Al Comitato dei Delegati del 24 ottobre p.v. sarà posto in approvazione il report con le modalità per la gestione del patrimonio mobiliare ed immobiliare di Cassa Forense. Tuttavia, sono necessarie due premesse in fatto
Come detto, sono necessarie due premesse in fatto a secondo il codice di autoregolamentazione in tema di gestione e controllo del rischio emanato dall’ADEPP, Associazione che raggruppa tutte le Casse professionali, i processi di investimento devono individuare i soggetti coinvolti, i relativi poteri e soprattutto le responsabilità nonché i flussi procedurali secondo una modalità sistematica e vincolante. Le Casse dovranno poi investire il proprio patrimonio perseguendo l’obiettivo di minimizzare i fattori di rischio che dovrà essere valutato ex ante e ex post, secondo idonei indicatori di criteri di misurazione standard. Le Casse dovranno, poi, definire i limiti di garanzia qualitativi e/o quantitativi agli investimenti nelle singole asset class e predisporre una reportistica che individui criteri comuni di quantificazione dei valori e dei rendimenti sia immobiliari sia mobiliari. Tale reportistica verrà univocamente utilizzata per le comunicazioni alle diverse autorità di vigilanza. b sotto le presidenze Scocozza, Rosa, Ubertini e Bagnoli, Cassa Forense ha avviato la gestione del cash plus interna ed esterna per valutare l’efficienza della gestione interna rispetto alla gestione esterna in altre parole più semplici per accertare se in Cassa Forense vi erano le capacità professionali per la gestione interna del patrimonio, sia mobiliare che immobiliare. Alla pag. 293 del bilancio consuntivo del 2011 è dato leggere “In merito alle gestioni cash plus avviate in data 01.09.2010, si evidenzia che alla data del 31.12.2011 i rendimenti della gestione diretta ed esterna risultano essere rispettivamente pari a – 5,21% e – 0,66% contro un risultato target pari a 3,45%” La gestione non è andata bene nemmeno nel 2012 e, giustamente, è stata chiusa. Nel mio articolo “Ecco una lettura lungimirante dello schema di bilancio consuntivo al 31 dicembre 2011 di Cassa Forense”, qui pubblicato il 22 giugno 2012, scrivevo che É vero che la gestione diretta si riferisce a 30 posizioni mentre la gestione esterna Schroders si riferisce a 84 posizioni però il confronto dopo un anno di gestione depone per l’incapacità della gestione interna di traguardare i risultati della gestione esterna, il che deve portare sia il Comitato dei Delegati che il Consiglio di Amministrazione ad una attenta riflessione sul futuro anche in un ottica di sinergia con le strutture finanziarie delle altre Casse o quantomeno di Casse similari. Occorre fare squadra con altri Enti per fare sistema specialmente in anni di gravissima congiuntura economica per diminuire le spese generali e aumentare la produttività. In altri scritti ho documentato i risparmi di spesa che si potrebbero ottenere dal semplice fare squadra con altri Enti. Come dice J.M.KEYNES la difficoltà non risiede nelle nuove idee ma nel liberarsi delle vecchie! Delle due l’una o l’esperimento del cash plus è stato inutile o, preso atto dei deludenti risultati ottenuti, si imponevano altre considerazioni organizzative rispetto a quelle che sono state fatte. Ed infatti non mi risulta che Cassa Forense si sia munita di professionalità del settore ma ha semplicemente elevato al ruolo di responsabile dell’ufficio investimenti il dirigente che aveva gestito in prima persona l’operazione cash plus con la conseguenza che l’unica professionalità di spessore che opera in Cassa Forense dirigente del servizio contabilità e finanza dal regolamento in questione viene relegata ad un ruolo secondario compiutamente descritto nell’allegato b potendosi occupare soltanto delle gestione di impiego temporaneo della liquidità. Si procede quindi nella gestione anche interna del patrimonio mobiliare nonostante quanto accertato sopra affidando poi allo stesso ufficio investimenti anche la valutazione del rischio ex ante degli investimenti che invece andrebbe ricondotto ad un advisor autonomo così evitando di accentrare nello stesso ruolo di chi fa la proposta anche il controllo ex ante. Il problema è proprio quello del controllo ex ante perché non c’è nessun controllo soprattutto sulla ormai enorme mole di OICR. La ormai prossima previsione normativa di una banca depositaria unica dovrà portare anche Cassa Forense ad una scelta strategica fondamentale tra due modelli inconciliabili tra di loro e cioè il modello fondi pensione negoziali e il modello piattaforma di investimento. Per contro nell’attività immobiliare, asset class significativa nella pianificazione degli investimenti, si è dato corso ad un’operazione finanziaria di indubbio rilievo, se non altro per i volumi coinvolti 1 miliardo di euro ovvero l’avvio del fondo immobiliare chiuso dedicato a Cassa Forense e denominato “Fondo Cicerone”. Fondo Cicerone. Il Fondo Immobiliare Cicerone è stato fortemente voluto dal management della Cassa per contemperare due esigenze - ottimizzare il patrimonio immobiliare già esistente - diversificare gli investimenti diretti in Italia e nell’area Euro, ovvero in Paesi appartenenti all’Unione Europea e in Svizzera. Fondo Cicerone è un fondo misto costituito per circa il 50% dall’apporto e per circa il 50% di liquidità per un ammontare complessivo di circa un miliardo di Euro. È stato nominato il Comitato consuntivo costituito da 5 membri ovvero dall’avv. Nuncio Luciano, presidente, dall’avv. Santi Geraci, vice presidente vicario, dall’avv. Militi, vice presidente, dall’avv. Alberto Bagnoli, past presidente, e dal prof. Giannotti, professore universitario in economia degli intermediari finanziari specializzato in fondi immobiliari. Fatta questa premessa, ritengo che la gestione mobiliare interna richieda - la separazione tra la proposta e il controllo ex ante e la organizzazione di un robusto e autonomo controllo ex ante - l’affiancamento del Comitato investimenti con una professionalità di spessore, così com’è avvenuto per il Fondo Cicerone, possibilità prevista perché il Consiglio di Amministrazione potrà chiamare a partecipare, senza diritto di voto, uno o più esperti esterni indipendenti. A mio giudizio, occorre poi rivedere la composizione del Comitato investimenti da quella del Consiglio di Amministrazione. Nello schema di regolamento si prevede l’istituzione da parte del Consiglio di Amministrazione del Comitato investimenti, composto dal presidente della Cassa, da 3 membri del Consiglio di Amministrazione, dal direttore generale, dal responsabile dell’ufficio investimenti e dal responsabile dell’ufficio patrimonio che fa capo poi al medesimo direttore generale. Poiché l’amministrazione e la gestione del patrimonio sono di competenza del Consiglio di Amministrazione ne consegue che il Comitato investimenti così come composto verrebbe ad assumere un ruolo amplificato, di fatto, in grado di prevalere nelle decisioni del Consiglio di Amministrazione. Non vedrei male nel Comitato investimenti anche la presenza di un delegato dotato di particolari competenze in materia finanziaria per esempio il coordinatore della Commissione bilancio.
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