Def 2014: Renzi ed i suoi numeri per un futuro migliore

Martedì sera, il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, affiancato dal Ministro dell’Economia Padoan e dal Sottosegretario Delrio, ha presentato il Documento di Economia e Finanza di quest’anno. Dati negativi da crescita e debito pubblico, ma anche tanto ottimismo per il futuro. Ruolo fondamentale, su cui si gioca il futuro delle Riforme ideate dall’Esecutivo, spetta al taglio della spesa pubblica.

La presentazione. Martedì 8 aprile, il Premier Matteo Renzi ed il Ministro dell’Economia Padoan hanno presentato alla stampa l’attesissimo Documento di Economia e Finanza per il 2014. Finalmente sono stati illustrati gli strumenti con cui sarà possibile reperire le risorse necessarie per le Riforme strutturali che il Governo ha deciso di attuare. Tutti i dati. La conferenza stampa è iniziata, però, con un dato negativo. Il Governo ha, infatti, tagliato le stime di crescita dell’Italia, in precedenza attestate intorno all’1,1%. Il nuovo dato, invece, viene stimato intorno allo 0,8%, con un graduale avvicinamento al 2% nei prossimi anni. Anche i dati sul deficit cambiano nel 2014 l’indebitamento netto sarà del 2,6%, per poi scendere all’1,8% nel prossimo anno e allo 0,9% nel 2016. Altro dato negativo riguarda il debito pubblico, che per quest’anno salirà ancora, fermandosi intorno al 134,9%. Poi, inizierà una lenta discesa, che, nelle previsioni dell’Esecutivo, si fermerà al 120,5% nel 2018. Le Riforme saranno una precondizione necessaria per raggiungere l’obiettivo della crescita. Anche se il loro impatto sul breve termine sarà minimo 0,3% del PIL , il Ministro Padoan ha voluto precisare che la semplificazione della P.A., già anticipata dal Ministro Madia, sarà un elemento di supporto fondamentale per la crescita. Un taglio netto. Dopo i dati numerici, arrivano le idee. Punto centrale riguarda il processo di revisione della spesa pubblica, che ha visto come artefice Carlo Cottarelli. I risparmi conseguiti che, alla fine, dovrebbero essere di 4,5 miliardi per quest’anno, ma che arriveranno fino a 32 entro il 2016 saranno utilizzati per la riduzione del cuneo fiscale. L’intenzione è quella di istituzionalizzare il processo di revisione della spesa, rendendolo parte integrante del processo di preparazione del bilancio dello Stato e delle altre P.A., attraverso degli indicatori di impatto, che siano in grado di misurare sia l’efficacia che l’efficienza della spesa. Capitolo 80 euro. Il Governo aveva promesso, nell’illustrazione delle Riforme da eseguire, il bonus di 80 euro in busta paga, ma ci si chiedeva in che modo questi soldi nelle tasche dei lavoratori. Il Presidente del Consiglio ha rivelato che questo scarto in positivo per i dipendenti, con redditi lordi inferiori ai 25.000 € annui, salterà fuori da una riduzione dell’IRPEF del 10%. Inoltre, per venire incontro alle imprese, anche l’IRAP verrà tagliata del 10%. In questo modo, si spera, da una parte, di incentivare i consumi e ridurre la povertà nel breve termine e, dall’altra, di stimolare l’occupazione nel medio termine. Questi interventi costeranno allo Stato circa 10 miliardi, che, nelle intenzioni di Renzi, verranno integralmente coperti dal taglio della spesa pubblica. Largo ai privati. Ulteriori risorse circa lo 0,7% annuo del PIL fino al 2017 arriveranno dal massiccio programma di privatizzazioni, già avviato dagli ultimi Esecutivi, attraverso opere di valorizzazione e dismissione di alcune società sotto controllo statale e di parte del patrimonio immobiliare. Durante la conferenza stampa, il Ministro Padoan ha affermato che, tra le altre, le privatizzazioni di Enav e Poste sono in dirittura d’arrivo. Debito delle P.A. Viene, inoltre, promesso il pagamento dei debiti delle P.A., con la messa a disposizione di altri 13 miliardi, che si vanno a sommare ai 47 già stanziati. Inoltre, per evitare in futuro situazioni simili di disagio, verrà creato un nuovo sistema di regolamentazione e monitoraggio, che permetterà di rispettare i tempi di pagamento previsti sia in sede nazionale che in quella comunitaria. Mercato del lavoro. Infine, l’opera, iniziata col Jobs Act, di semplificare e migliorare il mercato del lavoro, continuerà, portando, alla fine, alla realizzazione di un sistema più inclusivo e dinamico, in cui verranno superate «segmentazioni e rigidità» ed in cui «sarà rafforzata e maggiormente responsabilizzata la contrattazione decentrata al fine di garantire il coinvolgimento del lavoratore con l’azienda in modo da legare la retribuzione all’interesse comune della produttività». Insomma, le idee ci sono, i numeri anche. Il Governo, ora, è alla prova dei fatti.