Intervenuto all’apertura del Congresso delle Camere Penali, il consigliere segretario del CNF Andrea Mascherin ha espresso la posizione ufficiale del Consiglio in merito alla nuova riforma del processo penale. Diverse le note positive, ma non vengono risparmiati dubbi e criticità. Viene però confermata la disponibilità al dialogo con il Ministero.
Cosa ne pensa il CNF? All’apertura del Congresso delle Camere Penali è intervenuto il consigliere segretario del Consiglio Nazionale Forense, Andrea Mascherin, che ha anticipato la posizione del CNF sulla riforma del processo penale, inserita nel disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri del 29 agosto 2014. Direzione giusta. Una posizione di apertura da parte del consigliere, che però sottolinea quelle che definisce delle evidenti criticità «l’obiettivo del disegno di legge è quello giusto ed è declinato nella corretta priorità rafforzare le garanzie difensive e assicurare la ragionevole durata del giusto processo». Sono quindi da apprezzare le modifiche che mirano a tale scopo, come ad esempio la previsione di condotte riparatorie e l’aumento del novero dei reati perseguibili a querela, in caso di offesa ad interessi individuali. «Apprezzabili anche la disciplina della motivazione, purché non incida sulla facoltà di appello, l’affidamento alle Corti d’appello dell’impugnazione contro i provvedimenti di archiviazione e gli interventi – anche se ancora non sufficienti – sulle intercettazioni e sulla tutela delle conversazioni tra difensore ed assistito». Ci sono anche dei timidi segnali di interesse per il CNF, che sono però da sviluppare un caso riguarda la disciplina dell’udienza preliminare che, «per essere restituita pienamente alla funzione originaria di filtro con la prevista soppressione delle attuali integrazioni investigative e del potere di integrazione probatoria del giudice, dovrebbe esplicitare il “dovere” di quest’ultimo di pronunciare il non luogo a procedere a fronte dell’incompletezza delle indagini del pm». Infine arrivano le note dolenti. Mascherin ha anche ricordato l’esame condotto dalla commissione penale del CNF in cui sono emerse delle serie criticità riguardo alla riforma del giudizio abbreviato, delle impugnazioni e dell’appello, «laddove in determinate circostanze potrebbe causare uno squilibrio tra le parti nell’utilizzazione della prova testimoniale». Altre critiche vengono mosse all’istituto della sentenza di condanna su richiesta dell’imputato, un «istituto mal congegnato e dunque inappetibile», e alla prescrizione. Su quest'ultimo punto, si è sottolineata la difficoltà a convincere i cittadini che la soluzione migliore, per garantire una giusta durata del processo, sia quella di sospendere la prescrizione, «con una corrispondente dilatazione dei tempi entro i quali può addivenirsi ad una decisione definitiva». Il CNF ha, comunque, dichiarato la propria disponibilità ad una collaborazione con il Ministero della Giustizia che sia «scevra da pregiudizi ed ideologie» «i diritti di libertà e di difesa sono una cosa, il PIL è tutt’altra cosa e nulla c’entra e deve c’entrare con i primi».