Il decreto “milleproroghe” ha lasciato delusi molti giudici. Attraverso un paio di comunicati stampa dell’Associazione Nazionale Magistrati si percepisce un forte disappunto in ordine alle mancate scelte e provvedimenti ad opera del Governo, specialmente in ordine alle condizioni e all’organizzazione del lavoro all’interno dei tribunali.
La delusione dell’ANM per il decreto “milleproroghe”. Il d.l. numero 168/2016 del 29 dicembre non contiene quei provvedimenti a lungo richiesti dai magistrati, relativamente al trattamento pensionistico e al termine per la legittimazione al trasferimento, neanche per i togati più giovani. In un comunicato stampa del 28 dicembre, infatti, l’associazione aveva richiesto i summenzionati interventi al fine di «garantire un graduale avvicendamento negli uffici giudiziari, che vivono tutti, senza distinzione, enormi difficoltà di funzionamento determinate dall'insostenibile carenza di organico». Secondo l’ANM, era chiaro l’impegno politico assunto dal Governo e ufficialmente dal Ministro della Giustizia , dimostratisi entrambi concordi a proposito dell’imprescindibilità di «riportare il termine di legittimazione per i trasferimenti a tre anni». La minaccia di iniziative. Il comunicato successivo, del 29 dicembre, si conclude su note fortemente polemiche. L’ANM, infatti, starebbe «valutando ogni possibile iniziativa da adottare in conseguenza» di questa scelta governativa.