L’intervento di Bonafede al Consiglio GAI di Innsbruck su e-evidence

In un comunicato stampa sul sito del Ministero della Giustizia si legge l’intervento del Ministro Bonafede, sulla cooperazione giudiziaria internazionale in merito alla raccolta delle prove elettroniche, durante la riunione del Consiglio informale dei Ministri della Giustizia dell’Unione Europea tenutasi nella mattinata del 13 luglio 2018.

«La collaborazione tra autorità giudiziarie europee e internet service provider di stanza fuori dall’UE nella raccolta delle prove elettroniche e i problemi derivanti dai vincoli imposti dai diversi regimi giuridici e, in particolare, dagli USA la cooperazione giudiziaria nel settore civile, con particolare riguardo alla notificazione o comunicazione degli atti e all’assunzione di prove in materia civile e commerciale il rafforzamento del mutuo riconoscimento in materia di cooperazione giudiziaria penale». Sono questi i temi affrontati nella riunione del Consiglio Informale dei Ministri della Giustizia dell’Unione Europea tenutasi ad Innsbruck il 13 luglio 2018. L’intervento del Guardasigilli. Il Ministro Bonafede durante la riunione è intervenuto sul tema dell’accesso transfrontaliero alla prova elettronica sostenendo che «l’Italia ha da sempre sostenuto la necessità di uno strumento normativo che stabilisca l’obbligo per gli internet service providers di consegnare la prova elettronica all’autorità giudiziaria, indipendentemente dalla localizzazione del dato e dal luogo di stabilimento del provider, così superando le criticità emerse nelle procedure di assistenza giudiziaria, chiaramente sempre nel pieno rispetto dei diritti fondamentali». Sottolinea il Ministro l’importanza delle iniziative normative dell’UE nell’acquisizione della e-evidence al fine del contrasto al terrorismo e alla criminalità organizzata ed evidenzia che uno dei nodi critici al riguardo è costituito «dalle ipotesi di conflitto tra gli ordini europei di produzione e conservazione della prova elettronica e gli obblighi derivanti, in capo al service provider, dall’ordinamento dello Stato terzo nel quale il fornitore di servizi è stabilito». «Questo, continua il Guardasigilli, chiaramente incide negativamente sul buon esito di indagini per gravi reati commessi a mezzo della rete, non ultimi i reati d’odio, rendendo necessaria l’attivazione di lunghe e complesse procedure rogatoriali». Infine il Ministro conclude il suo intervento ribadendo che per superare gli ostacoli, «occorrerà concludere accordi bilaterali con gli Stati terzi, ed in particolare con gli Stati Uniti, fondati sulla reciprocità e il rispetto delle garanzie individuali fondamentali».