Patrimonio immobiliare in eredità all’uomo: mal sfruttato, forse, ma fondamentale per l’assegno divorzile

Nessun dubbio sulla valutazione del peso specifico da assegnare all’eredità paterna ricevuta dall’uomo nel pieno della convivenza matrimoniale. Ci si trova di fronte a un ricco patrimonio immobiliare, tanto da poter parlare di famiglia agiata. E questa valutazione non può non essere tenuta in considerazione sul fronte economico nel post rottura del rapporto coniugale.

Convivenza matrimoniale prima, rottura definitiva poi vincolo sciolto. Ma resta da risolvere, come sempre, la questione economica Punto di riferimento è il tenore di vita familiare, effettivo ma anche potenziale, da valutare pure alla luce delle prebende ricevute dall’uomo, in questo caso in eredità durante il rapporto coniugale Cassazione, ordinanza n. 15748/2013, Sesta Sezione Civile, depositata oggi . Salasso. Assolutamente gravoso il carico economico poggiato sulle spalle dell’uomo, a chiusura del procedimento di divorzio dalla moglie. Da una rapida lettura delle decisioni dei giudici sia di primo che di secondo grado emerge, difatti, che l’uomo è obbligato a versare assegno mensile di 700 euro per una figlia maggiorenne, convivente con la madre assegno mensile di 1000 euro per gli altri figli minori assegno mensile di 300 euro per la moglie . E, a corredo, viene anche stabilita la assegnazione della casa coniugale alla madre . Ma è soprattutto il contributo riconosciuto a favore della donna a scatenare la reazione dell’uomo, che sceglie di ricorrere in Cassazione, contestando in maniera dura il quantum stabilito dai giudici di secondo grado e accendendo i riflettori sulla situazione patrimoniale della famiglia, all’epoca, è ovvio, della convivenza matrimoniale. Reale e virtuale. Naturale, logico, doveroso avere come riferimento il tenore di vita , per valutare attentamente il peso’ dell’ assegno divorzile . Epperò, aggiungono i giudici della Cassazione, il tenore di vita da prendere in considerazione non è solo quello in atto, ma pure quello potenziale . Tale visione si attaglia perfettamente alla vicenda perché il nodo gordiano è rappresentato dalla eredità paterna che pervenne al marito durante la convivenza matrimoniale , mentre la separazione fu successiva . Secondo l’uomo, i beni immobili ereditati erano all’inizio scarsamente produttivi di reddito , ma, ribattono i giudici proprio nell’ottica del tenore di vita potenziale , evidentemente il notevole patrimonio ereditato poteva essere messo a frutto, ovvero parzialmente alienato per far fronte ai bisogni familiari . Non a caso, viene ricordato, già i giudici di merito avevano parlato di condizione agiata della famiglia Evidentemente, quindi, il tenore di vita da avere come riferimento per quantificare l’assegno divorzile non può non tener conto di quella ricca eredità . E questa ottica, espressa già dai giudici di primo e di secondo grado, viene condivisa, ora, anche dai giudici della Cassazione, i quali confermano in toto le decisioni della Corte d’Appello, a partire proprio dall’assegno a favore della donna.

Corte di Cassazione, sez. VI Civile, ordinanza 19 febbraio 24 giugno 2013, n. 15748 Presidente Di Palma Relatore Dogliotti In fatto e in diritto In un procedimento di divorzio tra R.G.U. e B.S., il Tribunale di Urbino, con sentenza 9 marzo 2007, dispone affidamento condiviso dei figli minori, con collocamento presso la madre, assegnazione della casa coniugale alla madre stessa, assegno mensile, a carico del padre, di . 700,00 per una figlia maggiorenne, convivente con la madre, di . 1.000,00 per gli altri figli minori, e di . 300,00, ancora a carico del R., per la moglie. La Corte di Appello di Ancona, con sentenza del 5 agosto 2009, conferma le statuizioni del Tribunale. Ricorre per cassazione il marito. Resiste con controricorso e propone ricorso incidentale la moglie. Quanto al ricorso principale, in relazione all’assegno per la moglie, non si ravvisa violazione di legge, in ordine alla quale del resto non si svolge censura adeguata. Il ricorrente finisce per introdurre elementi di fatto, in contrasto con le indicazioni della sentenza impugnata, sorretta da motivazione adeguata e non illogica. Va precisato che, per giurisprudenza consolidata, l’assegno va rapportato al tenore di vita goduto in costanza di matrimonio, ma indice di tale tenore può essere l’attuale disparità reddituale dei coniugi per tutte, Cass. n. 2156/2010 . E’ pacifico tra le parti che l’eredità paterna pervenne al marito durante la convivenza matrimoniale la separazione fu successiva , anche se questi afferma che i relativi beni immobili erano all’inizio scarsamente produttivi di reddito. Va precisato che il tenore di vita cui deve tendere l’assegno divorzile, non è solo, quello in atto, ma pure quello potenziale evidentemente il notevole patrimonio ereditato poteva essere messo a frutto ovvero parzialmente alienato per far fronte ai bisogni famigliari palesemente, anche in relazione ad esso, la Corte di merito parlava di condizione agiata della famiglia . Altrettanto pacifico in causa il divario reddituale tra marito e moglie. E’ appena il caso di precisare che non può effettuarsi una comparazione tra i regimi di separazione e divorzio, stante la differenza nei presupposti, natura, e caratteri dei due assegni per tutte, Cass. n. 18433/2010 . Quanto alla richiesta di corrispondere assegno direttamente alla figlia maggiorenne, va precisato che giurisprudenza consolidata, anche dopo l’entrata in vigore dell’art. 155 quinquies c.c., ritiene legittimato alla richiesta il genitore convivente con il figlio maggiorenne salvo evidentemente diversa scelta dello stesso, nella specie non manifestata esplicitamente , pacifica essendo in causa tale convivenza anche se la figlia, per ragioni di studio, non sarebbe - secondo il ricorrente principale - stabilmente dimorante con la madre tra le altre, Cass. n. 11828 del 2009 . Quanto al mantenimento dei figli minori, con motivazione adeguata e non contraddittoria, la Corte di merito afferma che l’importo dell’assegno tiene conto della loro crescita e delle loro aumentate esigenze si pensi anche soltanto a quelle di studio . Quanto al ricorso incidentale, con motivazione adeguata, seppur stringata, il giudice a quo esclude un aumento dell’assegno divorzile, considerando l’entità del reddito del marito e la corresponsione, a suo carico, di assegno per i figli. Circa la decorrenza degli assegni, non è ben chiaro se la domanda si riferisca anche all’assegno per la moglie o soltanto a quello per i figli. Il ricorso appare al riguardo non autosufficiente, in quanto la ricorrente incidentale non chiarisce se e quando le relative domande siano state formulate in primo grado o in appello, limitandosi a richiamare le conclusioni di appello. Vanno pertanto rigettati entrambi i ricorsi. Il tenore della decisione richiede la compensazione delle spese. P.Q.M. La Corte rigetta il ricorso principale e quello incidentale compensa le spese del presente giudizio. In caso di diffusione del presente provvedimento, omettere generalità ed atti identificativi, a norma dell’art. 52 D.lgs. 196/03, in quanto imposto dalla legge.