La banca (non) è una diligenza

Tra i protagonisti delle problematiche bancarie si va diffondendo, da tempo, grande incertezza, che sembra generata dalle asperità della materia. Forse non è proprio così forse sono i protagonisti stessi a rendere instabile il terreno.

Frequentare le banche da utente, tutelare il cliente nei panni dell’avvocato, trovarsi a patrocinare gli istituti di credito, lavorare al loro interno, sono tutte tessere che compongono un mosaico variegato e non del tutto razionale. La complessa articolazione del settore, percepita ormai da tutti, si misura con emergenze spesso nient’affatto tecniche. Buone opportunità per i clienti nei rapporti con le Banche non sono un mistero i canali più accattivanti dell’investimento sono altri ma agli istituti bancari resta il primato nel concedere credito , vuoi per la varietà dei prodotti, vuoi per la concorrenza tra gli operatori del mercato, inclini a cartelli meno che in altri settori e dunque più attenti alle esigenze del singolo. Al contrario, il profilo del c.d. merito creditizio introduce un parametro al meno insidioso per il cliente, specie per nuovi indirizzi in tema di prevenzione dei crediti deteriorati. L’attenzione dell’utente finisce così per involgere i meccanismi dei contratti bancari lato sensu , anche per il tramite dei professionisti prevalentemente avvocati utili consulenti nelle contese con le Banche. La situazione è simmetrica. Le Banche non vivono, nei rapporti con i clienti, un momento di vera crisi, atteso che la domanda di credito è molto elevata, sostanzialmente rigida, e il bassissimo costo del denaro amplia i margini del profitto. In più, le segnalate specificità delle sofferenze bancarie riducono inopinabilmente la discrezionalità e disponibilità degli Istituti ma al tempo stesso consolidano il sistema e ne prevengono pericolose instabilità. L’attenzione all’operare degli Istituti di credito è massima e le misure sanzionatorie numerose e spesso incisive. Già sulla scorta di queste premesse, l’idillio non è presente né imminente. In aggiunta, fardello assai pesante della materia è il crescente contenzioso giudiziale e non , che sottende spesso dinamiche lato sensu speculative, che a loro volta poggiano su alcune evidenze. L’approssimazione è diffusa, nella gestione delle linee di credito per le Banche così come nella domanda di credito per i clienti , per stare ad una contrapposizione tra le rispettive fazioni. La sostanza non muta ove si consideri un’asimmetria importante le difettività del sistema bancario alimentano un crescendo di richieste economiche/risarcitorie, mentre le approssimazioni dei clienti non offrono alle banche alcun nuovo vantaggio” rispetto a dinamiche tradizionali tutti i soggetti coinvolti sono propensi ad armarsi fino ai denti”. Probabilmente le Banche hanno una cultura commerciale che le rende più avvezze alla contesa eppure la complessa organizzazione degli strumenti finanziari mette a nudo delle grosse fragilità in concreto” la difficile sincronia del sistema crea spazi di vulnerabilità degli istituti bancari. Del resto, nessun avvocato tralascia opportunità per la propria clientela opacità nelle trattative e nella disciplina contrattuale, previsione e/o applicazione di condizioni sbilanciate a favore della banca, gestione scomposta delle sofferenze sono esempi di temi sui quali le contese giudiziarie e non si fanno spesso particolarmente accese. Sennonché, come si diceva, l’improvvisazione della clientela e di taluni professionisti nei confronti delle Banche assume talvolta la forma di richieste capestro, fondate su costruzioni capestro, riscontrabili nell’attualità dei Tribunali nonché delle procedure dinnanzi agli Organismi di mediazione e dei Collegi di ABF . La fenomenologia delle vertenze tra consumatori in modo particolare e Banche segnala spesso questo difetto genetico scarsa attenzione ai dettagli soprattutto per chi dà e grandi illusioni/delusioni soprattutto per chi chiede . Nella misura in cui la normativa si è progressivamente e celermente aggiornata, stratificata, enormemente estesa, la defaillance congiunturale è stata in qualche modo inevitabile. Come per ogni falla di sistema, sacche di responsabilità e d’irresponsabilità acuiscono frizioni e reazioni, nate ed alimentate con o senza buona fede. Il punto di vista dei clienti è comprensibile. Il sistema bancario, già a livello macroeconomico, vive un momento di profonda crisi, forse inedita la sfiducia della società civile è comprensibile, sia per i noti dissesti di istituti bancari più o meno blasonati, sia per emergenze di più piccolo calibro. Tra l’altro, impattano sulla collettività continue aperture di nuovi Istituti e nuovi sportelli, nuovi prodotti, pratiche commerciali talvolta eccessivamente aggressive, che stridono con un quadro economico tutt’altro che florido. Anche il punto di vista delle banche è facilmente comprensibile. Gli sforzi di reggere alla crisi economica mondiale da parte di taluni Istituti non si possono negare, sulla scorta della forza della categoria che consente un’interlocuzione privilegiata con il potere stress test o no . Non si può nascondere che talvolta ci sia stato e ci sia uno svilimento generalizzato e preoccupante del merito creditizio con una rete a maglie strettissime su operazioni e soggetti in termini di finanziabilità. Nihil sub sole novi alle Banche, ben più che ai singoli, si impongono pianificazioni ed obiettivi di medio e lungo periodo oltre che di breve periodo impegnativi da elaborare e da realizzare, a costo di una minor disponibilità per la clientela. La diversità delle posizioni e dei punti di vista conduce facilmente ad una polarizzazione che vive di momenti drammatici, con accentuazione dei toni ed utilizzo di un lessico particolarmente divergente. Alcune certezze. Le difettività del sistema bancario possono condurre o aver condotto a veri e propri soprusi, che esigono una risposta adeguata ma non bastano le ferite che mostra un elefante a rendere ragione o a rendere vincente ogni colpo che gli venga inferto. Chi è senza peccato? A volte i banchieri e i bancari fanno i furbi altre volte i clienti e i loro avvocati fanno i furbi. Le Banche non sono diligenze. Se immaginiamo le risorse delle banche come lingotti d’oro in custodia a diligenze – non parliamo degli impieghi quanto della ragionevole soddisfazione delle pretese risarcitorie – possiamo convenire che nessuno è immune allo scintillio del prezioso metallo. Le ingenuità commesse nel passato trovano opportuno ed utile rimedio in innovative best practices utili a rendere il sistema più rigoroso, con l’ausilio e le sollecitazioni forti dell’Europa emblematico il settore dei crediti deteriorati . La banca/diligenza, in altre parole, si munisce di scorta. Non è un invito a subire prepotenze radicate su una posizione di forza nei confronti dei consumatori. Il denaro a prestito è spesso un bisogno importante, bisogno del quale è facile avvantaggiarsi in presenza di furberie non v’è motivo per non esperire la più dura risposta. Il trend, però, sembra di segno opposto. Molta improvvisazione supporta azioni della clientela del tutto infondate e/o non documentate, quasi che il miglior risultato siccome auspicabile sia per ciò solo probabile. Su tutto, non si possono introdurre rilievi contabili in contestazione ad una Banca senza alcuna verifica econometrica, e senza un professionista che assuma la responsabilità di far di conto”. Unicuique suum non ogni avvocato è John Nash può accadere che si approssimi a Ugo Fantozzi. La corsa a facili guadagni non è uno sport nobile, chiunque lo pratichi. La Cassazione sta mostrando grande attenzione ad un rasserenamento degli animi che contemperi alcune leggerezze del sistema bancario coniugate prevalentemente al passato e la propensione della collettività ad aggressioni a volte troppo veementi. Il caso dell’usura sopravvenuta, opportunamente espunta dal sistema in forza di una sentenza dell’ottobre 2017, apre gli occhi a tutti gli esperti del settore. Torno alla metafora della diligenza può la Cassazione proteggere le banche ammesso che sia giusto farlo ? Sarebbero forse meglio difese siano di altro tipo, ragionevolmente più adeguate, come quelle che l’Europa si accinge ad imporre nella riorganizzazione dei crediti non performanti NPL e delle esposizioni non performanti NPE . La contesa Quando si contende un tesoro una comoda via d’uscita è tenerlo nascosto, impedendo a chiunque di trarne beneficio, ed è proprio questo il rischio al quale si va incontro un sistema bancario ingessato per effetto di troppi vincoli normativi e timoroso per effetto di una spregiudicata aggressività della clientela porterebbe alla vera paralisi. Senza diligenze non si va da nessuna parte.