L’Ordine Forense di Velletri richiama al rispetto dell’equo compenso

Con una comunicazione inviata ieri, 15 marzo, a tutte le pubbliche amministrazioni ed agli istituti bancari e assicurativi operanti nel circondario del Tribunale di Velletri, il COA ha richiamato l’attenzione sul tema dell’affidamento degli incarichi legali e della relativa remunerazione invocando il rispetto del c.d. equo compenso.

Una prassi lesiva del decoro della professione forense. Il COA di Velletri, unitamente alla Camera Civile ed Amministrativa e alla Camera Penali, ha rilevato la sussistenza nel circondario di «illegittime prassi» relative all’affidamento e alla remunerazione per incarichi legali mediante «gare “a ribasso” e/o la previsione di compensi inferiori alle indicazioni di legge e/o parametri al di sotto dell’effettivo valore della causa e/p senza la previsione del rimborso delle spese generali ex articolo 13 l. numero 247/2012 e/o con mancata corresponsione degli eventuali maggiori compensi liquidati dal Giudice in sede di decisione». Si tratta di prassi che «oltre a violare apertamente la normativa vigente, si rivelano lesive del decoro e della dignità della professione forense». Il rispetto dell’equo compenso. Per questo motivo, con la lettera inviata ieri a tutte le pubbliche amministrazioni ed agli istituti bancari e assicurativi operanti nel circondario, il COA ricorda che l’articolo 13-bis della l. numero 247/2012, nella formulazione vigente, prevede che i compensi debbano essere conformi ai parametri previsti dal regolamento del Ministero della Giustizia numero 55/2014, sanzionando con la nullità le clausole di convenzioni che prevedano remunerazioni inferiori a tali parametri, la retroattività nella relativa applicazione, termini di pagamento superiori a 60 giorni, anticipazioni di spese a carico dell’avvocato, ecc. In conclusione, l’Ordine invita «tutte le Amministrazioni Pubbliche, gli Istituti Bancari e Assicurativi e le grandi imprese operanti nel territorio del circondario del Tribunale di Velletri o comunque titolari di rapporti professionali con i propri iscritti a sospendere tali pratiche illegittime e lesive della dignità e del decoro dell’avvocato, adeguando il proprio operato e le convenzioni in essere o da adottare alla normativa vigente, riservando, in caso di perdurante violazione di citati principio, ogni azione a tutela dei diritti dei propri iscritti».

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