Un magistrato potrebbe essere indotto a scegliere non la soluzione più conforme a giustizia, ma quella «che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta». Con queste motivazioni il Csm, in un documento approvato ieri, boccia il ddl approvato dalla Camera.
Il plenum del Consiglio Superiore della Magistratura ha approvato ieri, 14 marzo, un parere in cui ribadisce la propria contrarietà all’ipotesi di responsabilità civile diretta dei magistrati, introdotta dall’emendamento Pini alla Legge comunitaria. La novità azione diretta verso il magistrato. Chi ha subito un danno ingiusto, per effetto di un comportamento o di un atto di un giudice, «in violazione manifesta del diritto o con dolo o colpa grave nell’esercizio delle sue funzioni o per diniego di giustizia», può agire per il risarcimento dei danni, patrimoniali e non, direttamente nei confronti del magistrato, invece che verso lo Stato, come previsto dall’attuale normativa. Così si rendono influenzabili i magistrati. In questo modo, però, si mette a rischio l’autonomia e l’indipendenza della magistratura, riconosciuta e protetta dalla Costituzione per il Csm, infatti, «il magistrato, destinato a scegliere tra tesi contrapposte, potrebbe essere condizionato e influenzato, arrivando a preferire «la soluzione che lo possa meglio preservare dal rischio dell’esercizio dell’azione diretta, piuttosto che quella maggiormente conforme a giustizia». Una legge senza simili in Europa. Il quadro, insomma, è «allarmante», il sistema giudiziario corre gravi rischi. Non è un caso, ricorda il Csm, che in nessun altro Paese europeo sia prevista la possibilità indiscriminata di agire direttamente nei confronti del magistrato anche le recenti decisioni della Corte di Giustizia europea, erroneamente considerate come il presupposto dell’intervento normativo italiano, hanno invece fatto riferimento alla responsabilità dello Stato e non dei privati cittadini. Le reazioni. Inevitabili le reazioni del mondo politico, e non solo. Prevedibile che gli esponenti dell’ex maggioranza – Pdl e soprattutto Lega, di cui fa parte il promotore dell’emendamento, Gianluca Pini – accusino il Csm di indebita intromissione nell’attività legislativa del Parlamento meno scontata, invece, la presa di posizione degli avvocati penalisti che, per voce del Presidente dell’Unione delle Camere Penali, rimanda al mittente il documento «Il Consiglio superiore emette pareri non richiesti». Per Antonio Di Pietro, al contrario, si tratta di un duro colpo, inferto dal Csm, a una politica giudiziaria ritenuta troppo affine a quella del governo precedente, quella che, per usare le parole dell’ex Pm, propone norme solo «per bloccare le indagini, criminalizzare i magistrati ed assicurare l’impunità ai soliti noti». Anche per Monti la norma va modificata. Va detto, però, che l’ipotesi di responsabilità diretta delle toghe ha già ricevuto parere negativo dal Presidente del Consiglio dopo il voto della Camera di inizio febbraio Mario Monti si era esposto, riconoscendo la necessità di un confronto con le forze politiche, al fine di apportare modifiche che tengano conto dei principi e della giurisprudenza europea. Da qui all’approvazione definitiva, insomma, tutto può succedere la materia della responsabilità civile dei magistrati va probabilmente rivista, ma la soluzione non può essere, secondo il Csm, quella indicata dall’emendamento Pini.