La Cassazione, con la sentenza in esame, accoglie il ricorso di un Procuratore Generale della Repubblica avverso la pronuncia della Corte d’Appello favorevole ad un contribuente.
Così si è espressa la Suprema Corte con sentenza numero 40447/18 depositata il 12 settembre. La vicenda. In caso di condanna per uno dei reati previsti dal d. lgs. numero 74/2000, il giudice è obbligato a disporre la confisca. Lo ricorda la Corte di Cassazione, con la sentenza del 12 settembre 2018 numero 40447, con la quale gli Ermellini di piazza Cavour hanno accolto il ricorso presentato da un Procuratore Generale della Repubblica avverso la sentenza della Corte d’Appello con la quale veniva cancellata la confisca dei beni costituenti il profitto del reato nei confronti di un contribuente, colpevole di omessa presentazione della dichiarazione annuale a fini IVA. L’orientamento giurisprudenziale. Secondo i Giudici della Terza Sezione Penale del Palazzaccio, nei casi previsti dal d. lgs. numero 74/2000, la confisca è da disporsi anche in mancanza di un precedente provvedimento cautelare. Si legge infatti in sentenza che «l’obbligatorietà della confisca, derivante dalla sua natura sanzionatoria, è stata da sempre affermata da questa Suprema Corte [] sì che il giudice la deve disporre anche in mancanza di un precedente provvedimento cautelare di sequestro e senza necessità di individuare i beni da apprendere, potendo il destinatario ricorrere al giudice dell’esecuzione qualora si ritenga pregiudicato dai criteri adottati dal PM nella selezione dei cespiti da confiscare». La sentenza impugnata è stata dunque annullata, con rinvio della causa alla Corte territoriale che dovrà decidere in materia alla luce della posizione espressa dai giudici di legittimità. Fonte fiscopiu.it
Corte di Cassazione, sez. III Penale, sentenza 27 febbraio – 12 settembre 2018, numero 40447 Presidente Andreazza – Estensore Aceto Ritenuto in fatto 1. Il Procuratore generale della Repubblica presso la Corte di appello di Ancona ricorre per l’annullamento della sentenza del 27/06/2017 del Tribunale di Fermo che ha dichiarato il sig. P.D. colpevole del reato di cui all’articolo 5, d.lgs. numero 74 del 2000 omessa presentazione della dichiarazione annuale ai fini dell’imposta sul valore aggiunto, con evasione della relativa imposta nella misura di Euro 1.173.413,00 e l’ha condannato alla pena principale di due anni di reclusione, oltre pene accessorie. 1.1.Con unico motivo deduce l’omessa confisca dei beni costituenti il profitto del reato ovvero di quelli corrispondenti al suo valore ed eccepisce, ai sensi dell’articolo 606, lett. b , cod. proc. penumero , l’inosservanza o l’erronea applicazione degli articolo 1, comma 143, legge numero 244 del 2007, 322-ter cod. penumero Considerato in diritto 3.Il ricorso è fondato. 4.Il fatto risale al omissis , data di scadenza del termine di tolleranza stabilito dall’articolo 5, comma 2, d.lgs. numero 74 del 2000, per la presentazione di una delle dichiarazioni fiscali relative all’anno di imposta precedente. 4.1.All’epoca, l’articolo 1, comma 143, legge 24/12/2007, numero 144, aveva esteso ai reati di cui agli articoli 2, 3, 4, 5, 8, 10-bis, 10-ter, 10-quater e 11 del decreto legislativo 10 marzo 2000, numero 74, le disposizioni di cui all’articolo 322-ter del codice penale che, in caso di condanna o di applicazione della pena per uno dei reati contro la pubblica amministrazione in esso previsti, imponeva la confisca dei beni che costituissero il prezzo o il profitto del reato ovvero, quando essa non fosse possibile, dei beni di cui il reo avesse la disponibilità per un valore ad esso corrispondente. Successivamente, l’articolo 10, d.lgs. numero 158 del 2015, ha inserito nel corpo del decreto legislativo numero 74 del 2000, il nuovo articolo 12-bis che replica, per quanto qui rileva, il contenuto dell’articolo 322-ter cod. penumero . 4.2.L’obbligatorietà della confisca, derivante dalla sua natura sanzionatoria, è stata da sempre affermata da questa Suprema Corte il divieto della sua applicazione retroattiva ne costituisce un predicato così, da subito, Sez. 2, numero 21566 del 08/05/2008, Puzella, Rv. 240910 , sì che il giudice la deve disporre anche in mancanza di un precedente provvedimento cautelare di sequestro e senza necessità di individuare i beni da apprendere, potendo il destinatario ricorrere al giudice dell’esecuzione qualora si ritenga pregiudicato dai criteri adottati dal P.M. nella selezione dei cespiti da confiscare Sez. 6, numero 53832 del 25/10/2017, Cavicchi, Rv. 271736 Sez. 5, numero 9783 del 02/12/2014, Giallombardo, Rv. 262893 . 4.3.L’articolo 12-bis, d.lgs. numero 74 del 2000, che si pone in linea di continuità con l’abrogato articolo 1, comma 143, legge numero 244 del 2007 Sez. 3, numero 23737 del 28/04/2016, Rv. 267383 , ne perpetua il precetto, sicché resta immutato l’obbligo per il giudice di disporre la confisca, negli stessi termini sopra indicati, in caso di condanna per uno dei reati previsti dal d.lgs. numero 74 del 2000. 4.4.La natura obbligatoria della confisca riflette le sue conseguenze anche sul piano della motivazione, essendo il giudice obbligato a dare conto del mancato esercizio di tale potere/dovere. 4.5.Nel caso di specie, il Tribunale ha omesso di disporre la confisca e di pronunciarsi sul punto. 4.6.Ne consegue che la sentenza impugnata deve essere annullata con rinvio alla Corte di appello di Ancona, competente a decidere ai sensi dell’articolo 569, u.c., cod. proc. penumero . P.Q.M. Annulla la sentenza impugnata limitatamente all’omessa confisca e rinvia alla Corte di appello di Ancona.