Il Consiglio dei Ministri di mercoledì 23 luglio ha approvato un primo schema di decreto legislativo, che verrà sottoposto ora alle Commissioni parlamentari per l’approvazione, in cui viene proposta una riduzione dei termini per la stipulazione dei contratti pubblici ed una semplificazione delle verifiche antimafia delle imprese che dovranno compiere i lavori.
Prima approvazione. Nel Consiglio dei Ministri di mercoledì 23 luglio, è stato approvato, in un primo esame preliminare, uno schema di decreto legislativo che va ad integrare e correggere le disposizioni del Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, oltre ad introdurre delle nuove disposizioni in materia di documentazione. Il testo passa ora alle Commissioni parlamentari, che dovranno rendere il proprio parere favorevole entro 45 giorni, per poi tornare in mano al Governo, che darà il via libera definitivo. La materia su cui si è intervenuti riguarda i contratti pubblici e le relative procedure di rilascio della certificazione e di interdittiva antimafia da parte degli uffici delle prefetture sul territorio. Tempi più ridotti. Vengono ridotti i giorni entro cui le pubbliche amministrazioni possono stipulare i contratti da 45 a 30. Entro questo periodo, i prefetti dovranno rilasciare le comunicazioni antimafia, con la possibilità, comunque, di effettuare dei controlli anche in seguito. Perciò, qualora le prefetture non siano state in grado di emanare tempestivamente la certificazione, il contratto potrà in ogni caso essere stipulato, scaduto il termine dei 30 giorni. Nell’eventualità che dai controlli ex post emergano «situazioni ostative», il contratto potrà essere risolto. In più, nei casi d’urgenza, la stazione appaltante potrà procedere subito alla stipula del contratto, evitando quindi di attendere, com’è previsto al momento, 15 giorni. Risparmio. A giudizio del Ministero dell’Interno, «le misure previste consentiranno di semplificare una serie di oneri amministrativi a carico delle imprese valutabili nell’ordine di 20 milioni di euro». Inoltre, il Viminale sottolinea che «un ulteriore abbattimento dei costi per le imprese, per altri 20 milioni di euro, sarà conseguito con l’attivazione della Banca dati antimafia», il cui regolamento di attuazione è prossimo all’adozione. Per l’entrata in vigore della Banca dati, si aspetta ora l’approvazione anche del Ministero dell’Economia. Fino a quel momento, le pubbliche amministrazioni avranno la possibilità di usare la documentazione antimafia già acquisita e ancora valida, senza dover rinnovare la richiesta per ogni procedimento amministrativo. Verifiche semplificate. Per quanto riguarda le verifiche antimafia da svolgere, nel testo è previsto che queste riguardino soltanto i familiari maggiorenni dei titolari degli incarichi rilevanti nell’impresa. Oltre ai minorenni, vengono esclusi dai controlli anche i familiari che vivono all’estero, ma in questo caso gli uffici antimafia delle prefetture potranno successivamente decidere di effettuare delle verifiche. Le amministrazioni non potranno più richiedere la documentazione indifferentemente alla prefettura della loro sede o di quella dell’impresa il testo fissa quest’ultima come prefettura di riferimento. Diventa, invece, irrilevante il valore o l’importo del contratto in qualsiasi caso, per cui anche al di sotto della soglia minima prima stabilita, sarà necessaria la verifica sulle imprese a rischio di infiltrazione mafiosa. Viene così eliminato ogni margine di elusione o di aggiramento della normativa antimafia. Inizia ora una corsa contro il tempo il Governo dovrà esercitare la delega entro il 13 ottobre.