini di deindicizzazione planetaria imposti in via cautelare a Google. Si tratta del caso di tutela della proprietà intellettuale di una piccola società canadese di informatica la Equustek Solutions depredata on line dei propri brevetti e delle proprie invenzioni dalla competitor Datalink che agisce da un luogo nascosto. Stante l'impossibilità di rintracciare la concorrente pirata e stante l'ingente danno economico subito al punto da divenire quasi irreparabile, la Equustek chiede al giudice canadese di ordinare a Google in via cautelativa la deindicizzazione planetaria di tutti i contenuti e dei siti web della competitor. Il motore di ricerca riconosce lo stato di necessità dell'istante e procede a 345 deindicizzazioni nell'ambito digitale del Canada ma si rifiuta di procedere al no-index planetario. Le ben 345 deindicizzazioni compiute dal motore di ricerca nel dominio canadese si rivelano inefficaci perché questa operazione non impedisce alla Datalink di continuare a vendere on line i prodotti “rubati” alla Equustek grazie alla replica di molte altre aziende-satellite operanti extra Canada e indicizzate nelle altre estensioni di Google nel mondo. A questo punto la battaglia tra la Equustek e la net company si inasprisce fino a giungere di fronte alla Corte Suprema del Canada a cui Google chiede di eliminare il provvedimento di deindicizzazione planetaria confermato dalla Suprema Corte della British Columbia una delle Province canadesi . La net company a fondamento del proprio ricorso sfodera la questione della limitazione di sovranità prodotta dall'extraterritorialità del no-index planetario che può costringere il gestore a infrangere leggi di altri Stati. Suscitando il clamore mediatico internazionale la Corte Suprema del Canada boccia il ricorso del motore di ricerca disponendo la necessità del no-index planetario per garantire l'effettività della tutela del provvedimento cautelare e liquidando quale problema puramente teorico la questione dell'extraterritorialita' del delisting globale che costringerebbe Google a infrangere il diritto di altri Paesi. La sentenza della Corte Suprema del Canada ha suscitato molte reazioni. Positive quelle del mondo del cinema e degli audiovisivi. Negative quelle dei providers. Tuttavia il grande clamore mediatico registrato anche in Europa si deve al fatto che per la prima volta un'autorità giudicante di ultima istanza ha condannato Google al no-index planetario. La questione della deindicizzazione planetaria è stata affrontata a più riprese anche in Francia in merito all'esigenza di garantire l'effettività del diritto all'oblio dell'interessato. La CNIL Garante privacy francese e il Tribunal de grande Instance di Parigi hanno più volte condannato la net company americana al no-index planetario ma questi provvedimenti sono stati sempre impugnati fino a giungere di fronte alla Corte di Giustizia UE che però deve ancora pronunziarsi. Diritto all'oblio planetario L'arresto del Tribunal Grande Instance di Parigi 16.09.2014 è la prima sentenza in Europa a comminare il diritto all'oblio planetario spingendosi addirittura oltre il dettato della CGUE Costeja 13.05.2014. Il caso sotteso riguarda due vittime di una diffusione di contenuti lesivi postati su Facebook e su un sito web che si rivolgono al Tribunale parigino di prime cure per ottenere la condanna degli autori a cancellare. L'ingiunzione non risulta applicabile e così le due vittime chiedono la condanna di Google a deindicizzare i post offensivi. La condanna viene ampiamente concessa il motore di ricerca entro il termine del 5 giugno 2014 deve deindicizzare i contenuti segnalati non solo dal dominio francese ma da tutti i domini europei e internazionali sotto pena di un'astreinte di € 1000 per ogni giorno di ritardo. Google rifiuta e ingaggia una battaglia giudiziale giunta fino a una delle massime Magistrature europee ovvero la CGUE di cui come detto sopra si attende la decisione “tombale”. La ratio a fondamento dell'ordine di deindicizzazione planetaria è identica sia in Canada sia in Francia si tratta del principio di effettività della tutela. La Corte Suprema canadese ammette l'extraterritorialità del no-index planetario in quanto necessaria ad assicurare un rimedio efficace e non aggirabile dalla società pirata. Il Tribunale di grande Instance parigino sulla scorta della CNIL e delle Linee guida dei Garanti privacy UE “Linee guida per l’interpretazione e l’applicazione della CGUE 13.05.14” pubblicate il 26.11.14 dal Gruppo dei Garanti Privacy UE WP29 ammette l'extraterritorialità del no-index planetario in quanto necessaria per garantire piena efficacia al diritto all'oblio e per evitare che la legge privacy UE venga aggirata. Nell'Internet, l'applicazione planetaria delle ingiunzioni cautelari è fondamentale per assicurare efficacia ai rimedi individuati. La tecnologia della Rete nasce per garantire la comunicazione nei periodi di guerra e in quanto tale dev'essere capace di aggirare qualsiasi ostacolo. Nell'Internet quello che non può essere fatto da una parte, cambia strada e rispunta da un'altra. L'applicazione del diritto dunque deve adeguarsi a questa incontrovertibile caratteristica del web di aggirare l'ostacolo. Pertanto la tutela del soggetto on line deve prevedere anche la possibilità di ammettere ordini extraterritoriali ovviamente nei limiti della compatibilità con gli altri ordinamenti giuridici. Analisi specifica della sentenza Corte Suprema del Canada 27 giugno 2017 Google Inc. v. Equustek Solutions Inc La questione nodale affrontata dalla pronunzia in commento si concentra sulla possibilità o meno di ammettere il no-index planetario che secondo Google a causa della sua extraterritorialità potrebbe implicare la violazione delle leggi di altri Stati. La Corte come sappiamo conclude che ove vi sia l'opportunità di ottenere un ordine rettificativo, non è giusto negare all'istante la portata extraterritoriale dell'ingiunzione cautelare necessaria per rendere efficace il rimedio e garantire così il principio di effettività della tutela. Viene evidenziato altresì che ogni Stato interessato dalla deindicizzazione si trova giuridicamente allineato alla pronunzia de quo tesa ad evitare la violazione della proprietà intellettuale. Inoltre aggiunge la Corte che il bilanciamento delle posizioni tra Google e la società istante si conclude a favore di quest'ultima. Google, obbligata al delisting globale, praticamente non spende quasi nulla mentre la danneggiata è obbligata a ulteriormente sopportare i gravi pregiudizi inflitti dall'azienda pirata senza possibilità di successo perché la violazione si protrae, allocata in siti visibili da tutte le estensioni non canadesi del motore di ricerca. Tentiamo per sommi di capi di seguire il ragionamento della Suprema Magistratura. Tesi del Giudice Relatore Abella J Il Giudice Relatore Abella J. sintetizza l'essenza del caso in questi termini «[1] La questione in questo appello è se può essere ordinato a Google, in attesa di una prova, di de-indicizzare globalmente i siti web di un'azienda che, in violazione di diversi ordini giudiziali, sta utilizzando tali siti web per vendere illegalmente i frutti della proprietà intellettuale di un'altra società. La risposta trova collocazione nella giurisprudenza classica sui provvedimenti cautelari c'è un problema serio da provare vi sarebbero danni irreparabili se l'ingiunzione cautelare non venisse concessa occorre procedere al bilanciamento degli interessi per verificare il favore per la concessione o per il rifiuto del provvedimento cautelare. In definitiva, la questione è se la concessione dell'ingiunzione potrebbe essere giusta ed equa in tutte le circostanze del caso». The judgment of McLachlin C.J. and Abella, Moldaver, Karakatsanis, Wagner, Gascon and Brown JJ. was delivered by ABELLA J.— [1] The issue in this appeal is whether Google can be ordered, pending a trial, to globally de-index the websites of a company which, in breach of several court orders, is using those websites to unlawfully sell the intellectual property of another company. The answer turns on classic interlocutory injunction jurisprudence is there a serious issue to be tried would irreparable harm result if the injunction were not granted and does the balance of convenience favour granting or refusing the injunction. Ultimately, the question is whether granting the injunction would be just and equitable in all the circumstances of the case. La Suprema Corte del Canada di fronte al falso problema propugnato da Google dell'inammissibilità della deindicizzazione globale a causa della relativa extraterritorialità che provocherebbe violazioni dei diritti di altri Stati sceglie la via dell'equità in quanto unico modo per evitare pregiudizi irreparabili e soprattutto per garantire il sacrosanto principio dell'effettività della tutela. Principio invocato anche dal Tribunal de Grande Istance di Parigi e dal Garante Privacy francese quando hanno inflitto a Google l'applicazione del diritto all'oblio planetario. Il Giudice Relatore Abella J. esprime parere favorevole all'emissione di un'ingiunzione cautelare planetaria nei confronti di Google sebbene sia un terzo rispetto alla causa tra le aziende in lite principalmente perché questo costituisce l'unico modo per impedire un danno irreparabile «[20] La Corte d'Appello della British Columbia ha respinto l'appello di Google 386 D.L.R. 4 224 . Groberman J.A. ha accettato la conclusione di Fenlon J. di avere giurisdizione su Google in quanto soggetto stabilito e di poter quindi emettere un ordine con effetto extraterritoriale. Ha altresì convenuto che i tribunali per facoltà intrinseca al potere di jurisdiction potrebbero concedere in via equitativa provvedimenti cautelari perfino contro terzi. Dato che emettere un'ingiunzione cautelare contro Google era l'unico modo pratico per impedire a Datalink di violare i vari ordini del tribunale e poiché non esistevano problemi identificabili di infrangere il rispetto reciproco tra Stati o di libertà d'espressione che avrebbero potuto impedire la concessione di tale ordine, l'istanza di ingiunzione cautelare è stata accolta». [20] The Court of Appeal of British Columbia dismissed Google’s appeal 386 D.L.R. 4th 224 . Groberman J.A. accepted Fenlon J.’s conclusion that she had in personam jurisdiction over Google and could therefore make an order with extraterritorial effect. He also agreed that courts of inherent jurisdiction could grant equitable relief against non-parties. Since ordering an interlocutory injunction against Google was the only practical way to prevent Datalink from flouting the court’s several orders, and since there were no identifiable countervailing comity or freedom of expression concerns that would prevent such an order from being granted, he upheld the interlocutory injunction. Il giudice relatore Abella sintetizza in modo magistrale la ratio alla base della sentenza quando afferma che «non c'è equità nell'ordinare un'ingiunzione cautelare che non ha prospettiva realistica di prevenire danni irreparabili. . L'unico modo per garantire che l'ingiunzione cautelare abbia raggiunto il suo obiettivo è quello di applicarla dove Google opera ovvero a livello globale». «[ 41] Sono d'accordo. Il problema in questo caso sta avvenendo on line e in tutto il mondo. Internet non ha confini il suo habitat naturale è globale. L'unico modo per garantire che l'ingiunzione cautelare abbia raggiunto il suo obiettivo è quello di applicarla dove Google opera ovvero a livello globale. Come ha rilevato Fenlon J., la maggior parte delle vendite di Datalink si svolgono al di fuori del Canada. Se l'ingiunzione fosse limitata al solo Canada o a google.ca, come suggerisce Google, dovrebbe essere il rimedio privato della sua capacità di prevenire danni irreparabili. Gli acquirenti al di fuori del Canada potrebbero facilmente continuare ad acquistare dai siti web di Datalink e gli acquirenti canadesi potrebbero facilmente trovare i siti web di Datalink anche se questi siti sono stati de-indicizzati su google.ca. Google continuerebbe ad agevolare la violazione di Datalink dell'ordine della corte che gli aveva impedito di svolgere attività su Internet. Non c'è equità nell'ordinare un'ingiunzione cautelare che non ha prospettiva realistica di prevenire danni irreparabili». [41] I agree. The problem in this case is occurring online and globally. The Internet has no borders — its natural habitat is global. The only way to ensure that the interlocutory injunction attained its objective was to have it apply where Google operates — globally. As Fenlon J. found, the majority of Datalink’s sales take place outside Canada. If the injunction were restricted to Canada alone or to google.ca, as Google suggests it should have been, the remedy would be deprived of its intended ability to prevent irreparable harm. Purchasers outside Canada could easily continue purchasing from Datalink’s websites, and Canadian purchasers could easily find Datalink’s websites even if those websites were de-indexed on google.ca. Google would still be facilitating Datalink’s breach of the court’s order which had prohibited it from carrying on business on the Internet. There is no equity in ordering an interlocutory injunction which has no realistic prospect of preventing irreparabile harm. Obiezioni di Google. Le obiezioni dei giudici dissenzienti e di Google alla tesi esposta non trovano conferma nel Collegio della Corte Suprema del Canada che a maggioranza avalla il pensiero del Giudice Relatore Abella J. Google sostiene principalmente che l'ingiunzione cautelare planetaria non sia ammissibile perché potrebbe impattare negativamente sui rapporti di reciproco rispetto tra Stati sovranità territoriale e giurisdizionale e forzare lo stesso motore di ricerca a violare dei diritti in qualcuno degli Stati stranieri in cui si ripercuote l'efficacia del no-index globale. La Suprema Corte obietta che si tratta di tesi puramente teoriche. Nei fatti, se l'applicazione del delisting producesse contrasto o violazione di diritti indigeni , Google potrebbe subito rimediare chiedendo alla Corte canadese una modifica per quel determinato Paese. Viene evidenziato inoltre che ogni Stato interessato dalla deindicizzazione si trova giuridicamente allineato alla pronunzia de quo tesa ad evitare la violazione della proprietà intellettuale. Inoltre aggiunge la Corte che il bilanciamento delle posizioni tra Google e la società istante si conclude a favore di quest'ultima. Google è obbligata al delisting globale che praticamente non costa quasi nulla mentre la danneggiata è obbligata a ulteriormente sopportare i gravi pregiudizi inflitti dall'azienda pirata senza possibilità di successo perché la violazione continua, allocata in siti visibili da tutte le estensioni non canadesi del motore di ricerca. Si cita di seguito il testuale ragionamento della Corte Suprema del Canada. Pag.8 «l'argomento di Google secondo cui un'ordinanza globale violerebbe la comunità internazionale perché è possibile che l'ordine non potrebbe essere ottenuto in una giurisdizione straniera, o che la conformità con essa avrebbe la conseguenza che Google violasse le leggi di tale giurisdizione, è teorica. Se Google ha la prova che il rispetto di tale provvedimento richiederebbe di violare le leggi di un'altra giurisdizione, incluso il rischio di interferire con la libertà di espressione, è sempre libero di chiedere ai tribunali del Canada provincia denominata Columbia Britannica di variare l'ordine cautelare di conseguenza. Ad oggi, Google non ha fatto alcuna applicazione. In assenza di una fondazione di prova e dato il diritto di Google a cercare un ordine rettificativo, non è giusto negare a E la portata extraterritoriale necessaria per rendere efficace il rimedio, o addirittura di mettere l'onere su di esso di dimostrare, paese per paese, dove un tale ordine è legalmente ammissibile». Pag. 9 «. In verità, poiché l'ingiunzione mondiale è l'unico modo efficace per attenuare il danno a E in attesa della prova, l'unico modo per conservare la posizione di E stessa in attesa della risoluzione del contenzioso sottostante, e poiché qualsiasi danno alla sovranità territoriale da parte di Google è minimo o inesistente, l'ingiunzione cautelare dovrebbe essere accolta». «[43] Né l'effetto mondiale dell'ingiunzione sposta il bilanciamento degli interessi a favore di Google. L'ordine non richiede che Google intraprenda qualcosa nel mondo, richiede che intraprenda qualcosa solo quando il suo motore di ricerca è controllato. Il controllo sul funzionamento degli algoritmi che governano il motore di ricerca è qualcosa che Google ha riconosciuto che può fare e che fa con relativa facilità. Non esiste pertanto per Google nessun danno che possa essere classificato come inconveniente derivante dalla portata globale dell'ordine». Pag. 8, Google’s argument that a global injunction violates international comity because it is possible that the order could not have been obtained in a foreign jurisdiction, or that to comply with it would result in Google violating the laws of that jurisdiction, is theoretical. If Google has evidence that complying with such an injunction would require it to violate the laws of another jurisdiction, including interfering with freedom of expression, it is always free to apply to the British Columbia courts to vary the interlocutory order accordingly. To date, Google has made no such application. In the absence of an evidentiary foundation, and given Google’s right to seek a rectifying order, it is not equitable to deny E the extraterritorial scope it needs to make the remedy effective, or even to put the onus on it to demonstrate, country by country, where such an order is legally permissible Pag.9 . On balance, since the world-wide injunction is the only effective way to mitigate the harm to E pending the trial, the only way, in fact, to preserve E itself pending the resolution of the underlying litigation, and since any countervailing harm to Google is minimal to non-existent, the interlocutory injunction should be upheld. [43] Nor does the injunction’s worldwide effect tip the balance of convenience in Google’s favour. The order does not require that Google take any steps around the world, it requires it to take steps only where its search engine is controlled. This is something Google has acknowledged it can do — and does — with relative ease. There is therefore no harm to Google which can be placed on its “inconvenience” scale arising from the global reach of the order. Giurisprudenza internazionale a fondamento della tesi del Relatore. Il Giudice Relatore indica la giurisprudenza internazionale a fondamento della propria tesi sull'ammissibilità dell'ingiunzione cautelare planetaria. «[39] Groberman J.A. ha sottolineato il sostegno internazionale di questo approccio Ho notato che i tribunali di molte altre giurisdizioni hanno ritenuto necessario, nel contesto degli ordini contro gli abusi di Internet, pronunciare ordini che hanno effetti internazionali. Alcuni di questi casi sono citati negli argomenti della [Federazione Internazionale delle Associazioni dei Produttori di Film e della Federazione Internazionale dell'industria fonografica], tra cui APC v. Auchan Telecom, 11/60013, Sentenza 28 novembre 2013 Tribunal de Grande Instance de Paris McKeogh v. Doe Irish High Court, causa 20121254P Mosley v. Google, 11/07970, Sentenza 6 novembre 2013 Tribunal de Grande Instance de Paris Max Mosley v. Google vedi Caso di legge, tribunale distrettuale di Amburgo Max Mosley contro Google Inc. in linea Inform's Blog https //inforrm.wordpress.com/ 2014/02/05 / case-law-hamburg-district di Google-Spagna-SL, Google Inc. contro Agencia Española de Protección de Datos , Mario Costeja González, C-131/12 [2014], CURIA». [39] Groberman J.A. pointed to the international support for this approach I note that the courts of many other jurisdictions have found it necessary, in the context of orders against Internet abuses, to pronounce orders that have international effects. Several such cases are cited in the arguments of [International Federation of Film Producers Associations and International Federation of the Phonographic Industry], including APC v. Auchan Telecom, 11/60013, Judgment 28 November 2013 Tribunal de Grande Instance de Paris McKeogh v. Doe Irish High Court, case no. 20121254P Mosley v. Google, 11/07970, Judgment 6 November 2013 Tribunal de Grande Instance de Paris Max Mosley v. Google see Case Law, Hamburg District Court Max Mosley v. Google Inc. online Inform’s Blog https //inforrm.wordpress.com/ 2014/02/05/case-law-hamburg-district-court-max-mosley-v-google-inc-google-go-down-again-this-time-in-hamburg-dominic-crossley/ and ECJ Google Spain SL, Google Inc. v. Agencia Española de Protección de Datos, Mario Costeja González, C-131/12 [2014], CURIA.