In caso di condanna all’isolamento continuo, non è possibile fare richiesta per l’apertura del blindo, altrimenti sarebbe priva di senso la norma che vieta il contatto con altri carcerati.
Lo afferma la Corte di Cassazione nella sentenza numero 9300, depositata il 26 febbraio 2014. Il caso. Il Magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia accoglieva l’istanza di un detenuto, che richiedeva la cessazione del divieto di comunicare con gli altri compagni e della chiusura del blindo durante l’espiazione dell’isolamento diurno. Dalla lettura dell’articolo 73 DPR numero 230/2000, il Magistrato deduceva che il divieto di comunicare riguardasse esclusivamente l’isolamento come sanzione disciplinare e non anche l’isolamento diurno, il quale è, invece, una vera e propria sanzione penale, ex articolo 72 c.p., e non una modalità di esecuzione della pena detentiva. Argomentava, poi, dicendo che il richiamo al lavoro, alle funzioni religiose o ad attività di formazione in relazione all’isolamento diurno, inteso come sanzione accessoria, mal si conciliava con una possibile estensione di un divieto tipico della sanzione disciplinare. Poteva farlo? L’Amministrazione della Giustizia proponeva ricorso in Cassazione, lamentando che il giudice avesse adottato un provvedimento di indirizzo interpretativo verso le Direzioni dei carceri della zona, svolgendo, così, una potestà organizzativa riservata per legge all’amministrazione, dettando regole generali di comportamento. Inoltre, dalla legge si evince che il detenuto soggetto ad isolamento diurno non è ammesso alla vita in comune, salvo, in via di eccezione, per lo svolgimento di attività educative. Un’eccezione alla normalità. Analizzando il ricorso, la Cassazione sottolineava che il provvedimento di isolamento del detenuto è un intervento di carattere eccezionale, in quanto la regola generale è quella di ammissione alla vita in comune per favorire il processo di risocializzazione. L’isolamento continuo è, quindi, un regime derogatorio a quello ordinario e ricomprende, oltre alle fattispecie di isolamento sanitario, giudiziario e disciplinare, regolate dall’ordinamento penitenziario, anche l’isolamento come sanzione penale, disciplinato, invece, dall’articolo 72 c.p È una sanzione penale. Nonostante l’articolo 72, co. 3, c.p. affermi che l’isolamento diurno non preclude all’ergastolano di partecipare ad attività lavorative, di istruzione o religiose, la Corte sottolineava che l’isolamento continuo, inteso come sanzione penale, causa un rovesciamento della regola ordinaria di non separazione, perché considerato una sanzione di inasprimento dell’ergastolo. Pertanto, nel caso di specie, il provvedimento impugnato, prevedendo l’apertura del blindo anche di giorno, svuotava di contenuto la norma che regolamenta l’isolamento continuo. Nessun contatto con i detenuti. Questa misura non nega al condannato in isolamento ogni contatto con operatori penitenziari o educatori, né vieta qualsiasi possibilità di corrispondenza, colloquio o lavoro, semplicemente evita che il soggetto sia messo in contatto con altri detenuti. Non è un trattamento disumano. La Cassazione concludeva dicendo che l’isolamento diurno ex articolo 72 c.p. non è, quindi, una modalità di vita o di disciplina carceraria, bensì costituisce una risposta sanzionatoria per i delitti concorrenti con quello punito con l’ergastolo. Non si tratta, neanche, di misura contraria al senso di umanità ex articolo 27 Cost., perché, da una parte, il condannato può comunque fare vita in comune e, dall’altra, la funzione della pena non è solo di «emenda del condannato, ma anche di discussione e difesa sociale». Per questi motivi, la Cassazione annullava il provvedimento.
Corte di Cassazione, sez. I Penale, sentenza 5 febbraio – 26 febbraio 2014, numero 9300 Presidente Chieffi – Relatore Barbarisi Ritenuto in fatto 1. - Con ordinanza deliberata in data 11 giugno 2013, depositata in cancelleria il 12 giugno 2013, il Magistrato di Sorveglianza di Reggio Emilia accoglieva l'istanza avanzata nell'interesse di F.G., volta a ottenere la cessazione del divieto di comunicare con altri compagni e della chiusura del blindo durante l'espiazione dell'isolamento diurno, disponendo l'immediata apertura del blindo medesimo. Il giudice argomentava la propria decisione rilevando che, dalla lettura dell'articolo 73 DPR 2000/30, si evinceva che il divieto di comunicare riguardava esclusivamente l'isolamento come sanzione disciplinare e non anche l'isolamento diurno ex articolo 72 cod. penumero che è una vera e propria sanzione penale e non una modalità di esecuzione della pena detentiva. Al contrario, il richiamo al lavoro, alle funzioni religiose e anche genericamente ad attività di formazione e istruzione in relazione all'isolamento diurno come sanzione accessoria mal si conciliava con una possibile estensione di un divieto che è proprio invece della sanzione disciplinare. 2. - Avverso H citato provvedimento ha interposto tempestivo ricorso per cassazione l'Amministrazione della Giustizia in persona dei Ministro in carica, rappresentata e difesa dall'Avvocatura dello Stato chiedendone l'annullamento. In particolare sono stati sviluppati dal ricorrente cinque motivi a con il primo motivo di impugnazione veniva rilevato l'esercizio da parte del giudice di una potestà riservata dalla legge a organi legislativi o amministrativi non consentita ai pubblici poteri ai sensi dell'articolo 606 lett. a cod. proc. penumero disponendo per vero che il provvedimento adottato avesse valore di indirizzo interpretativo nei confronti della direzione degli Istituti penitenziari di Parma, invitando la Direzione ad adeguarvisi in relazione a tutti gli altri detenuti, il giudice aveva svolto una potestà organizzativa riservata per legge all'amministrazione, dettando così regole generali di comportamento e, nella pratica, regolamentari b violazione degli articolo 72 cod. penumero , 73 DPR 2000/230 e 203 RD 18 giugno 1931 numero 787 con conseguente inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche veniva osservato che, dal combinato disposto degli articolo 73 DPR 2000/230, 203 RD 18 giugno 1931 numero 787, si evinceva che il detenuto soggetto a isolamento diurno non è ammesso alla vita in comune, salvo, in via di eccezione, a essere ammesso allo svolgimento di attività di elevato contenuto rieducativo c violazione degli articolo 72 cod. penumero , 73 DPR 30 giugno 2000, numero 230 e 203 RD 18 giugno 1931 numero 787 con conseguente inosservanza o erronea applicazione della legge penale o di altre norme giuridiche e illogicità della motivazione, ai sensi dell'articolo 606 lett. b ed e cod. proc. penumero in particolare il giudice aveva assegnato un significato al termine ‘isolamento' che non era proprio del suo tradizionale significato nella lingua italiana d violazione degli articolo 72 cod. penumero , 73 DPR 30 giugno 2000, numero 230 e 203 RD 18 giugno 1931 numero 787 con conseguente inosservanza o erronea applicazione della legge penate o di altre norme giuridiche e illogicità della motivazione, ai sensi dell'articolo 606 lett. b cod. proc. penumero nessuna violazione a norme costituzionali era infine ravvisabile nella separazione del soggetto dalla vita dei altri codetenuti. Osserva in diritto 3. - Il ricorso è fondato e merita accoglimento l'ordinanza impugnata va annullata senza rinvio come da dispositivo. Come è stato evidenziato dalla sentenza della Corte Costituzionale 14/18 ottobre 1996 numero 351, l'isolamento del detenuto dal resto della popolazione carceraria deve intendersi potenzialmente non ricompresa nell'ordinario trattamento penitenziario, dovendo intendersi che la regola generale sia quella dell'ammissione del condannato alla vita in comune onde consentire e favorire il suo processo di risocializzazione e il suo recupero al contesto sociale ai sensi dell'articolo 27 comma terzo Cost. Ogni provvedimento che tende pertanto a una separazione in tal senso del detenuto deve intendersi di natura eccezionale. 3.1. - Ciò posto, deve ritenersi tuttavia sussistere un regime derogatorio a quello ordinario di vita in comune, qual è quello dell'isolamento continuo diurno e notturno per le finalità previste dalla legge tra cui oltre all'isolamento sanitario, giudiziario e disciplinare l'isolamento come sanzione penale, disciplinato non dall'ordinamento penitenziario, bensì dall'articolo 72 cod. penumero Nonostante l'articolo 72, comma terzo, cod. penumero precisi che la condanna all'isolamento diurno non precluda all'ergastolano di partecipare all'attività lavorativa, come specificato anche dal regolamento d'esecuzione che consente agli ergastolani di svolgere attività lavorativa, di istruzione e di formazione diverse dai normali corsi scolastici nonché di partecipare alle funzioni religiose articolo 73, comma quinto, reg. es. , deve rilevarsi che l'isolamento continuo come sanzione penale, proprio per la sua natura di sanzione penale si verifica un rovesciamento della regola ordinaria di non separazione perché giustificato dal fatto di costituire, esso isolamento, una sanzione di inasprimento dell'ergastolo, anch'essa sanzione penale. 3.2. - Sotto questo profilo, pertanto, il provvedimento impugnato non si profila correttamente motivato dal momento che, di fatto, prevedendo l'apertura del blindo anche di giorno, svuota di contenuto la norma che prevede l'isolamento tout court di natura continua. 3.2.1. - Dalla lettura dei combinato disposto dell'articolo 73 DPR 30 giugno 2000, numero 230 e dell'articolo 203 RD 18 giugno 1931 numero 787 si evince chiaramente infatti che colui che è posto in isolamento non è ammesso alla vita in comune, in via di principio, con tutto ciò che tale divieto comporta, perché questa è la forma esterna della sanzione. Questo non significa tuttavia che tale misura porti a negare al condannato in isolamento ogni contatto con operatori penitenziari, educatori, esperti dell'osservazione e del trattamento o che gli vieti ogni possibilità di lettura, di corrispondenza e di colloquio o di lavoro, ma solo che, in via ordinaria, il soggetto non è posto in contatto con altri detenuti trattandosi di un'intensificazione della pena detentiva perpetua dell'ergastolo. 3.3. - L'isolamento diurno previsto dall'articolo 72 cod. penumero non è dunque una modalità di vita o di disciplina carceraria, ma costituisce una risposta sanzionatoria per i delitti concorrenti con quello punito con l'ergastolo, afferendo alla genesi del rapporto esecutivo e non può ritenersi misura contraria al senso di umanità in contrasto con l'articolo 27 Cost., considerato che il condannato sottoposto a tale misura può comunque fare vita in comune e che la funzione della pena non è solamente di emenda del condannato, ma anche di discussione e difesa sociale funzione deterrente v. C. Cost. numero 115/1964 . 3.4. - Infine, è appena il caso di osservare che il Magistrato di Sorveglianza ha, nella fattispecie, travalicato la sua competenza funzionale occupandosi di una modalità esecutiva dell'isolamento che non gli compete. 4. - Ne consegue che deve adottarsi pronunzia ai sensi dell'articolo 620 cod. proc. penumero come da dispositivo P.Q.M. annulla senza rinvio l'ordinanza impugnata.