Se vogliamo evitare la frammentazione sociale il sistema previdenziale italiano va integralmente riformato

Il 19 gennaio 2017, in Strasburgo, il Parlamento Europeo approvava a maggioranza, con 396 voti a favore, 180 contrari e 68 astensioni, la risoluzione del pilastro europeo dei diritti sociali. Nel marzo 2017 la Commissione Europea presentava il pilastro europeo dei diritti sociali in 20 principi.

Il 13 settembre 2017, nel discorso sullo stato dell’Unione, il Presidente Juncker presentava il pilastro europeo dei diritti sociali. Il 17 novembre 2017 a Göteborg veniva ufficialmente firmato il pilastro europeo dei diritti sociali da parte del Presidente della Commissione Europea, del Presidente del Parlamento Europeo e del Primo Ministro estone con lo scopo, dopo venti anni dal summit sull’occupazione nel 1997 in Lussemburgo, di far nascere un’Europa sociale. Il capo III del pilastro europeo ha per oggetto la protezione sociale e l’inclusione. Trascrivo gli articoli 12, 13, 14 e 15 che qui interessano per lo scopo della mia analisi 12. Protezione sociale Indipendentemente dal tipo e dalla durata del rapporto di lavoro, i lavoratori e, a condizioni comparabili, i lavoratori autonomi hanno diritto a un'adeguata protezione sociale. 13. Prestazioni di disoccupazione I disoccupati hanno diritto a un adeguato sostegno all'attivazione da parte dei servizi pubblici per l'impiego per ri entrare nel mercato del lavoro e ad adeguate prestazioni di disoccupazione di durata ragionevole, in linea con i loro contributi e le norme nazionali in materia di ammissibilità. Tali prestazioni non costituiscono un disincentivo a un rapido ritorno all'occupazione. 14. Reddito minimo Chiunque non disponga di risorse sufficienti ha diritto a un adeguato reddito minimo che garantisca una vita dignitosa in tutte le fasi della vita e l'accesso a beni e servizi. Per chi può lavorare, il reddito minimo dovrebbe essere combinato con incentivi alla re integrazione nel mercato del lavoro. 15. Reddito e pensioni di vecchiaia I lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi in pensione hanno diritto a una pensione commisurata ai loro contributi e che garantisca un reddito adeguato. Donne e uomini hanno pari opportunità di maturare diritti a pensione. Ogni persona in età avanzata ha diritto a risorse che garantiscano una vita dignitosa . Sul versante pensionistico richiamo la previsione dell’art. 15 per la quale i lavoratori dipendenti e i lavoratori autonomi in pensione hanno diritto a una pensione commisurata ai loro contributi e che garantisca un reddito adeguato. Donne e uomini hanno pari opportunità di maturare diritti a pensione. Ogni persona in età avanzata ha diritto a risorse che garantiscano una vita dignitosa. Se vogliamo dare esecuzione ai principi testé indicati che si riferiscono, ovviamente, alla previdenza di primo pilastro obbligatoria, l’intero sistema previdenziale italiano andrà rimodulato garantendo a tutti i lavoratori, subordinati e autonomi, una pensione commisurata ai loro contributi e che garantisca un reddito adeguato. La differenziazione tra INPS e Casse professionali va superata, riportando tutti all’INPS mentre le Casse dei professionisti potranno riunirsi in un’unica realtà per gestire la previdenza volontaria di secondo pilastro. Una pensione commisurata ai contributi versati e che, comunque, garantisca un reddito adeguato e una vita dignitosa può essere gestita solo e soltanto dallo Stato in attuazione dei nostri principi costituzionali. Mi rendo conto che per molti sarà un progetto utopistico ed eversivo, ma la realtà demografica e reddituale di questi tempi e, presumibilmente, anche di quelli che verranno impongono una rivisitazione dell’intero sistema previdenziale italiano se vogliamo evitare la frammentazione sociale, oggi esistente. Lungimiranza come arte di invecchiare alla Arthur Schopenhauer!