Nella serata di venerdì 20 gennaio 2017 gli avvocati hanno ricevuto una mail dal Presidente di Cassa Forense avente ad oggetto un’indagine Cassa Forense/Censis. In ossequio alla sollecitazione del nostro Presidente, abbiamo da confrontarci con un questionario finalizzato all’aggiornamento 2017 del rapporto annuale sull’avvocatura italiana.
L’avvocatura italiana nel gennaio 2017. La mail di invito alla compilazione del questionario Censis mi interpella personalmente come avvocato anzitutto a condividere dati e comunicare la mia visione della professione sulla scorta di quello che vivo quotidianamente. Non solo fatti, anche attese e speranze la promessa del Presidente di prestare particolare attenzione al welfare attivo mi coinvolge involgendo quell’aspettativa di benessere individuale che da sempre è leit motiv di ogni scelta occupazionale, anche della mia. L’avvocato non è solo. Peraltro, nell’appello all’intera classe forense, la prospettiva individuale talvolta individualistica cede il passo a ragioni di coesione, sia pure “corporativa”, che altro non sono se non le ragioni di giustizia che tutti noi abbiamo assimilato negli anni della formazione. Al di fuori dell’ hortus conclusus del mio ruolo specifico nel funzionamento del diritto, un ruolo prevalentemente di parte nell’attesa che la giurisdizione forense segni un’evoluzione dei costumi, ci sono i cardini insuperati di una società più equa neminem laedere , honeste vivere , unicuique suum tribuere . La strada del cambiamento. Così, vengo implicitamente chiamato ad essere co protagonista del cambiamento che desidero, a partire dall’insoddisfazione che avverto per una giustizia ingiusta ed inefficiente che riscontro troppo spesso anche nella mia attività. Con la consueta risolutezza mi chiedo se nel questionario ci saranno quesiti realmente utili a stabilire quale sia la condizione di chi lavora come avvocato, se mi verrà chiesto che cosa ho in mente per rafforzare la mia identità, secondo un modello ideale di professionista che ho coltivato negli anni dell’università. L’incoraggiante missiva dell’avvocato Luciano mi sprona a confidare che potrò contribuire con il mio piccolo apporto al miglioramento promesso, attraverso l’orientamento che l’istituzione riterrà di assumere per riscontrare le criticità denunciate dai suoi iscritti. Un assaggio. A chi si accinge alla compilazione del questionario posso anticipare che l’attenzione non è posta ai soli dati contabili – il che probabilmente avrebbe reso poco edificante questa consultazione generale – che danno la cifra reale di quello che facciamo e di come viviamo. Si punta più in alto, alla sensibilità dell’avvocato rispetto alla società che lo circonda, con particolare attenzione al ruolo che egli riveste nella collettività. Fuoco alle ceneri. Nell’approccio al questionario è dato cogliere un’indicazione di sintesi che in qualche modo compendia il senso delle trentatré domande il titolo della pagina web che le ospita è “Percorsi e scenari dell’avvocatura italiana 2017 condizione attuale professionale in prospettiva”. Per concludere, voglio sperare che riusciamo ad essere fautori della nostra “prospettiva”, di un futuro tanto difficile da scrivere quanto affascinante da vivere.