In seguito alle numerose richieste di chiarimento da parte degli uffici dei Giudici di pace sopravvissuti alla riorganizzazione degli scorsi mesi, il Ministero della Giustizia ha emesso una circolare per affermare che non sarà necessario digitalizzare i procedimenti pendenti, alla data del 29 aprile scorso, nelle sedi soppresse. Unica eccezione, in cui la scelta sarà libera, è per il caso in cui il numero dei processi in corso sia superiore a 1.500.
Chiarimenti. Il Ministero della Giustizia ha emesso nei giorni scorsi una circolare sulla «Revisione circoscrizioni giudiziarie – Uffici dei Giudici di Pace – Sistemi di Area Civile», per rispondere alle numerose richieste di chiarimento provenienti dagli uffici dei Giudici di pace sopravvissuti. La domanda, infatti, riguardava il bisogno o meno di digitalizzare anche i procedimenti pendenti, alla data del 29 aprile scorso, nelle sedi soppresse e accorpate a quelle rimaste. Semaforo rosso. Considerando che, nella quasi totalità delle sedi cancellate, la pendenza aveva un valore poco significativo, il Ministero ha ritenuto di prendere una posizione negativa, non considerando, quindi, opportuno informatizzare i pochi procedimenti ancora in corso. Eccezioni. Tuttavia, in quegli uffici soppressi, in cui il numero dei procedimenti pendenti sia superiore a 1.500, la sede accorpante avrà la possibilità di decidere ad una loro digitalizzazione, ma ciò avverrà esclusivamente mediante un’attività di inserimento dati che verrà curata dall’ufficio in totale autonomia, senza, quindi, collaborazioni esterne, per mancanza di disponibilità finanziaria. Dovrà, poi, rivolgersi al competente Cisia Coordinamenti interdistrettuali sistemi informativi automatizzati , il quale provvederà alla predisposizione delle precondizioni tecniche per consentire l’inserimento dei dati. In ogni caso, l’invito è quello di valutare con estrema attenzione le conseguenze organizzative e gestionali di tale attività.