Il pubblico dipendente che non autorizzato timbra fuori sede solo per farsi pagare gli straordinari commette truffa.
Il pubblico dipendente che, senza previa autorizzazione, timbra fuori sede al fine di farsi pagare gli straordinari integra il reato di truffa. Così ha decretato la Corte di Cassazione con sentenza numero 38 del 4 gennaio 2011.Il caso. Un'impiegata di un'Asl piemontese dopo aver fatto una timbratura fuori sede e aver chiesto il pagamento dei relativi straordinari è stata accusata di truffa aggravata. La donna non è riuscita a produrre la documentazione dell'autorizzazione ai suoi superiori.Il G.u.p di Torino ha archiviato il caso avallando la tesi della buona fede dell'impiegata.L'Asl ha quindi presentato ricorso presso la Suprema Corte chiedendo l'annullamento dell'archiviazione e il pagamento dei danni da parte della lavoratrice, sostenendo la tesi secondo cui l'impiegata abbia agito in piena autonomia al solo fine di percepire illegittimamente lo straordinario.Timbratura fuori sede e danno all'Azienda. La Suprema Corte ha accolto il ricorso dell'Amministrazione, riprendendo l'orientamento di legittimità già consolidato.Nel caso di specie sussiste un ingiusto profitto che provoca danni all'Azienda tenuta a corrispondere lo straordinario alla dipendente.Le timbrature fuori sede, come da badge, hanno consentito all'imputata di maturare lo straordinario in 20 casi su 32 e di documentare una continuità della prestazione lavorativa nei 12 residui, pur senza aver lavorato.Elemento soggettivo. In ogni caso l'intento truffaldino deve essere riconosciuto nell'ipotesi in cui il dipendente abbandoni il posto di lavoro senza registrare l'uscita o nel caso in cui il dipendente timbri in entrata ed in uscita senza presentarsi effettivamente al lavoro.
Corte di Cassazione, sez. II Penale, sentenza 21 dicembre 2010 - 4 gennaio 2011, numero 38Presidente Esposito - Relatore DavigoSvolgimento del processoSul ricorso proposto dalla parte civile Azienda Sanitaria Locale 3 della Regione Piemonte, nei confronti di nata a Torino il 14.6.1968.Avverso la sentenza del Giudice dell'udienza preliminare del Tribunale di Torino, in data 15.2.2007.Sentita la relazione della causa fatta dal consigliere .Udita la requisitoria del sostituto procuratore generale, dott. T.B., il quale ha concluso chiedendo che la sentenza impugnata sia annullata con rinvio,osserva Motivi della decisioneCon sentenza del 15.2.2007, il Giudice per l'udienza preliminare presso il Tribunale di Torino, ai sensi dell'493 c.p., commessi fra il 9.12.2003 ed il 17.9.2004, perché il fatto non sussiste.Avverso tale sentenza ricorrono i difensori della parte civile Azienda Sanitaria Locale 3 della Regione Piemonte limitatamente alla dichiarazione di non doversi procedere in ordine al reato di truffa aggravata e continuata deducendo violazione di legge e vizio di motivazione in quanto gli argomenti posti a base della pronunzia confliggono con le risultanze delle indagini e la sentenza sarebbe viziata da errori interpretativi.II G.U.P. ha ritenuto non provato che l'imputata non fosse stata autorizzata a recarsi fuori sede per ragioni di lavoro, ma le persone informate sui fatti e hanno escluso di aver rilasciato tale autorizzazione e comunque la presenza dell'imputata presso il Tribunale di Torino non implicava che la stessa potesse timbrare in luogo diverso da quello di lavoro. Le allegazioni difensive sarebbero tardive e contraddittorie.La sentenza avrebbe dato eccessivo rilievo al fatto che l'abbia dichiarato di aver occasionalmente parlato con l'imputata in via . La tesi difensiva sarebbe infondata in quanto le attività che l'imputata assume di aver svolto sarebbero estranee alle sua mansioni, e hanno escluso di averla incontrata in via Pacchiotti. Nessuna puntuale spiegazione sarebbe stata fornita dall'imputata in ordine agli accessi all'ospedale! . Per un episodio 18.3.2004 l'imputata ha ammesso di aver soddisfatto-interessi personali.Non sarebbe condivisibile l'assunto del G.U.P, secondo cui mancherebbero artifici o raggiri, dal momento che gli uffici ,non avrebbero potuto verificare in tempo reale l'effettivo luogo di timbratura e non assumerebbe rilievo l'eventuale scarsa diligenza o la mancanza di controlli e verifiche.Sussisterebbe un ingiusto profitto con danno dell'Azienda in quanto le registrazioni fuori sede avrebbero consentito alla di beneficiare di compenso straordinario. In ogni caso l'intento truffaldino deve essere riconosciuto nell'ipotesi in cui il dipendente abbandoni il posto di lavoro senza registrare l'uscita o nel caso in cui il dipendente timbri in entrata ed in uscita senza presentarsi effettivamente al lavoro. Le timbrature fuori sede hanno consentito alla in 20 casi su 32 di maturare straordinario e nei restanti 12 casi di documentare una continuità della prestazione lavorativa.II ricorso è fondato.Va premesso che il controllo di legittimità della sentenza di non luogo a procedere, per il parametro del vizio di motivazione e dell'omessa assunzione di una prova decisiva, non può comunque avere ad oggetto gli elementi acquisiti dal pubblico ministero nel corso delle indagini e non può risolversi nella verifica del puntuale rispetto dei criteri di valutazione della prova di cui all'articolo 192 cod. proc. penumero , perché la sentenza di non luogo a procedere esprime una valutazione prognostica negativa circa l'eventuale condanna in giudizio e non un convincimento intorno ad un accertamento svolto ai fini di una possibile condanna. Cass. Sez 2, Sentenza numero 28743 del 14.5.2010 dep. 22.7.2010 rv 247860 .Nello stesso senso di è espressa questa Sezione affermando che lo scrutinio demandato al Giudice dell'udienza preliminare in ordine all'emissione della sentenza di non luogo a procedere attiene alla valutazione della insussistenza delle condizioni su cui fondare la prognosi di evoluzione in senso favorevole all'accusa del materiale probatorio raccolto. Cass. Sez. 2, Sentenza numero 45046 in data 11.11.2008 dep. 03.12.2008 Rv. 242222 .In questi limiti va censurata la prognosi di ritenuta inutilità del dibattimento.Il G.U.P. ha anzitutto ritenuto che le timbrature in sede diversa da quella di assegnazione avrebbero determinato il conseguimento di un ingiusto profitto con danno dell'azienda, dal momento che in molti casi l'orario era inferiore a quello contrattuale e che comunque non vi fossero artifizi o raggiri.Questa Corte ha affermato che la falsa attestazione del pubblico dipendente, circa la presenza in ufficio riportata sui cartellini marcatempo o nei fogli di presenza, è condotta fraudolenta, idonea oggettivamente ad indurre in errore l'amministrazione di appartenenza circa la presenza suluogo di lavoro, e integra il reato di truffa aggravata, ove il pubblico dipendente si allontani senza far risultare, mediante timbratura del cartellino o della scheda magnetica, i periodi di assenza, sempre che siano da considerare economicamente apprezzabili. Cass. Sez. 2, Sentenza numero 26722 del 12.6.2008 dep. 2.7.2008 rv 240700 .La timbratura in altro luogo implica l'attestazione della continuità della prestazione, rispetto alla quale non vi era alcuna possibilità di controllo, essendo l'imputata uscita.Quanto alla ritenuta mancanza di prova della assenza di autorizzazione, va rammentato che tale prova avrebbe dovuto essere fornita in dibattimento.La sentenza impugnata deve pertanto essere annullata con rinvio non essendo intervenuta prescrizione in relazione a tutti i fatti al Tribunale di Torino per nuovo esame.P.Q.M.Annulla la sentenza impugnata con rinvio al Tribunale di Torino per nuovo esame.