È contro l'ordine pubblico utilizzare simboli di dispotismo, anche solo per griffare le creazioni di uno stilista.
Il Tribunale dell'Unione europea, nella causa T-232/2010, ha stabilito che lo stemma dell'ex Unione sovietica, come tutti i simboli di dispotismo, non può essere registrato come marchio comunitario.Il caso. Una società, legata alle attività internazionali di uno stilista russo, aveva chiesto la registrazione come marchio comunitario della sua griffe, raffigurante la falce, il martello e la stella a cinque punte emblema dell'ex Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L'ufficio per l'armonizzazione del mercato interno Uami respingeva la domanda rifacendosi alla normativa e alla prassi amministrativa di alcuni Stati membri, cioè Ungheria, Lettonia e Repubblica Ceca. La società interessata, allora, ha fatto ricorso al Tribunale dell'Unione europea perché annullasse tale decisione.L'utilizzo di simboli di dispotismo è contrario all'ordine pubblico. Il Tribunale europeo considera il marchio di cui si richiede la registrazione, contrario all'ordine pubblico e al buon costume nella percezione del pubblico di riferimento.È sufficiente che il malessere sia percepito anche solo da uno Stato membro. I giudici Ue hanno, pertanto, ritenuto corretta la decisione dell'Uami sostenendo che la sua registrazione come marchio deve essere negata anche se questo è contrario all'ordine pubblico e al buon costume soltanto in uno Stato membro . Infatti - prosegue il Tribunale - il simbolo della falce e martello con la stella a cinque punte sarebbe stato percepito come contrario all'ordine pubblico e al buon costume da una parte rilevante delle persone che vivono in quella parte dell'Europa, un tempo assoggettata al regime sovietico.Lo stilista dovrà cambiare griffe. Il rigetto del ricorso porta alla condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali.