Maria Carla De Cesari sul Sole 24Ore giustamente ha scritto che «La previdenza sta in una scommessa che si chiama informazione. Senza quest’ultima, per molti versi, è difficile fare previdenza».
In un recente convegno organizzato dal Sole 24Ore il Presidente dell’INPS, prof. Tito Boeri, ha detto che «Conoscere l’entità del debito implicito in ogni riforma del sistema pensionistico è fondamentale per l’equità intergenerazionale. Se avessimo avuto calcoli del debito implicito negli anni 60, 70 e 80 le baby pensioni non sarebbero state introdotte perché ci si sarebbe resi conto degli oneri pesantissimi che introducevano». Che cos’è il debito implicito, altrimenti detto debito previdenziale latente? Sempre il prof. Tito Boeri, Presidente dell’INPS, ha concluso affermando che il debito implicito «è l’insieme degli impegni presi dallo Stato nei confronti degli attuali contribuenti, pensionati e contribuenti futuri. Se si dice che il debito implicito è qualcosa che non ha valore si sta implicitamente dicendo che in futuro si taglieranno le pensioni». E veniamo, per quanto ci interessa, alle Casse di previdenza dei liberi professionisti. Recentemente è stato pubblicato il VI Rapporto ADEPP che contiene una miniera di dati, fa riferimento all’esistenza del debito previdenziale latente ma non lo quantifica né in termini generali, né Cassa per Cassa. Ricordo che oggi quasi tutte le Casse di previdenza dei liberi professionisti si sono dotate della tecnica ALM – Asset Liability Management. Cassa Forense, storicamente, è stata la prima. La tecnica ALM consente di adottare strategie per la valorizzazione dell’attivo, e cioè del patrimonio, in funzione delle passività. Il rapporto fra patrimonio e passività è rappresentato dal funding ratio. Perché le Casse non rendono pubblici questi dati ai propri iscritti? Quando io ho chiesto di poter avere il Report ALM la mia Cassa mi ha obiettato l’impossibilità di renderlo pubblico perché si tratterebbe di un report di terzi e perché “svelerebbe” le strategie di investimento. Basterebbe mettere in fila i dati, vale a dire l’entità del patrimonio, che è conosciuta attraverso il bilancio consuntivo, e l’entità delle passività, attraverso il funding ratio. Nel Report ADEPP, alla pag. 117, è dato leggere che «al 2015 le attività totali a valore di mercato tenute dagli Enti previdenziali privati ammontano a circa 75 miliardi, con una crescita percentuale di circa 4 punti rispetto all’anno precedente. Crescita dovuta in parte ai contributi versati dagli iscritti, superiori alle prestazioni, e in parte al rendimento degli investimenti». Se il funding ratio, e cioè il rapporto tra debito latente e patrimonio, fosse del 30% ne consegue che a fronte di 75 miliardi di patrimonio il debito implicito sarebbe di circa 250 miliardi. Gli iscritti avrebbero diritto di conoscere questo dato perché ogni riforma dovrebbe tenere conto di questi numeri. Ogni volta che si interviene sulle entrate, riducendole, il debito latente inevitabilmente aumenta per contro ogni volta che si interviene sulle uscite, riducendole, il debito latente diminuisce. Le Casse di previdenza dei liberi professionisti, ancorché informate al principio finanziario della ripartizione, dispongono di un patrimonio di parziale copertura delle promesse fatte. Mancando, per legge, la garanzia finale dello Stato, gli iscritti hanno tutto l’interesse a veder aumentare e non diminuire il patrimonio di garanzia e, soprattutto, a conoscere l’andamento rispetto al debito implicito. Eurostat ha in programma, quest’anno, l’introduzione di una misura aggiuntiva di contabilità nazionale che riguarda proprio il debito pensionistico implicito. Questo parametro diventerà indispensabile molto presto per misurare la tenuta dei sistemi di welfare. Davide Colombo da Il Sole 24Ore del 24 gennaio 2017 . La riforma delle pensioni nuovi scenari e prospettive, Tito Boeri, Milano 23 gennaio 2017 .