Lei accusa il suo vicino di casa di molestie, ma esce dai giudizi di merito con una condanna per calunnie. Toccherà alla Corte d'appello stabilire se è stata molestata o il suo vicino è stato calunniato.
di Attilio IevolellaCondominio casus belli. Come testimoniano anche le statistiche. E, alle volte, gli screzi legati alla convivenza nello stesso palazzo possono anche degenerare. Fino a raggiungere il primato, come in questo caso, di un doppio procedimento penale. Protagoniste sempre le stesse persone un'esponente delle forze dell'ordine e uno speleologo dilettante.Ma i presunti episodi di molestie - ad esempio, l'imbrattamento della porta di casa -, se non attribuibili alla persona accusata, possono rivelarsi un boomerang per la persona molestata? Sì, secondo Tribunale e Corte d'Appello. Di diverso avviso, invece, la Corte di Cassazione, che, con la sentenza numero 27651, sezione sesta penale, depositata ieri, ha rimesso in ballo la questione.Molestie condominiali. Vecchie animosità e rapporti poco cordiali. Su queste basi, oltre che su una presunta identificazione, una donna aveva accusato un condomino di averla molestata a più riprese, tanto da presentare denuncia-querela al commissariato di polizia. Risultato? Accuse respinte. E, poi, condanna della stessa donna a 3 anni di reclusione e al risarcimento del danno per il delitto di calunnia.Tutto ciò anche alla luce della ricostruzione, in primo e in secondo grado, degli episodi denunciati dalla donna, e dell'alibi che l'uomo aveva portato a proprio favore, con tanto di testimonianza. Volendo sintetizzare, nel giorno incriminato egli aveva avuto un impegno, ovvero l'ispezione di una grotta carsica, assieme a un gruppo di amici, conclusosi poi con una cena.L'accusato si salva, ma i fatti restano Il quadro così delineato aveva portato, come detto, alla condanna per calunnia della donna. Che, però, ha optato per il ricorso in Cassazione, con l'obiettivo principale di vedere cancellata la condanna e con l'obiettivo secondario di vedere riconosciuti come reali le molestie denunciate. E dai giudici di piazza Cavour, che hanno tenuto conto delle pronunce di primo e di secondo grado, è arrivata una valutazione favorevole alla donna.Nella sostanza, non è stata dimostrata l'attribuibilità delle molestie all'uomo - nonostante esistano dubbi sull'alibi riconosciuto come valido - ma ciò non può comportare, secondo il 'Palazzaccio', la consequenziale considerazione dei fatti denunciati dalla donna come assolutamente irreali.Per essere chiari, la persona accusata è salva, come dimostra il doppio procedimento penale, ma gli episodi incriminati restano e il reato di calunnia va rimesso in discussione. Effetti della valutazione della Cassazione? La pronuncia della Corte d'Appello deve essere riconsiderata in maniera totale. Compito questo che toccherà sempre alla stessa Corte d'Appello, tenendo debitamente conto della posizione della donna, delle molestie denunciate, della sua attendibilità, per poter poi ragionare se esista davvero il fondamento per riconoscere il reato di calunnia.