Il diritto civile nasce dalla libertà il diritto del lavoro cammina verso la libertà Renato Scognamiglio l’eccessiva onerosità del patto generazionale che informa il sistema di finanziamento della ripartizione l’eccessiva onerosità a carico del socio di maggioranza quanto a montante contributivo versato.
Nel nostro Paese, il sistema pensionistico è strutturato secondo il criterio della ripartizione. Ciò significa che i contributi che i lavoratori e le aziende versano agli enti di previdenza vengono utilizzati per pagare le pensioni di coloro che hanno lasciato l’attività lavorativa. Per far fronte al pagamento delle pensioni future, dunque, non è previsto alcun accumulo di riserve. Il sistema delle Casse di previdenza e assistenza dei professionisti prevede invece l’accumulo, seppur parziale, di riserve. Il progressivo aumento della vita media della popolazione ha fatto sì che si debbano pagare le pensioni per un tempo più lungo, dall’altro il rallentamento della crescita economica sta frenando le entrate contributive. Nelle Casse di previdenza dei professionisti, proprio a causa della crisi economica in cui versano le professioni, la situazione sta diventando allarmante. Un legislatore previdenziale lungimirante deve porsi due problemi e affrontarli con tempestività. Il primo problema è questo le giovani generazioni di professionisti denunciano l’eccessiva onerosità del patto generazionale che sta alla base del finanziamento a ripartizione. I giovani professionisti versano la contribuzione che viene utilizzata per pagare le pensioni in essere, in molti casi eccessivamente generose rispetto al montante contributivo versato. I giovani professionisti al contempo sanno che alla fine del loro percorso lavorativo riceveranno una pensione di gran lunga inferiore nel quantum a quelle attualmente in vigore. Che cos’è il patto generazionale? Non si tratta di un contratto vero e proprio ma di un accordo sociale grazie al quale determinate prestazioni vengono garantite di generazione in generazione. Il problema si pone quando tra una generazione e l’altra vi è sproporzione nel quantum della prestazione garantita. Nel diritto civile soccorre la previsione di cui all’art. 1467 per la quale nei contratti a esecuzione continuata o periodica ovvero a esecuzione differita, se la prestazione di una delle parti è divenuta eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili, la parte che deve tale prestazione può domandare la risoluzione del contratto. Scomponendo la norma, si viene sinteticamente a delineare il seguendo quadro, con questi presupposti - il contratto deve essere a esecuzione continuata o periodica, o a esecuzione differita come esattamente è anche nel caso delle prestazioni previdenziali - una delle due prestazioni deve essere divenuta eccessivamente onerosa rispetto all’altra - l’eccessiva generosità deve dipendere da eventi straordinari e irripetibili - la risoluzione non è automatica ma dipende dalla volontà delle parti la parte che deve eseguire la prestazione divenuta onerosa infatti può offrire di eseguirla lo stesso mentre la parte che riceve la richiesta di risoluzione può offrire di riportare il contratto ad equità. Oggi le giovani generazioni di professionisti sostengono che la contribuzione previdenziale, soprattutto nelle fasce di reddito basso, stante la regressività della contribuzione, è eccessivamente onerosa rispetto alla controprestazione che alla fine del loro percorso lavorativo andranno a ricevere. Il rischio è reale. Come se ne può uscire? Con il considerare la contribuzione previdenziale un tributo e quindi assoggettarla ai criteri della progressività e della proporzionalità rispetto al reddito e al volume d’affari conseguito. Il secondo rischio è dato dall’eccessiva onerosità del sistema a carico del socio di maggioranza quanto a montante contributivo versato. In Cassa Forense, per esempio, il socio di maggioranza quanto a montante contributivo versato è il Nord che finanzia largamente il sistema previdenziale forense nel suo complesso. La crisi economica ora però morde anche al Nord. Come si può uscirne? Riequilibrando nella rappresentanza istituzionale la posizione del socio di maggioranza quanto a montante contributivo versato che oggi è in assoluta minoranza. Non si tratta di introdurre una sorta di golden share in favore del socio di maggioranza quanto a capitale versato ma quantomeno di riequilibrare la rappresentanza a livello istituzionale. Ma il legislatore previdenziale delle Casse dei professionisti è lungimirante? Sin qui ha detto che chi affronta questi temi è un gufo senza rendersi conto che il gufo vede bene di giorno e benissimo di notte. Come ha scritto sui social il Collega Filippo Visocchi, delegato di Cassino in Cassa Forense Non è più tempo di parcheggiare, in un recinto di speranze senza sbocco, un consistente numero di giovani solo per esporli a statistiche più o meno manovrabili . La Casse dei commercialisti ha compreso il problema e nel forum organizzato per il 20 aprile prossimo discuterà sulla necessità di un nuovo patto di equità tra generazioni. In una realtà in cui, a causa della stagnazione del quadro macroeconomico, del saldo demografico e degli investimenti in conto capitale, è necessario interrogarsi su quali possano essere le soluzioni per dare alle più giovani generazioni delle prospettive occupazionali e, quindi, sociali e previdenziali , lancia così il Presidente della Cassa dottori commercialisti, Walter Anedda, l’appuntamento annuale Forum in Previdenza, che si terrà a Roma il prossimo 20 aprile, dal titolo Preservare le generazioni future. Verso un nuovo modello di welfare equo e sostenibile . Allo stato attuale un Paese alla ricerca di un rilancio, che anche economie meno strutturate stanno vivendo conclude il Presidente Anedda non può permettersi di bruciare il futuro di intere generazioni di lavoratori. Per questo motivo la previdenza professionale si è attivata da tempo ed è intervenuta per correggere il tiro facendo accettare importanti sacrifici tanto agli iscritti quanto ai pensionati. Quello che si spera possa emergere dal dibattito tra esperti ed osservatori privilegiati del mercato della politica, del lavoro, del welfare e dell’economia più in generale è se davvero oggi il nuovo modello previdenziale di cui le Casse si fanno portatrici, è tale davvero per cui anche il sistema complessivo possa esserne favorevolmente influenzato per rimediare alle prolungate attese del passato e ai più che probabili rischi nel futuro . Il Sole 24 Ore del 18 aprile 2017 .