Un errore materiale non è una dichiarazione mendace, fino a prova contraria

L’erronea indicazione del voto con il quale l'interessato appellante ha conseguito il diploma di scuola secondaria di primo grado non integrerebbe l’ipotesi di carenza dei requisiti di moralità, di cui all’articolo 35, comma 5, d.lgs. numero 165/2001, né di condotta incensurabile, di cui all’articolo 124, RD numero 12/1941 perché detta indicazione non potrebbe avere valenza di dichiarazione mendace difettando il dolo.

Il caso. Il Consiglio di Stato, con la citata sentenza, ha condiviso i motivi dell'appello del giovane che era stato escluso dalla partecipazione alle selezioni per il I° blocco del bando di reclutamento per il 2011 di numero 11520 volontari di truppa in ferma prefissata di un anno nell'Esercito per avere dichiarato il falso, in relazione al titolo di studio posseduto, ed avere dimostrato, quindi, di non possedere il «requisito di moralità e condotta incensurabili». Ciò in quanto la motivazione allegata dall’Amministrazione sarebbe tautologica e comunque insufficiente, nonché priva di ogni riscontro istruttorio, perché non sarebbe stata dimostrata l’intenzionalità dell’errore che, invece, avrebbe natura mera e, dunque, sarebbe inidoneo a sorreggere l’esclusione comminata, in assenza di accertata mala fede del dichiarante. In pratica, il Collegio concorda con l'ipotesi che il TAR avrebbe errato a ritenere che il ricorrente non abbia contestato il fatto presupposto perché ha specificamente eccepito, sia la natura di mero errore materiale della dichiarazione resa, sia che il requisito di partecipazione sarebbe costituito, a ben vedere, dal diploma scolastico conseguito e non dal voto, in disparte il rilievo che l’errore è stato commesso, per così dire al ribasso, avendo comportato l’indicazione soltanto di 1 punto in più, mentre il punteggio poteva essere ben superiore 3 o 4 , se effettivamente vi fosse stata l’intenzione di dichiarare il falso da parte del ricorrente. La disciplina. Il quadro normativo di riferimento della fattispecie è costituito - dall’articolo 4., lett. h , legge numero 226/2004 che, ai fini del reclutamento dei volontari in ferma prefissata di un anno richiede agli aspiranti il possesso del requisito di moralità e condotta previsto dall’articolo 5, comma 6, d.lgs. 30 marzo 2001, numero 165 - da detta ultima norma che dispone che, ai fini delle assunzioni di personale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e presso le Amministrazioni che esercitano competenze istituzionali in materia di difesa e sicurezza dello Stato, di polizia, di giustizia ordinaria, amministrativa, contabile e di difesa in giudizio dello Stato, è richiesto il possesso delle qualità morali e di condotta stabilite per l’ammissione ai concorsi della magistratura ordinaria, in applicazione dell’articolo 26 della legge 1° febbraio 1989, numero 53 - dal bando di arruolamento che ha indicato, tra gli altri requisiti, quelli morali e di condotta di cui al già citato articolo 35, d.lgs. numero 165/2001, il cui possesso è prescritto pena l’esclusione dall’arruolamento stesso - dall’articolo 124, ultimo comma, R.D. 30 gennaio 1941 numero 12, come sostituito dall’articolo 6 d.lgs. 17 novembre 1997 numero 398, che prescrive, per quanto rileva nel caso in esame, che sono esclusi dalla procedura di arruolamento i candidati che, per le informazioni raccolte, «non risultano di condotta incensurabile». Alla luce degli atti in causa, ha osservato il Collegio che, nel caso in esame, non sono emersi elementi univoci e concordanti per ritenere che la dichiarazione operata dal ricorrente sia ascrivibile alla fattispecie della dichiarazione mendace , anziché all’ipotesi di mero errore materiale , avuto riguardo, per un verso, alle circostanze in cui sono avvenuti i fatti compilazione del modulo in condizioni di disagio, cioè in fila e di fretta , che non sono contestate in fatto dall’Amministrazione, ma soltanto giudicate non idonee dal TAR ai fini della verifica della responsabilità del ricorrente per altro verso, alla possibilità che l’interessato sia incorso in una mera dimenticanza, trattandosi di elementi risalenti ad anni addietro ed ancora, per altro verso, alla verifica, da parte dell’Amministrazione, se in base all’effettivo punteggio del diploma scolastico posseduto dall’interessato, quest’ultimo, comunque avrebbe ottenuto un punteggio utile all’arruolamento anche se non avesse commesso l’errore contestatogli, al fine di ritenere provata la non mala fede del dichiarante e, dunque, l’assenza di una dichiarazione mendace . L’incensurabilità non è scontata. In ogni caso, ha osservato, ulteriormente, il Collegio, sulla base di un precedente già espresso in caso analogo dalla medesima Sezione cfr. numero 3854 del 22 giugno 2006 , quand’anche potesse configurarsi una isolata dichiarazione mendace, essa sarebbe comunque inidonea ad integrare, ex se, quella mancanza di condotta incensurabile prevista dalle norme come preclusiva dell’accesso concorsuale in questione. L’incensurabilità, invero, non può essere considerata equivalente alla mancanza assoluta di precedenti negativi, sol che si tengano presenti i principi garantistici in materia i quali assumono valore paradigmatico che escludono che la pendenza di un precedente penale o la stessa esistenza di una sentenza penale di condanna siano sufficienti, di per sé stessi, a sorreggere una valutazione negativa della Pubblica Amministrazione Cons. Stato, Sez. VI, 26 ottobre 1987 numero 852 ed, ancora, che impongono una puntuale valutazione delle specifiche circostanze del caso, possibilmente in relazione ad altri elementi concreti significativi di una condotta non esemplare cfr., ibidem , decisione Sez. VI citata . In sintesi, il Collegio ha ritenuto che, nel caso specifico in esame, l’addebito contestato all'appellante con il provvedimento di esclusione impugnato non sia riconducibile al paradigma normativo ricavabile dalle fonti citate nel capo di motivazione e che, in ogni caso, infici la legittimità di detta esclusione la carenza di un benché minimo accertamento comportamentale, anche sotto il profilo della buona fede, invero necessario che, pur essendo espressione di un ampio apprezzamento di merito dell’Amministrazione, non è sottratto, però, quanto alla ragionevolezza delle conclusioni cui esso è finalizzato, alla cognizione del Giudice Amministrativo.

Consiglio di Stato, sez. IV, sentenza 26 giugno - 14 novembre 2012, numero 5762 Presidente Leoni – Estensore Romano Fatto e diritto 1. - Con ricorso al TAR del Lazio il sig. Mirko Romagnoli impugnava il provvedimento 10 marzo 2011, prot. M.D.GMILO I 310107305 con il quale era stato escluso dalla partecipazione alle selezioni per il I° blocco del bando di reclutamento per il 2011 di numero 11520 volontari di truppa in ferma prefissata di un anno nell'Esercito per avere dichiarato il falso, in relazione al titolo di studio posseduto, ed avere dimostrato, quindi, di non possedere il “requisito di moralità e condotta incensurabili”. 2. - Con sentenza numero 7373 del 19 settembre 2011 l’adito Giudice territoriale ha rigettato il ricorso ritenendo infondate tutte le censure proposte sulla base di motivazione che così può essere riassunta - inidoneità della giustificazione che si trattasse di mero errore materiale commesso nella ressa della fila creatasi per la presentazione delle domande poiché il termine concesso dal bando era di tale ampiezza da consentire di formulare la domanda prima e con precisione - il possesso da parte dell’interessato del documento relativo al titolo di studio esclude, anche per altro verso, ogni possibilità di considerare la dichiarazione resa un mero errore materiale - le norme concorsuali e di legge prevedono che la carenza anche di un solo requisito comporti l’esclusione, per cui il comportamento tenuto dall’Amministrazione era vincolato - non v’era alcun obbligo della P.A. di notificare l’avviso di avvio del procedimento di esclusione in quanto quest’ultimo è ad istanza di parte - non si applica l’articolo 10-bis della legge numero 241 del 1990 sul preavviso di rigetto trattandosi di procedimento concorsuale. 3. - Con l’appello indicato in epigrafe il sig. Romagnoli ha contestato la fondatezza della decisione del primo Giudice e ha chiesto che, in riforma integrale della stessa, venga accolto il ricorso di primo grado per i seguenti motivi i - motivazione illogica e contraddittoria violazione e falsa applicazione dell’articolo 35, comma 6, del d.lgs. numero 165 del 2001 violazione e falsa applicazione dell’articolo 26 della legge numero 53 del 1989 violazione e falsa applicazione dell’articolo 124 del R.D. numero 12 del 1941 eccesso di potere per illogicità manifesta e per contraddittorietà ii - violazione della legge. 241 del 1990 per difetto assoluto di motivazione e di congrua istruttoria. 4. - L’Amministrazione della Difesa, pur ritualmente evocata nel presente grado di giudizio, non si è costituita. 5. - Con ordinanza numero 1682 del 4 maggio 2012 la Sezione ha ordinato l’acquisizione del fascicolo di primo grado ed il relativo incombente istruttorio è stato adempiuto nel termine concesso. 6. - Nella Camera di Consiglio del 26 giugno 2012 l’appello, previa avvertenza alle parti presenti, è stato trattenuto per la decisone dello stesso direttamente nel merito. 7. - L’appello è fondato. 7.1 - L’appellante sostiene con i sui due motivi di impugnazione quanto segue - che l’erronea indicazione del voto con il quale ha conseguito il diploma di scuola secondaria di primo grado non integrerebbe l’ipotesi di carenza dei requisiti di moralità, di cui all’articolo 35, comma 5, del d.lgs. numero 165 del 2001, né di condotta incensurabile, di cui all’articolo 124 del RD numero 12 del 1941 perché detta indicazione non potrebbe avere valenza di “dichiarazione mendace” difettando il dolo - che la motivazione allegata dall’Amministrazione sarebbe tautologica e comunque insufficiente, nonché priva di ogni riscontro istruttorio, perché non sarebbe stata dimostrata l’intenzionalità dell’errore che, invece, avrebbe natura mera e, dunque, sarebbe inidoneo a sorregge l’esclusione comminata, in assenza di accertata mala fede del dichiarante - che il TAR avrebbe errato a ritenere che il ricorrente non abbia contestato “il fatto presupposto” perché ha specificamente eccepito, sia la natura di mero errore materiale della dichiarazione resa, sia che il requisito di partecipazione sarebbe costituito, a ben vedere, dal diploma scolastico conseguito e non dal voto, in disparte il rilievo che l’errore è stato commesso, per così dire al ribasso, avendo comportato l’indicazione soltanto di 1 punto in più, mentre il punteggio poteva essere ben superiore 3 o 4 , se effettivamente vi fosse stata l’intenzione di dichiarare il falso da parte del ricorrente. 7.2 - Dette critiche possono essere condivise per le seguenti considerazioni. 7.2.1 - Il quadro normativo di riferimento della fattispecie è costituito - dall’articolo 4., lettera h , della legge numero 226 del 2004 che, ai fini del reclutamento dei volontari in ferma prefissata di un anno che richiede agli aspiranti il possesso del requisito di moralità e condotta previsto dall’articolo 5, comma 6 del d.lgs. 30 marzo 2001, numero 165 - da detta ultima norma che dispone che, ai fini delle assunzioni di personale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e presso le Amministrazioni che esercitano competenze istituzionali in materia di difesa e sicurezza dello Stato, di polizia, di giustizia ordinaria, amministrativa, contabile e di difesa in giudizio dello Stato, è richiesto il possesso delle qualità morali e di condotta stabilite per l’ammissione ai concorsi della magistratura ordinaria, in applicazione dell’articolo 26 della legge 1° febbraio 1989, numero 53 - dal bando di arruolamento che ha indicato, tra gli altri requisiti, quelli morali e di condotta di cui al già citato articolo 35 del d.lgs. numero 165 del 2001, il cui possesso è prescritto pena l’esclusione dall’arruolamento stesso - dall’articolo 124, ultimo comma, del R.D. 30 gennaio 1941 numero 12, come sostituito dall’articolo 6 d.lgs. 17 novembre 1997 numero 398, che prescrive, per quanto qui rileva, che sono esclusi dalla procedura di arruolamento i candidati che, per le informazioni raccolte, “non risultano di condotta incensurabile”. 7.2.2 - Ciò precisato, osserva il Collegio che, nel caso in esame, non emergono, innanzi tutto, elementi univoci e concordanti per ritenere che la dichiarazione operata dal ricorrente sia ascrivibile alla fattispecie della “dichiarazione mendace”, anziché all’ipotesi di “mero errore materiale”, avuto riguardo - per un verso, alle circostanze in cui sono avvenuti i fatti compilazione del modulo in condizioni di disagio, cioè in fila e di fretta , che non sono contestate in fatto dall’Amministrazione, ma soltanto giudicate non idonee dal TAR ai fini della verifica della responsabilità del ricorrente - per altro verso, alla possibilità che l’interessato sia incorso in una mera dimenticanza, trattandosi di elementi risalenti ad anni addietro - per altro verso, ancora, alla verifica, da parte dell’Amministrazione, se in base all’effettivo punteggio del diploma scolastico posseduto dall’interessato, quest’ultimo, comunque avrebbe ottenuto un punteggio utile all’arruolamento anche se non avesse commesso l’errore contestatogli, al fine di ritenere provata la non mala fede del dichiarante e, dunque, l’assenza di una “dichiarazione mendace”. 7.2.3 - In ogni caso, osserva, ulteriormente, il Collegio, consonando con l’avviso già espresso in caso analogo da questa stessa Sezione cfr. numero 3854 del 22 giugno 2006 , che, quand’anche potesse configurarsi una isolata dichiarazione mendace, essa sarebbe comunque inidonea ad integrare, ex se, quella mancanza di “condotta incensurabile” prevista dalle norme come preclusiva dell’accesso concorsuale in questione. L’incensurabilità, invero, non può essere considerata equivalente alla mancanza assoluta di precedenti negativi, sol che si tengano presenti i principi garantistici in materia i quali assumono valore paradigmatico che escludono che la pendenza di un precedente penale o la stessa esistenza di una sentenza penale di condanna siano sufficienti, di per sé stessi, a sorreggere una valutazione negativa della Pubblica Amministrazione Cons. Stato, VI^ Sez., 26 ottobre 1987 numero 852 ed, ancora, che impongono una puntuale valutazione delle specifiche circostanze del caso, possibilmente in relazione ad altri elementi concreti significativi di una condotta non esemplare cfr., ibidem, decisione VI^ Sez. citata . 7.2.3 - In sintesi, ritiene il Collegio che, nel caso specifico in esame, l’addebito contestato al sig. Romagnoli con il provvedimento di esclusione impugnato non sia riconducibile al paradigma normativo ricavabile dalle fonti citate nel capo di motivazione numero 7.2.1 che precede e che, in ogni caso, infici la legittimità di detta esclusione la carenza di un benché minimo accertamento comportamentale, anche sotto il profilo della buona fede, invero necessario che, pur essendo espressione di un ampio apprezzamento di merito dell’Amministrazione, non è sottratto, però, quanto alla ragionevolezza delle conclusioni cui esso è finalizzato, alla cognizione del Giudice Amministrativo. 7.2.4 - In conclusione, l’appello esaminato deve essere accolto e, per l’effetto, in riforma della sentenza impugnata, deve essere accolto il ricorso di primo grado, con annullamento integrale del provvedimento impugnato. 8. - Quanto alle spese del doppio grado di giudizio, ritiene il Collegio che sussistono, comunque, giusti motivi per non porle a carico della soccombente Amministrazione della Difesa. P.Q.M. Il Consiglio di Stato, in sede giurisdizionale, Sezione Quarta, definitivamente pronunciando sull'appello numero 2684 del 2012, come in epigrafe proposto, lo accoglie e, per l'effetto, in riforma della sentenza impugnata, accoglie il ricorso di primo grado ed annulla il provvedimento 10 marzo 2011, prot. M.D.GMILO I 310107305. Spese compensate. Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.