RASSEGNA DEL CONSIGLIO DI STATO

CONSIGLIO DI STATO, SEZIONE II SENTENZA 20 MARZO 2020, N. 1997 INAMMISSIBILITA’ DEL RICORS ATTO CONFERMATIVO. Quando viene rinnovata l’istruttoria. Non può considerarsi meramente confermativo rispetto ad un atto precedente l’atto la cui adozione sia stata preceduta da un riesame della situazione che aveva condotto al precedente provvedimento, posto che l’esperimento di un ulteriore adempimento istruttorio, sia pure mediante la rivalutazione degli interessi in giuoco, ed un nuovo esame degli elementi di fatto e di diritto che caratterizzano la fattispecie considerata, può condurre ad un atto propriamente confermativo in grado, come tale, di dare vita ad un provvedimento diverso dal precedente e, quindi, suscettibile di autonoma impugnazione. Ricorre invece l’atto meramente confermativo quando l’amministrazione si limita a dichiarare l’esistenza di un suo precedente provvedimento senza compiere alcuna nuova istruttoria e senza una nuova motivazione. CONSIGLIO DI STATO, SEZIONE II SENTENZA 18 MARZO 2020, N. 1926 EDILIZIA PRIVATA STRUMENTI URBANISTICI DI SECONDO LIVELLO. Quando il lotto è da considerarsi intercluso o l’area non del tutto urbanizzata. Al fine di poter qualificare l’area in termini di lotto intercluso, non è necessaria l'interclusione del terreno da tutti i lati, dimostrandosi sufficiente l’esistenza di un’area c.d. relitta”, autonomamente edificabile perché già urbanisticamente definita, ossia compiutamente e definitivamente collegata e integrata con già esistenti opere di urbanizzazione strade, servizi, piazze, giardini e/o con altri immobili adiacenti. E, in presenza del lotto intercluso atteso che la completa e razionale edificazione e urbanizzazione del comprensorio interessato ha già creato una situazione di fatto corrispondente a quella che deriverebbe dall'attuazione del piano esecutivo , lo strumento urbanistico esecutivo si ritiene superfluo. Nelle situazioni intermedie, nelle quali il territorio risulti già, più o meno intensamente, urbanizzato, la giurisprudenza amministrativa ha adottato soluzioni più rigorose, ritenendo che il piano attuativo sia strumento indispensabile per l'ordinato assetto del territorio, stante il chiaro tenore dell’art. 9, comma 2, d.P.R. 380/ 2001, che costituisce regola generale ed imperativa in materia di governo del territorio in base al quale, quando lo strumento urbanistico generale preveda che la sua attuazione debba aver luogo mediante un piano di livello inferiore, il rilascio del titolo edilizio può essere legittimamente disposto solo dopo che lo strumento esecutivo sia divenuto perfetto ed efficace, ovvero quando sia concluso il relativo procedimento. CONSIGLIO DI STATO, SEZIONE V SENTENZA 18 MARZO 2020, N. 1921 CONCESSIONE BENE DEMANIALE REVOCA AGGIUDICAZIONE. Quando le linee di indirizzo della Giunta fanno nascere un’aspettativa. La delibera, sebbene non immediatamente attributiva del bene della vita è pur sempre un atto amministrativo ampliativo della sfera dei destinatari, facendo sorgere in capo agli stessi una precisa ed incondizionata aspettativa qualificata al rinnovo, con elevato grado di probabilità, della concessione d’uso del bene demaniale. Nello specifico, una delibera d’indirizzo non può essere reputata quale atto meramente endoprocedimentale, perché influenza appunto la successiva scelta del dirigente competente e crea in capo agli operatori interessati – che, in specie, la delibera individua nominativamente,– un’aspettativa qualificata al rinnovo della concessione. CONSIGLIO DI STATO, SEZIONE V SENTENZA 16 MARZO 2020, N. 1868 APPALTO DI SERVIZI BANDO DI GARA INTERPRETAZIONE. Quando i requisiti di esecuzione risultano ambigui. L’interpretazione degli atti amministrativi, ivi compresi i bandi di gara, soggiace alle stesse regole dettate dall'art. 1362 e ss. c.c. per l'interpretazione dei contratti, tra le quali assume carattere preminente quella collegata all'interpretazione letterale -con esclusione di ogni ulteriore procedimento ermeneutico in caso di clausole assolutamente chiare ma, in caso di omissioni od incompletezze delle singole clausole, con la necessità del ricorso ad altri canoni ermeneutici, tra cui quello dettato dall’art. 1363 c.c. e quello dell’interpretazione secondo buona fede. Corollario in materia di procedure di gara ad evidenza pubblica è la necessità di garantire il principio del favor partecipationis secondo il quale, in caso di clausole del bando ambigue o dubbie, occorre privilegiare l’esegesi che estende, per quanto possibile, la platea dei partecipanti alla gara, piuttosto che optare per una soluzione ermeneutica restrittiva della partecipazione, al fine di realizzare l’interesse dell’amministrazione alla selezione della migliore offerta presentata tra quelle concorrenti.