Un decisivo passo in avanti verso la definitiva approvazione ed entrata in vigore del regolamento ex articolo 21, comma 9, legge numero 247/2012 è stato compiuto dal Comitato dei Delegati di Cassa Forense così il comunicato ufficiale che ha deliberato di recepire solo una parte delle osservazioni ministeriali di cui alla nota 05 giugno 2014, apportando marginali modifiche tecniche al regolamento già approvato in data 31 gennaio 2014.
Sotto il profilo sostanziale, l’unica modifica da segnalare riguarda il recepimento dell’orientamento ministeriale in tema di decorrenza della nuova disciplina dell’entrata in vigore del regolamento stesso e quindi non dal 02 febbraio 2013, data di entrata in vigore della legge numero 247/2012, bensì dall’entrata in vigore del regolamento. In realtà, nella nota ministeriale stava scritto che «evidenza di tale criticità si registra nella scelta operata dalla Cassa di fissare i minimi contributivi per coloro che sono al di sotto dei parametri reddituali operando un richiamo ai minimi già previsti dal regolamento contributi, piuttosto che prevederne di nuovi e autonomi». Che succederà ora? Cassa Forense si aspetta una rapida approvazione del restyling operato. Se i Ministeri Vigilanti approveranno il restyling si assumeranno la responsabilità di relegare gran parte dei 90mila avvocati interessati al regolamento alla pensione contributiva senza integrazione al trattamento minimo come ho già spiegato negli scritti precedenti. È difficile, infatti, pensare che dopo aver usufruito delle agevolazioni nel versamento dei minimi possano integrarli così da mettersi al pari degli altri iscritti e fare affidamento sulla più generosa pensione retributiva. A questo punto bisogna domandarsi perché la maggioranza dei delegati ha ritenuto ancora una volta di difendere il generoso sistema di calcolo retributivo della pensione. La risposta è molto semplice. Perché la stragrande maggioranza dei delegati si trova in conflitto di interesse dovendo difendere la propria pensione retributiva la quale, come dovrebbe essere ormai a tutti noto, ti restituisce in pensione più di quanto hai versato con la contribuzione cosi generando, anno dopo anno, debito previdenziale che viene semplicemente scaricato sulle generazioni future. La cosa veramente intollerabile è che ai 90mila avvocati che si trovano al di sotto dei parametri reddituali minimi venga chiesto di versare la contribuzione integrativa destinata non al loro montante individuale ma a sostenere il sistema nella sua generalità. Ho ragione di ritenere che se il regolamento sarà approvato i 90.000 Colleghi avranno titolo e diritto per chiedere a Cassa Forense di destinare anche la contribuzione integrativa del 4% sul volume d’affari al loro montante individuale, così da implementare la futura pensione contributiva che si vedranno liquidare una volta maturata l’età pensionabile.