Un manifesto per un welfare forense equo e sostenibile

Sventato il tentativo di un uso elettorale delle emergenze contingenti 56.000 avvocati circa iscritti all’Ordine ma non iscritti in Cassa Forense, articolo 21 commi 8 e 9 della legge 247/2012 , dobbiamo occuparci sin da subito delle prossime elezioni del Comitato dei Delegati di Cassa Forense, indette per novembre 2013, perche è l’unico bene dell’Avvocatura italiana da salvaguardare e potenziare.

Le modifiche statutarie in corso di esame ai Ministeri vigilanti regolamento elettorale e statuto della Fondazione introducono, tra il resto, l’ineleggibilità per chi abbia già svolto tre mandati in Cassa Forense. Io, con altri, sono tra questi. Ebbene applichiamo sin da subito questo principio a prescindere dalla sua approvazione ministeriale. Comunque sia io, pur potendolo fare, non mi candiderò e mi auguro che anche gli altri facciano altrettanto. Dobbiamo mandare in Cassa Forense giovani, donne e uomini in egual misura a prescindere dalle quote rosa, perché questa è la composizione attuale dell’Avvocatura italiana che deve essere rappresentata quindi in egual misura. Giovani competenti in previdenza e finanza come criterio selettivo. Se vogliamo riscrivere insieme il patto intergenerazionale per un welfare forense equo e sostenibile per tutti, è mia convinzione che dobbiamo privilegiare la generazione di età compresa fra i 40 e i 50 anni perché ormai stabilizzata nella professione forense, carica di vitalità, lontana dal pensionamento e quindi più refrattaria ai condizionamenti personali. Il nuovo management che uscirà, qualsiasi prorogatio oggi sarebbe un lusso che non ci possiamo permettere e dico questo avendo io avuto circa due anni di prorogatio, dovrà ridisegnare sia la struttura sia la mission previdenziale e assistenziale di Cassa Forense per consentire a ciascun avvocato di esserci con le sue speranze, con i suoi dubbi, con le sue sicurezze, dal più ricco al più povero in termini reddituali perché la differenza non si misura sul censo ma sulla professionalità e quindi sulla competenza. Ci vuole un salto di qualità. No ai pensionati e ai pensionandi che già godono della protezione del sistema fondato sui diritti quesiti e sul pro rata temporis che imporrebbero però una riflessione in chiave di equità, cuius commoda eius incommoda come si suol dire! E se ve lo dice un pensionando a brevissimo ci dovreste credere evitando polemiche che non servono allo scopo. Chi vuole essere lungimirante in previdenza deve saper guardare non indietro come è portato istintivamente a fare il pensionato ma molto avanti, senza pregiudizi di sorta. Postulare «il futuro è dei giovani» e poi indugiare nella stanza dei bottoni finché morte non ci separi, è la negazione del postulato appena affermato. I pensionati e i pensionandi possono offrire la loro esperienza senza pretendere poltrone o strapuntini. Vogliamo davvero cambiare? Sottoscriviamo questo manifesto elettorale, Quae non prosunt singula, multa iuvant. Come ha recentemente chiosato qualcuno «rendiamo trasparenti i camaleonti». Qui il comunicato Cassa Forense pubblicato l’11 febbraio 2013

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