La rivisitazione del sistema di welfare forense utilizzando la crisi economica come leva di discontinuità

Da anni il management di Cassa Forense è impegnato in continue riforme del sistema alla ricerca della sostenibilità finanziaria e sociale dell’Avvocatura italiana, messa a dura prova dall’insorgenza continua di nuovi rischi e nuovi bisogni.

Lo sviluppo in progressione ormai geometrica del numero degli avvocati italiani, l’invecchiamento, l’instabilità lavorativa, il processo di femminilizzazione della professione con la diversità di reddito, i problemi – soprattutto per la donna – di conciliazione vita-professione, le nuove povertà, la vulnerabilità, il disallineamento territoriale dell’Avvocatura italiana sono i problemi irrisolti. In tutto questo la lunghissima crisi economico-finanziaria scoppiata nel 2008 e della quale, checchè se ne dica, non si vede ancora la luce in fondo al tunnel. Welfare forense in affanno. Di fronte all’ingresso di 56mila avvocati, imposto dalla legge n. 247/2012, l’attuale sistema di Welfare forense scricchiola e si dimostra inadeguato non solo per carenza di risorse ma proprio per l’incapacità di risposta alle nuove domande. Il vero problema è che dei 240mila avvocati italiani solo l’11%, ubicato prevalentemente al Centro Nord, dichiara redditi superiori al tetto pensionabile di € 90.000,00 circa e questo stesso 11% però detiene grossomodo il 50% del PIL dell’Avvocatura italiana. La crisi economico finanziaria che stiamo vivendo non fa che ingigantire questa forchetta aumentando la ricchezza per pochi e moltiplicando la povertà per molti. Oggi possiamo dire che il sistema di welfare forense è fuori squadra e non vedo possibilità di mettere in campo un’azione di riequilibrio interna al sistema se non si riesce a coinvolgere tutti gli attori che compongono il sistema stesso, modificando assetti, equilibri e rapporti. Sicuramente il welfare forense appare oggi troppo sbilanciato sulla previdenza e destina risorse scarse a tutela degli altri principali rischi sociali. Se è consentita una definizione, un sistema pensionistico è fatto di grande rilevanza macroeconomica che si risolve nella redistribuzione di potere di acquisto fra le generazioni che partecipano al processo lavorativo e quelle che non esplicano più alcuna attività Artoni R., Devillanova C., 2007, Riflessioni essenziali sul sistema pensionistico italiano , Università Bocconi . Oggi nel sistema previdenziale forense questo processo di ridistribuzione non è equo. Perché la generosità del sistema di calcolo retributivo della pensione ha dato molto ai pensionati e molto darà ai pensionandi rispetto alla contribuzione versata mentre molto poco darà alle giovani generazioni le quali oggi lamentano di essere spremute come un limone per sostenere poche generazioni di avvocati. La forte disomogeneità territoriale, sociale, economica dell’Avvocatura italiana completa il quadro che è destinato a lacerarsi in breve tempo se non si riesce a trasformare le difficoltà in altrettante opportunità. Il sistema di previdenza forense, che è l’unico bene dell’Avvocatura italiana, deve riproporsi come fattore fondamentale di coesione e benessere dell’intera Avvocatura italiana. Non si tratta di sposare la logica della privatizzazione laddove questa si identifichi con mercatizzazione e individualizzazione ma piuttosto di ripensare il welfare forense come responsabilità diffusa. Restituire potere alla comunità, per usure il vocabolario della Big society, per non risolversi in uno scaricamento verso il basso delle problematiche sopra ricordate attraverso il richiamo ad un’azione più partecipata, generatrice di una rete solidaristica in grado di interessare l’intera Avvocatura italiana la quale dovrà però sforzarsi nel processo di educazione previdenziale. La via prospettata costringe a cambiare l’ordine del discorso in un’ottica generativa dove la previdenza può trasformarsi da fattore di conservazione, di freno alla crescita, di mera ridistribuzione di ricchezza al pensionamento, in un ambito decisivo per la produzione di nuovo valore, luogo di uno scambio tra l’avvocato e il suo contesto sociale, snodo di una rivitalizzazione del patto intergenerazionale Magatti M., 2011, Il welfare del futuro . Il welfare forense dovrà quindi garantire, nell’ambito del sistema di finanziamento a ripartizione, una pensione minima uguale per tutti gli avvocati italiani potenziando poi la previdenza modulare perché ciascuno possa organizzarsi il proprio futuro secondo le rispettive capacità economiche. L’introduzione del criterio ISEE e il potenziamento delle risorse da destinare all’assistenza potrebbero dare una risposta a tutti i fattori di esclusione sopra ricordati incanalandoli verso una inclusione solidaristica. In questo modo si individua una strada sia per contrastare l’attuale senso di demoralizzazione che attraversa l’Avvocatura italiana, sia per avviare significativi processi di innovazione organizzativa e finanziaria. L’obiettivo è la ricostruzione di un patto di fiducia tra gli avvocati che garantisca un ripensamento culturale ed economico del modello di protezione sociale esistente visto non più solo come spesa ma anche e soprattutto come opportunità Fondazione Roma - Welfare 2020, Il futuro dei sistemi di protezione sociale nel nostro Paese , Milano, 28.03.2013 .