È notizia di questi giorni che lo Stato ha sistemato i suoi rapporti finanziari con l’INPS cancellando 88,8 miliardi di debiti iscritti nel rendiconto 2015 dell’Istituto. A fine 2015, infatti, l’INPS presentava un debito nei confronti del bilancio dello Stato pari a 88,8 miliardi corrispondente alla somma delle anticipazioni ricevute negli anni.
La normativa vigente stabilisce il principio dell’equilibrio finanziario delle gestioni previdenziali. Il bilancio dello Stato non può, quindi, coprire con trasferimenti a carico della fiscalità generale la differenza tra uscite per prestazioni ed entrate contributive. Però nelle norme è presente, dalla fine degli anni ’80, il principio per cui una quota parte di ciascuna mensilità di pensione erogata va considerata assistenza. Definire la quota di assistenza incorporata nelle pensioni è però complesso. Di fatto, si è seguito un approccio convenzionale per cui ogni anno viene stabilito, su base forfettaria, un ammontare di risorse trasferito a fondo perduto all’INPS per l’assistenza si veda la relazione numero 6 “Rapporti finanziari tra bilancio dell’INPS e bilancio dello Stato” del 3/8/2017 dell’Ufficio parlamentare di Bilancio . l 51,34% dei pensionati, circa 8,3 milioni, percepiscono una pensione assistenziale per 4 milioni si tratta di prestazioni assistenziali pure mentre per altri 4,2 milioni di soggetti si tratta di integrazioni al minimo e maggiorazioni sociali. È quanto emerge dalla relazione de Centro Studi Itinerari previdenziali presentata alla Camera. «Il numero delle pensioni assistite rispetto al totale è molto alto e non riflette la situazione economica generale del Paese», si legge nel dossier, che calcola come il «costo totale dei trattamenti assistenziali per il 2015 ammonta a 103 miliardi, completamente a carico della fiscalità generale». Dunque interviene lo Stato che ripiana il debito assistenziale generando ovviamente debito pubblico che scarica sui propri cittadini, compresi i professionisti. Ora è accaduto che con la privatizzazione i professionisti hanno rinunciato a ogni intervento dello Stato. Però i professionisti, pur non beneficiandone, sono chiamati a ripianare la quota assistenziale delle pensioni erogate dall’INPS a tutti gli altri cittadini e questo senza averne beneficio alcuno. Sono, quindi, i professionisti creditori nei confronti dello Stato e quindi hanno tutto il diritto a chiedere quantomeno uno sgravio fiscale sulle pensioni erogate dalle Casse di previdenza. Diversamente saremo di fronte ad una evidente disparità di trattamento in danno dei professionisti.