Processo online: tra il dire e il fare c’è di mezzo un mare ancora troppo profondo

Una giustizia più veloce, trasferendo sul digitale una lunga serie di pratiche finora affidate alla carta questo l’obiettivo primo del processo civile telematico che, a poco più di un mese dalla sua entrata in vigore, prevista per il 30 giugno, sembra essere ancora in alto mare. A rivelarlo è un report diffuso dall’AIGA Associazione Italiana Giovani Avvocati nel corso de #lanuovagiustizi@, prima Conferenza nazionale sull’Ordinamento Giudiziario, tenutasi a Parma lo scorso venerdì e che ha riunito oltre 300 giovani legali. I dati della rilevazione, condotta su un campione di 80 Tribunali italiani, equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale, testimoniano una diffusione non omogenea del processo online un’Italia tagliata in due, dove i casi di eccellenza e quelli disperati sono uniformemente distribuiti tra Nord, Centro e Sud.

PCT pochi tribunali arriveranno pronti alla scadenza. Una promessa che, purtroppo non sarà mantenuta garantire una giustizia più veloce, trasferendo sul digitale una lunga serie di pratiche finora affidate alla carta. Questo l’obiettivo primo del processo civile telematico che, a poco più di un mese dalla sua entrata in vigore, prevista per il 30 giugno, sembra essere ancora in alto mare. A rivelarlo è un report diffuso dall’AIGA Associazione Italiana Giovani Avvocati nel corso de #lanuovagiustizi@, prima Conferenza nazionale sull’Ordinamento Giudiziario, tenutasi a Parma lo scorso venerdì e che ha riunito oltre 300 giovani legali. I dati della rilevazione, condotta su un campione di 80 Tribunali italiani, equamente distribuiti su tutto il territorio nazionale, testimoniano una diffusione non omogenea del processo online un’Italia tagliata in due, dove i casi di eccellenza e quelli disperati sono uniformemente distribuiti tra Nord, Centro e Sud. Esempi pratici. Molti gli esempi che si possono fare per capire il ritardo che il Belpaese ha accumulato in alcuni tribunali è possibile il deposito di un ricorso per ingiunzione e il pagamento telematico delle relative spese ma non l’emissione del relativo decreto, con la conseguenza che l’avvocato dovrà passare in Cancelleria per concludere la procedura. Quanto alla fase del merito e al deposito degli atti endoprocessuali, solo il 16% dei tribunali è in grado di gestirla digitalmente. In ambito esecutivo mobiliare, i tribunali che effettivamente permettono il deposito telematico dell’istanza di vendita e il pagamento del contributo unificato rappresentano il 13% del totale, mentre in ambito immobiliare, la percentuale dei tribunali che depositano telematicamente l’atto di pignoramento, l’istanza di vendita e il pagamento del contributo unificato arrivano al 16%. Con riferimento ai procedimenti di volontaria giurisdizione e, in particolare alla separazione consensuale dei coniugi, il deposito telematico dei relativi atti avviene solo nel 15% dei casi. Ministero della Giustizia troppo ottimista. E pensare che solo a dicembre dello scorso anno, il Ministero della Giustizia ha pubblicato un documento informativo da quale risultava che i tribunali attivati per la fase monitoria erano 86 su 140 61,43% , per la fase esecutiva 47 su 140 33,57% , per gli atti di merito endoprocedimentali 53 su 140 33,86% . Ma la realtà dei fatti è ben diversa. Non ci si rende conto che il PCT può rappresentare un cambiamento epocale. Questo è tanto più grave se si considera che il PCT può rappresentare un cambiamento epocale nel sistema giustizia, come affermato dalla Presidente AIGA, Nicoletta Giorgi, la quale insiste sulla necessità di vincere la sfida «il processo civile telematico porterà maggiore produttività, minori costi e più trasparenza . È una questione di responsabilità verso i cittadini portare la Giustizia sulla strada della digitalizzazione».