Antitrust: 11 banche nel mirino per aver creato un’intesa restrittiva della concorrenza

Con comunicato stampa del 15 maggio, l’AGCM ha annunciato la conclusione in data 28 aprile 2017 dell’istruttoria avviata nei confronti di ABI e 11 istituti di credito tra cui anche Unicredit, Intesa SanPaolo e i principali operatori di mercato per l’attuazione di «un’intesa unica volta a concertare le strategie commerciali in relazione al nuovo modello di remunerazione del servizio SEDA». Nessuna sanzione pecuniaria per gli istituti di credito, che promettono invece una riduzione dei costi del servizio.

L’Autorità Garante della Concorrenza e Mercato ha accertato l’esistenza di un’intesa restrittiva posta in essere da ABI Associazione Bancaria Italiana e altri 11 istituti di credito, in violazione dell’articolo 101 del TFUE. L’intesa restrittiva della concorrenza. Tutto nasce dal passaggio dal modello di addebito diretto delle bollette di pagamento, detto RID, al modello detto SEPA, che «consente ai consumatori di pagare gli addebiti periodici [] direttamente con un prelievo dal proprio conto corrente bancario». L’Autorità a questo punto ha accertato l’esistenza di «un’intesa unica e complessa volta a concertare le strategie commerciali in relazione al nuovo modello di remunerazione del servizio SEDA». Ma, considerando la non gravità dell’infrazione e «il contesto normativo ed economico in cui le condotte si sono svolte», l’AGCM non ha comminato sanzioni pecuniarie. La “promessa” delle banche. Motivo ulteriore di ciò è il fatto che «nel corso del procedimento le Parti hanno proposto un nuovo sistema di remunerazione del servizio che, over correttamente implementato dalle banche, consentirà di dimezzare l’attuale costo complessivo del SEDA, con vantaggi per le imprese che se ne servono e, in ultima analisi, dei consumatori clienti finali delle utilities».