Sequestro per equivalente: la Cassazione detta le linee guida

L’Ufficio del Massimario della Cassazione, Sezione Penale, ha pubblicato il 2 luglio un’interessante Relazione di orientamento di giurisprudenza ” sul tema del sequestro per equivalente finalizzato alla confisca in tema di reati tributari.

La rilevanza del sequestro per equivalente. Chiunque sfogli un massimario od una rassegna di giurisprudenza della Cassazione di questi ultimissimi anni non potrà fare a meno di rilevare la presenza di un numero sempre più significativo di pronunce della Suprema Corte dettate in tema di sequestro finalizzato alla confisca per equivalente. Chi si avventuri poi nella lettura delle medesime pronunce potrà agevolmente constatare come una percentuale altissima delle stesse originino da procedimenti penali relativi ad indagini per reati tributari. Se, poi, ci si spinge ad analizzare il merito delle vicende sottostanti si potrà verificare come assai di sovente trattasi di sequestri di somme di denaro o patrimoni di assoluto rilievo. At last but not least si deve evidenziare che le questioni e le problematiche portate innanzi alla Suprema Corte sono di assoluto rilievo ed in talune occasioni hanno già dato luogo a contrasti giurisprudenziali o quanto meno a revirement interpretativi da parte della stessa Suprema Corte. Atteso e, dunque, sicuramente utile ed opportuno l’intervento del Massimario della Suprema Corte per fare il punto degli attuali orientamenti giurisprudenziali in tema di sequestro per equivalente finalizzato alla confisca nella specifica materia dei reati tributari. Se, infatti, detta misura cautelare reale è stata estesa ai reati tributari solo con l’art. 1, comma 143, legge 24 dicembre 2007 n. 244 legge Finanziaria 2008 , come già si è anticipato, oggi la grandissima parte dei casi di sequestro per equivalente riguardano proprio procedimenti penali per reati tributari. L’excursus del Massimario. Nella propria relazione l’Ufficio del Massimario compie una analisi a tutto tondo della numerose problematiche che attengono la subiecta materia richiamandosi costantemente alle pronunce, in gran parte recentissime, della stessa Suprema Corte, per giungere ad evidenziare quali siano i presupposti di operatività di detto istituto, i tratti peculiari, la natura giuridica nonché le principali problematiche, anche in relazione alle possibili interazioni o interferenze con altri istituti giuridici quali fra tutti la responsabilità degli enti o il concorso di persone nel reato . L’elaborato è particolarmente interessante ed utile, in quanto il dato normativo che caratterizza e disciplina l’istituto della confisca e del prodromico sequestro per equivalente in tema di reati tributari è estremamente povero, sicchè non è certo azzardato affermare come in questa materia l’elaborazione giurisprudenziale si erga a vera e propria fonte del diritto vivente che delinea, connota e struttura il campo di applicazione ed in generale la portata della fattispecie. Dalla ratio all’oggetto del sequestro per equivalente. La disamina operata dal Massimario si presenta, pur nella sua sostanziale sinteticità articolata su tutti gli aspetti salienti dell’istituto delineati attraverso i richiami giurisprudenziali. La disamina prende le mosse dall’analisi della ratio dell’estensione dell’istituto della confisca per equivalente ai reati tributari dettata dalla esigenza di applicare detta misura ablativa patrimoniale anche a fattispecie in cui il vantaggio o profitto economico si rinviene in un risparmio di spesa con conseguente impossibilità di aggredire, con le tradizionali forme di confisca, il profitto del reato. Da qui la necessità di estendere ai reati tributari questa misura sanzionatoria che porta alla confisca di beni o denaro privi di alcun collegamento eziologico o pertinenziale con il fatto di reato, onde sottrarre al reo, allorchè non si rinvenga il profitto, beni di un valore equivalente di cui il medesimo ha la disponibilità. Il percorso compiuto dal massimario non prescinde certo dal rilevare i tratti essenziali di quella che è e resta una misura cautelare e, dunque, si sofferma ad analizzare il presupposto del fumus commissi delicti e la valenza a tale fine delle presunzioni tributarie. Il passo successivo è quello di delineare con la maggior precisione possibile l’oggetto del sequestro per equivalente, passando dalla non sempre agevole definizione del concetto del profitto” nei reati tributari, alla tematica della estensione del sequestro nel caso di più concorrenti nel reato ex art. 110 c.p., sino a verificare il valore dei beni suscettibili di sequestro anche con riferimento al canone della necessaria proporzionalità della misura cautelare. La disamina è poi particolarmente ricca di riferimenti giurisprudenziali a casi concreti utilissimi nel tentare di fornire una più stretta valenza giuridica al concetto di disponibilità” di beni o di denaro da parte dell’indagato, che è il cardine cui il legislatore àncora l’operatività del sequestro per equivalente finalizzato alla confisca, pur essendo evidente come l’attuale casistica giurisprudenziale sia ben lungi dall’aver esaurito il novero amplissimo dei casi cui una formula legislativa, evidentemente disaffezionata ai canoni penalistici di tassatività e determinatezza, apre larghissimi spazi. Dalla natura al permanere del sequestro Come già si è avuto modo di anticipare l’ufficio del massimario non ha remore nello spingersi a dare una collocazione sistematica all’istituto in esame, definendone senza indugi la natura giuridica quale misura essenzialmente sanzionatoria, con la conseguente applicazione del principio di irretroattività della applicazione della stessa, non essendo i beni oggetto di confisca per equivalente caratterizzati né da alcuna pericolosità né da alcuna pertinenzialità col fatto di reato. Particolarmente interessante è altresì la disamina del permanere o meno della misura del sequestro a fronte del versamento tardivo dell’imposta ovvero di accordi finalizzati al pagamento rateale della stessa, nonché gli effetti della prestazione di eventuali garanzie fideiussorie per un ammontare corrispondente al profitto del reato, sino a giungere alla ipotesi di intervenuta declaratoria di estinzione del reato per prescrizione, rispetto alla quale decisiva è ancora una volta proprio la riconosciuta natura sanzionatoria della misura in disamina. sino al sequestro dei beni della persona giuridica per reati tributari commessi dagli amministratori. La nota del Massimario si conclude con la disamina di una delle questioni oggetto di più accesa discussione e cioè se sia o meno possibile procedersi al sequestro di beni appartenenti alla società nel caso di reati tributari commessi nel suo interesse dagli amministratori. Come noto la conclusione della giurisprudenza è negativa - salvo che la società sia una struttura fittiziamente interposta - in quanto l’applicazione è attualmente impedita dalla mancata inclusione dei reati fiscali previsti dal d.lgs. n. 74/2000 nell’elenco degli illeciti penali richiamati nella legge 231/2001, anche se, fra le righe della annotazione, come invero in modo ancor più chiaro fra quelle delle pronunce ivi richiamate, pare invocarsi esplicitamente l’intervento, in tale senso, additivo del legislatore. Tutto ciò senza considerare, come si è invece puntualmente notato in dottrina, che estendere ai reati tributari la legge 231/2001, e dunque la confisca per equivalente alle persone giuridiche, significherebbe assoggettarle a triplice sanzione, atteso che le stesse sono già colpite anche dalle sanzioni amministrative.

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