Martedì 4 novembre, l’Associazione italiana dei giovani avvocati Aiga ha diffuso sul proprio sito Internet un comunicato stampa con cui si è scagliato ferocemente contro il nuovo codice deontologico forense. Sotto accusa, nello specifico, l’articolo 35 del codice, che, secondo i giovani professionisti, limita pesantemente ed in maniera del tutto ingiustificata la presenza sulla Rete dei legali.
Accuse di arretratezza. L’Associazione italiana giovani avvocati mette nel mirino il nuovo Codice deontologico forense sotto accusa è la pesante limitazione della presenza online dei professionisti legali. Pomo della discordia è l’articolo 35 del nuovo codice, che entrerà in vigore il prossimo 15 dicembre, secondo cui «l’avvocato può utilizzare, a fini informativi, esclusivamente i siti web con domini propri senza reindirizzamento, direttamente riconducibili a sé, allo studio legale associato o alla società di avvocati alla quale partecipi, previa comunicazione al consiglio dell’ordine di appartenenza della forma e del contenuto del sito stesso». Secondo l’Aiga, questo potrebbe comportare «Niente Facebook, niente pubblicità online, paradossalmente anche la presenza su siti come paginegialle.it sembra in bilico». Infatti, «stando alla formulazione della norma, sarebbe impossibile, per esempio, che un avvocato o un gruppo di avvocati attivi su Roma presentassero i propri servizi – magari anche offrendo informazioni e aggiornamenti – su un sito dal dominio avvocati-roma.info. E ancora, la norma lascia intendere che un avvocato che cura la propria pagina Facebook professionale offrendo informazioni e aggiornamenti gratuiti utili al cittadino debba ora sospendere questa attività». Pubblicità fortemente limitata. Anche l’utilizzo di strumenti di pubblicità online, come Adwords di Google, potrebbe essere limitato, ma Nicoletta Giorgi, presidente dell’Aiga, sottolinea che «Questi link a pagamento, se correttamente utilizzati, costituiscono un veicolo lecito per “indirizzare” potenziale clientela verso il proprio sito, che contiene la presentazione dei propri servizi e dei propri titoli. Proprio come accade con qualsiasi inserzione su giornali o con le affissioni, finanche in autobus. Esattamente come un'inserzione su un giornale o una rivista, che ha lo scopo di reindirizzare i clienti verso lo studio del professionista». Perché questa disparità di trattamento? L’Aiga rincara la dose «la restrizione dell’utilizzo del web, oltre ad essere un vero bavaglio anacronistico, porrebbe la nostra categoria professionale in una condizione di forte disparità e svantaggio, anche rispetto agli altri colleghi professionisti che non devono sottostare a limiti di scelta degli strumenti con cui veicolare le proprie informazioni». Per questi motivi, lo scorso 27 ottobre, è stata inviata una lettera al CNF con la richiesta di chiarimenti. «Confidiamo», conclude la presidente Giorgi, «che la risposta del CNF sia fondata su una lettura moderna della materia e della realtà in cui i professionisti si trovano a svolgere la propria attività, in concorrenza anche con studi internazionali che fanno uso massiccio delle nuove tecnologie e degli strumenti di informazione e pubblicità. Diversamente, ostacoli e costi ricadrebbero al solito sui giovani, impediti ad utilizzare strumenti economici ma ampiamente diffusivi. Evidentemente ciò che non si conosce fa paura ma questo limite di chi regolamenta la nostra professione non lo dobbiamo pagare noi».