Dobbiamo uscire in fretta da questo dilemma ogni ritardo è dannoso.
Il Presidente di Cassa Forense, nel suo intervento a Venezia, ha detto con estrema chiarezza che l’Avvocatura italiana si dovrà ridurre nei numeri. È in atto una sorta di bonifica degli Albi su base reddituale perché molti avvocati, titolari di redditi molto bassi e aggrediti da spese, ivi compresa quella previdenziale, insostenibili, si stanno cancellando. La cosa che lascia quantomeno perplessi è che la legge professionale 247/2012 doveva favorire l’ingresso alla professione di avvocato e l’accesso alla stessa, in particolare alle giovani generazioni, con criteri di valorizzazione del merito articolo 1, comma 1, lettera d con modalità di accertamento dell’esercizio effettivo, continuativo, abituale e prevalente della professione con esclusione di ogni riferimento al reddito professionale articolo 21, comma 1 . Come sempre accade fatta la legge, trovato l’inganno! Attualmente la contribuzione previdenziale non è informata ai principi di progressività e proporzionalità rispetto al reddito e questo si pone in clamoroso contrasto con gli articolo 23 e 53 della nostra Carta Costituzionale. Da tempo vado scrivendo che l’attuale assetto della previdenza forense era stato organizzato, e nel tempo modificato, sulla base di un’Avvocatura completamente diversa da quella attuale, sia nei numeri sia nella reddittività. Oggi i numeri sono esplosi con progressione geometrica e la reddittività si è contratta e non si vede la famosa luce in fondo al tunnel. Ordunque in base all’articolo 2 dello Statuto, Cassa Forense deve assicurare a tutti gli avvocati che abbiano esercitato la professione con continuità e ai loro superstiti un trattamento previdenziale in attuazione dell’articolo 38 della Costituzione. Oggi per motivi demografici, reddituali e di sostenibilità di lungo periodo Cassa Forense non è in grado di adempiere ai propri obblighi statutari e s’impone quindi una riforma strutturale dell’attuale assetto. Ho già trattato altrove il tema sui paletti della nuova riforma e non intendo qui ritornarci perché li do per acquisiti. Una cosa è certa, a mio avviso senza una riforma strutturale del sistema previdenziale forense molti contributi minimi oggi versati resteranno silenti cioè non daranno diritto ad alcuna prestazione previdenziale se non quel minimum di pensione contributiva esattamente calcolata sul montante contributivo versato. Come scrive da tempo il mio amico e Collega Valenti Giuseppe, Cassa Forense non ha gli strumenti per indirizzare la politica reddituale dell’Avvocatura italiana ma non può chiamarsi fuori insieme agli altri organismi a ciò preposti e cioè il Consiglio Nazionale Forense, i Consigli dell’Ordine e l’Organismo congressuale forense che stenta a tenersi in vita. Questo perché anche una politica inclusiva dal punto di vista previdenziale può, e anzi deve, essere orientata e selettiva perché le risorse sono quelle che sono, quindi vanno concentrate su chi e ciò che può generare nuovo e maggiore reddito. Dobbiamo partire da un progetto complessivo di adeguamento dell’Avvocatura del XXI secolo, con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione, allargare gli orizzonti e le rese professionali e riqualificare gli avvocati a tal fine. È fuori dubbio, scrive Giuseppe Valenti, che questo dovrebbe partire dall’Organismo congressuale forense e dal Congresso, ma l’Organismo congressuale forense è un vuoto simulacro e il Congresso è di là da venire. Per Giuseppe Valenti il cambiamento deve allora avvenire dal basso, con un’adesione spontanea a queste linee della base dell’Avvocatura, che la Cassa, nel proprio stesso interesse, può supportare, pur nei limiti delle proprie competenze e risorse. Per fare questo però ci vuole un management che sia competente sul versante previdenziale e finanziario e soprattutto lungimirante. Si avvicinano le nuove elezioni del Comitato dei Delegati di Cassa Forense. Sarà il momento fondamentale per selezionare finalmente la classe dirigente che andrà a Roma sulla base di stringenti requisiti di professionalità, non nel diritto della navigazione a vista, ma nella previdenza e nella finanza. Gli Albi vanno bonificati ma su altre basi, certamente non su base reddituale. Io e Giuseppe Valenti siamo dei sognatori Sognare non costa nulla!