Gentleman’s agreement elettorale fra gli avvocati italiani: tra mediazione, congelatore e caldarroste

In data 2 febbraio 2013 è entrata in vigore la legge 31 dicembre 2012, n. 247 Nuova disciplina dell’ordinamento della professione forense che modifica in modo sostanziale il regime dell’iscrizione alla Cassa di Previdenza e Assistenza Forense.

In particolare, l’art. 21, comma 8, dispone che l’iscrizione agli Albi comporta la contestuale iscrizione alla Cassa Nazionale di Previdenza e Assistenza Forense e quindi l’iscrizione a Cassa Forense, già prevista obbligatoriamente per tutti gli iscritti agli Albi che esercitano la professione con carattere di continuità – cioè raggiungano prefissati limiti minimi di reddito e di volume d’affari professionali – viene ora fatta coincidere con il momento dell’iscrizione agli Albi, a prescindere da tali parametri reddituali. Dibattito aperto. Si è aperto il dibattito se la legge appena citata comporti l’iscrizione d’ufficio o se sia pur sempre richiesta la domanda così come previsto dal regolamento di Cassa Forense. Nel comunicato ufficiale pubblicato sul sito, Cassa Forense sembra privilegiare la tesi dell’iscrizione d’ufficio pur dando atto che, in attesa dell’emanando regolamento previsto dal comma 9 dell’art. 21 e della sua approvazione da parte dei Ministeri vigilanti, Cassa Forense non richiederà il pagamento di alcun contributo minimo previdenziale da parte degli iscritti agli Albi che non siano iscritti alla Cassa alla data del 1° febbraio 2013. Il Presidente di Cassa Forense ha indetto le elezioni per il rinnovo del Comitato dei Delegati successivamente alla pubblicazione della legge 247/2012 chiamando gli iscritti alle urne per novembre 2013. L’intervento del Ministero del Lavoro. Di qui l’intervento del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, con la nota dd. 3 giugno 2013, con la quale è stata contestata qualsivoglia prorogatio per gli organi collegiali con invito a Cassa Forense ad assumere ogni possibile iniziativa atta a ristabilire coerenza delle attività organizzative rispetto alla disciplina normativa di riferimento onde evitare ogni eventuale rischio di prossima ingovernabilità. Il Presidente di Cassa Forense ha quindi anticipato la tornata elettorale da novembre 2013 a settembre 2013. Con la successiva nota del 20 giugno 2013, sempre cliccabile nell’allegato, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha sostanzialmente congelato gli organi collegiali, invitati alla mera gestione amministrativa quotidiana di stretta e improcrastinabile competenza degli uffici. In questi giorni si stanno formando le liste elettorali che dovranno essere depositate, improrogabilmente, entro l’11 luglio 2013. Sarebbe opportuno che tutti i responsabili di questa situazione di prorogatio illegittima e congelamento dei poteri si facessero da parte anziché riproporsi nell’imminente normata elettorale. 60mila avvocati un problema da affrontare. Detto questo, resta da affrontare il problema dei 60mila avvocati che non essendo iscritti in Cassa Forense al momento dell’indizione delle elezioni non potranno partecipare alla tornata elettorale. Comunque vadano le elezioni è prevedibile che dal congelatore si passerà alle caldarroste e non vedo francamente vie d’uscita legali se non il ricorso, in mediazione, a un gentleman’s agreemen fra gli avvocati con lo scopo di evitare di ingolfare Cassa Forense in un contenzioso di natura elettorale dagli esiti quanto mai incerti. È evidente, infatti, che se prevarrà la tesi dell’iscrizione ope legis sulla base dell’art. 21, della legge 247/2012 i 60mila avvocati dovevano essere considerati iscritti ope legis in Cassa Forense e quindi sarebbe stato conculcato il loro diritto al voto. Se dovesse invece prevalere la tesi, che io sostengo, e cioè quella dell’iscrizione comunque a domanda, il problema sarebbe superato. Vale la pena di correre questo rischio tenuto conto che il nuovo Comitato dei Delegati sarà chiamato a degli adempimenti importanti, prima di tutto l’approntamento del regolamento previsto sempre dall’art. 21 per organizzare l’entrata contributiva di questi 60mila Colleghi titolari di redditi e volumi di affari al di sotto di quella che era la soglia minima per far scattare l’obbligatorietà dell’iscrizione? Non credo proprio che un duro contenzioso elettorale risponda agli interessi dell’Avvocatura italiana che ha in Cassa Forense il suo unico bene il quale, al di la delle persone che possono essere congelate e poi passare, rimane e la cui integrità deve essere salvaguardata siccome patrimonio di tutti, di chi c’è ma anche di coloro che si apprestano ad entrare o che sono già entrati. Il patto tra gentiluomini Ho lanciato questo tema su facebook e la risposta più convincente mi sembra quella data dal Collega Domenico Monterisi per il quale sarebbe necessario un patto tra gentiluomini ma ce ne sono ancora? nel senso che gli eletti alla prossima tornata elettorale di settembre 2013 starebbero in carica un anno per approvare il regolamento ex art. 21 per poi dimettersi e andare al voto insieme ai nuovi iscritti. È una soluzione di buon senso che dovrebbe trovare tutti d’accordo in una sorta di mediazione collettiva se avessimo davvero a cuore il bene della nostra Fondazione e soprattutto la cultura della mediazione. Diversamente sarà un autunno di caldarroste, senza alcun vantaggio per gli iscritti se non dei bimbi son la cuccagna e mi chiamo la castagna .